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Petrolio, il sentiment degli investitori europei è rialzista. WTI scambiato a 73,5 dollari al barile
Il sentiment sul petrolio degli investitori europei è rialzista. La posizione è emersa da una serie di dati ben precisi diffusi da alcuni esperti.
Riflettori puntati sul petrolio: stando ai dati mensili Serix di Spectrum Markets, il sentiment sarebbe rialzista verso i due principali indici del petrolio greggio, per i quali a settembre è stato registrato 111 per il WTI e 108 per il Brent.
Le preoccupazioni relative all’approvvigionamento e le tensioni in Medio Oriente hanno determinato, almeno dal mese di giugno 2024 in poi, un costante aumento del sentiment sul petrolio greggio.
Nel mese di settembre 2024 il 36,9% delle negoziazioni, almeno secondo i dati di Spectrum, sono avvenute al di fuori dei tradizionali orari di mercato europei.
Petrolio, in sentiment degli investitori europei
Spectrum Markets ha pubblicato i suoi dati sul sentiment Serix per gli investitori al dettaglio europei per settembre, rivelando un cambiamento positivo verso entrambi i principali indici del petrolio greggio: WTI e Brent, rispettivamente a 111 e 108.
Ciò che spicca a settembre è il costante trend al rialzo del sentiment Serix sul petrolio greggio iniziato a giugno 2024, in concomitanza con l’escalation delle tensioni in Medio Oriente. Questo trend sembra essere guidato dall’instabilità geopolitica, alimentando l’ansia del mercato per le carenze di offerta e i relativi aumenti dei prezzi.
Michael Hall, Head of Distribution presso Spectrum Markets, spiega che il sentiment degli investitori al dettaglio sta mostrando una chiara tendenza al rialzo in linea con l’aumento dei prezzi del petrolio. L’instabilità geopolitica in Medio Oriente ha indubbiamente giocato un ruolo significativo, alimentando preoccupazioni su potenziali interruzioni dell’approvvigionamento, che si sono riflesse nelle prospettive rialziste per il petrolio greggio.
Secondo Hall il costante aumento dei valori Serix sia per WTI che per Brent evidenzia un cambiamento di sentiment, poiché gli investitori guardano al petrolio come a un asset chiave in mezzo a più ampie incertezze di mercato. Con il mercato energetico che continua a sperimentare volatilità, ci aspettiamo che questo interesse per il petrolio greggio persista.
Petrolio, i dati Serix di settembre
Il valore Serix indica il sentiment degli investitori al dettaglio: un numero superiore a 100 indica un sentiment rialzista, mentre un numero inferiore a 100 indica un sentiment ribassista.
A settembre 2024, il fatturato del portafoglio ordini su Spectrum è stato di 242,4 milioni di euro, con il 36,9% delle negoziazioni avvenute al di fuori dei mercati tradizionali ore (ad esempio, tra le 17:30 e le 9:00 CET).
Il turnover del portafoglio ordini è stato distribuito tra vari asset sottostanti come segue: 78,1% su indici, 3,5% su coppie di valute, 11,9% su materie prime, 3,4% su azioni e 3,1% su criptovalute. I primi tre mercati sottostanti negoziati sono stati Nasdaq 100 (27,8%), Dax 40 (24,8%) e Dow 30 (13,4%).
Esaminando i dati Serix per i tre principali mercati sottostanti, il Nasdaq 100 è passato da neutrale a rialzista a 101, mentre sia il Dow 30 che il Dax 40 sono rimasti ribassisti a 98.
Per quanto riguarda il petrolio, Saverio Berlinzani, Senior Analyst di ActivTrades, spiega che i future sul greggio WTI sono scesi a 73,5 dollari al barile questa notte, accelerando il calo rispetto alla sessione precedente, appesantiti dalle preoccupazioni sulle prospettive economiche della Cina, uno dei principali importatori di greggio. I dati del fine settimana hanno mostrato che le pressioni deflazionistiche della Cina si sono intensificate, e permangono rischi e preoccupazioni sui rischi di decrescita.
Secondo Berlinzani, un’ulteriore pressione sui prezzi deriva dal calo della domanda globale e dalla forte crescita dell’offerta. Tutto questo, nonostante le persistenti preoccupazioni sul fronte geopolitico, che potrebbero risollevare i prezzi dell’oro nero.
I prezzi dell’oro, invece, sono saliti nelle prime ore di lunedì – spiega Ricardo Evangelista, Senior Analyst di ActivTrades – toccando un massimo di dieci giorni. Nonostante le mutevoli aspettative sui tagli ai tassi della Federal Reserve, la domanda di metallo prezioso continua a essere sostenuta da acquisti rifugio, alimentati dall’instabilità geopolitica in Medio Oriente e dalle persistenti preoccupazioni sulla performance economica della Cina.
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Post-elezioni: 5+1 azioni e settori che guadagneranno e perderanno di più durante la presidenza di Donald Trump
Cinque settori più uno che soffriranno o gioiranno per le nuove politiche di Donald Trump.
Con il governo Trump che piuttosto rapidamente sta prendendo forma, cominciano a delinearsi anche le potenziali reazioni del mercato ad una presidenza che – almeno per alcuni aspetti – potrebbe essere molto diversa dalla precedente. La scelta degli uomini di governo, coloro i quali occuperanno gli scranni più importanti della politica USA, lasciano intendere un futuro radioso per alcuni comparti e titoli e meno radioso per altri.
In questo approfondimento domenicale, mentre sono pochi i buchi da riempire nel futuro governo USA, sarà il caso di guardare ad almeno 5 titoli e idee che saranno con ogni probabilità impattati dalla presidenza USA.
La Trump era e gli impatti sui mercati USA e non
Tra la promessa elettorale e la realtà c’è un mare forse più esteso di quello che c’è tra il dire e il fare. Ma almeno all’inizio, i mercati cercheranno di posizionarsi tenendo conto delle promesse di cui sopra.
- Long Tesla
Sono in pochi a credere nell’assoluta neutralità verso Tesla di un governo che vede tra i suoi partecipanti di seconda fascia lo stesso Elon Musk. Donald Trump non è mai stato un grande difensore delle tecnologie green, ma questo non vuol dire che il futuro nuovo governo USA non si batterà con le unghie e con i denti per difendere le principali società USA dalla concorrenza delle cinesi. La situazione per le auto cinesi negli USA è già molto complicata – e potrebbe diventarlo ancora di più. In aggiunta, è noto che i rapporti con l’amministrazione Biden siano arrivati ai minimi termini. Bullish per Tesla.
- Long MicroStrategy
Ci sono stati già effetti importanti dalle elezioni di Trump su Bitcoin. Probabilmente non sono finiti qui. Howard Lutnick di Cantor Fitzgerald è al commercio, ha comprato il 5% di Tether e sembrerebbe pronto a lanciare servizi su Bitcoin. Presto in tanti proveranno ad andargli dietro. E se è bullish per Bitcoin lo sarà anche per l’azienda che ha già puntato tutto sulla criptovaluta.
- Short Big Pharma
Alla Salute c’è finito RFK, membro reietto del clan dei Kennedy che ha promesso alle società Big Pharma un brutto quarto d’ora. Sarà così? Difficile a dirsi, perché sarà uno scontro potenziale che dovrà però tenere conto di uno status molto particolare di queste aziende, in particolare nei rapporti con FDA. Tuttavia i titoli farmaceutici stanno già avendo difficoltà importanti, e chissà se non ci sarà spazio per vederle ancora più in basso.
- Short Europa
L’Unione Europea è forse il grande sconfitto di queste elezioni. E così potrebbero esserlo le aziende del mercato comune. BCE ha già annunciato di volersi discostare dalle politiche monetarie di Washington, segno che di preoccupazioni sul futuro andamento dell’economia ce ne sono. È una posizione rischiosa, ma l’assenza di una risposta europea credibile alle minacce di Trump è più che concreta.
- Long SPX500
Ci si aspettano politiche fiscali espansive, e sarà difficile per Fed tenere il passo con politiche monetarie restrittive. Per quanto sia successo dopo qualunque elezione o quasi, la reazione delle borse è stata positiva. Arrivano segnali chiari e cristallini anche da Nvidia a dare una mano extra-politica. Chissà che la corsa non continui.
- Bonus: short ESG
Gli investimenti ESG non se la stanno già passando granché bene. E questa situazione potrebbe peggiorare sensibilmente se Trump dovesse non solo operare come in passato, ma anche favorire il disallineamento di diversi alleati dalle politiche green. Green che non è più cool e che con Trump al potere potrebbe diventarlo sempre meno.
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Apple: Tata rileva il 60% da Pegatron per le fabbriche iPhone in Cina. Presto annunciato l’accordo
Arriva l’accordo per Tata: entra al 60% nella fabbrica di Pegatron degli iPhone Apple.
Tata chiude un accordo con Pegatron, per entrare al 60% nella fabbrica di produzione di iPhone in India. È questo quanto riporta Yahoo Finance, che cita fonti informate dei fatti che però preferiscono rimanere anonime. In un anno topico per il gruppo di Cupertino, è Tata a condurre le danze, acquisendo almeno – secondo le voci che stanno circolando in queste ore – il 60% delle operazioni. Non sono chiari per il momento i dettagli finanziari dell’operazione. Né Tata né Pegatron hanno commentato pubblicamente l’accordo e mancano anche eventuali commenti da parte di Apple.
I due gruppi stavano discutendo, sempre secondo rumors di fonti anonime, di un possibile passaggio di mano delle operazioni già dallo scorso aprile, secondo quello che ai tempi fu uno scoop di Reuters. L’accordo sarebbe stato già annunciato internamente e dovrebbe essere rivelato in settimana ufficialmente.
I grandi movimenti delle supply chain mondiali
La notizia si inserisce all’interno di un trend più ampio di diversificazione delle supply chain per diversi dei grandi gruppi dell’elettronica consumer su scala mondiale, con un parziale, lento ma inesorabile allontanamento dalla Cina. Pegatron, che conduceva in solitaria le operazioni in India, non è però il primo dei gruppi che fa marcia indietro rispetto al suo impegno con Apple.
Sarà interessante valutare l’ingresso di Tata, che è uno dei gruppi più importanti del mondo e sarà in competizione diretta in India anche con Foxconn, gruppo che fa parte della supply chain di Apple sia in Cina sia appunto in India.
Movimenti che sono frutto anche dei ripetuti attriti politici e economici tra Cina e Stati Uniti che rischiano di lasciare in una posizione complicata tutti quei gruppi che negli anni hanno finito per fare della Cina il loro unico fornitore. Vedremo se, come e quando si allargherà la posizione di Apple in India.
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Walt Disney punta sull’intelligenza artificiale e costituisce un gruppo ad hoc
Per crescere è necessario puntare all’intelligenza artificiale. Per questo Walt Disney ha deciso di creare una divisione apposita per sfruttarla al massimo.
Walt Disney scommette sull’intelligenza artificiale. L’azienda sta formando un nuovo gruppo per coordinare l’uso delle tecnologie emergenti – tra le quali rientrano l’AI e la realtà mista -, in modo da poter esplorare il loro uso all’interno delle divisioni di cinema, televisione e parchi a tema.
A guidare il nuovo Office of Technology Enablement sarà Jamie Voris, che in passato, in qualità di chief technology officer di Walt Disney, ha lavorato allo sviluppo dell’app Disney per il dispositivo di realtà mista Apple Vision Pro. A prendere il posto di Voris come CTO ci sarà Eddie Drake.
Alan Bergman, copresidente della Disney Entertainment, ha spiegato che il ritmo e la portata dei progressi nell’IA e della realtà estesa (XR) sono profondi e continueranno ad avere un impatto sulle esperienze dei consumatori, sugli sforzi creativi e sulle attività per gli anni a venire, rendendo fondamentale che Disney esplori le entusiasmanti opportunità e affronti i potenziali rischi. Bergman sottolinea come la creazione di questo gruppo sottolinei la volontà di farlo.
Walt Disney, un gruppo per l’intelligenza artificiale
La nuova unità che verrà istituita all’interno di Walt Disney si concentrerà su alcune aree tecnologiche in rapida evoluzione, come l’intelligenza artificiale e la realtà mista, che fonde i mondi fisico e digitale. Il compito della nuova divisione non si focalizzerà unicamente su singoli lavori, ma cercherà di fare in modo che i progetti di tutta l’azienda si adattino alla sua strategia più ampia.
L’Office of Technology Enablement, che viene lanciato con un team di leadership principale, dovrebbe crescere fino a circa 100 dipendenti.
Varie divisioni all’interno della Disney stanno esplorando applicazioni per la realtà aumentata, che colloca elementi digitali nel mondo reale; la realtà virtuale, che immerge l’utente in un ambiente simulato; e la realtà mista, che combina entrambi. Disney ha costruito competenze in tutta l’organizzazione per capitalizzare la tecnologia emergente.
Ad esempio, Kyle Laughlin, un veterano dell’azienda con un background in realtà aumentata e virtuale e intelligenza artificiale, è tornato in azienda a marzo come vicepresidente senior di ricerca e sviluppo per Walt Disney Imagineering, la forza creativa dietro le attrazioni del parco a tema del gruppo.
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Warren Buffett cede 100 milioni di azioni Apple
Warren Buffett ha ceduto qualcosa come 100 milioni di azioni Apple. Al momento Berkshire Hathaway ha una liquidità record di 325,2 miliardi di dollari.
Warren Buffett continua con il piano delle dismissioni delle partecipazioni detenute da Berkshire Hathaway. La holding, infatti, ha ridotto la partecipazione in Apple e ha aumentato ulteriormente la propria liquidità, che adesso è arrivata al livello record di 325,2 miliardi di dollari.
Da segnalare, ad ogni modo, che Berkshire Hathaway ha registrato un calo del 6% dell’utile operativo, dovuto in gran parte all’aumento delle passività assicurative, tra cui quelle per l’uragano Helene, e alle perdite valutarie dovute al rafforzamento del dollaro statunitense. I numeri sono stati negativi nonostante la migliore redditività della compagnia assicurativa per auto Geico, dove le richieste di risarcimento sono diminuite e le spese determinate dagli incidenti sono risultate essere in calo. Buone notizie anche dal fronte della ferrovia BNSF, i cui profitti sono aumentati e da Berkshire Hathaway Energy, dove le spese operative sono diminuite.
La società guidata da Warren Buffett ha comunicato di aver ceduto 100 milioni di azioni Apple, pari al 25% dei titoli che aveva in portafoglio durante l’estate. In questo momento in portafoglio la holding ha 300 milioni di titoli. Complessivamente Buffett ha ceduto 600 milioni di azioni della società che produce gli iPhone: continua, ad ogni modo, ad essere la più grande partecipazione azionaria di Berkshire Hathaway.
Le altre cessioni effettuate da Warren Buffet
Tra le cessioni che Warren Buffett ha effettuato era compresa anche un’ampia partecipazione in Bank of America.
Nel corso del mese di maggio Buffett aveva spiegato che si aspettava che Apple potesse rimanere il più importante investimento di Berkshire Hathaway: la vendita ha una motivazione fiscale. L’aliquota fiscale del 21% sui guadagni, con ogni probabilità, è destinata ad aumentare.
L’utile operativo delle aziende che fanno capo alla holfing guidata da Buffett è sceso a 10,09 miliardi di dollari, o circa 7.019 dollari per azione di classe A, dai 10,76 miliardi di dollari dell’anno precedente.
L’utile della sottoscrizione assicurativa è diminuito del 69%, ammaccato dall’aumento dei reclami, dai 565 milioni di dollari di perdite da parte di Helene e da un accordo giudiziario fallimentare relativo all’ormai chiuso fornitore di talco Whittaker Clark & Daniels.
Questo ha più che compensato un quasi raddoppio del profitto di sottoscrizione a Geico.
Berkshire ha anche proiettato da 1,3 miliardi di dollari a 1,5 miliardi di dollari di perdite al lordo delle imposte nel quarto trimestre a causa dell’uragano Milton, che ha colpito la Florida in ottobre.
L’utile netto è stato di 26,25 miliardi di dollari, o 18.272 dollari per azione di classe A, rispetto a una perdita di 12,77 miliardi di dollari, o 8.824 dollari per azione, di un anno prima, quando il calo dei prezzi delle azioni ha ridotto il valore degli investimenti di Berkshire.
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PepsiCo, a New York rigettata la causa sull’inquinamento dell’ambiente
A New York è stata rigettata la causa contro PepsiCo, accusata di inquinare l’ambiente con le sue bottiglie di plastica.
PepsiCo vince a New York. È stata, infatti, rigettata la causa che vedeva imputata l’azienda di un’accusa particolarmente pesante: inquinare l’ambiente con degli imballaggi in plastica monouso. Il giudice ha aspramente criticato Letitia James, procuratore generale dello Stato, per aver portato avanti il caso.
Emilio Colaiacovo, giudice della Corte Suprema dello Stato di Buffalo, ha preso una posizione ben precisa, sostenendo che Letitia James non è riuscita a dimostrare che PepsiCo abbia creato un disturbo pubblico e che avrebbe dovuto avvertire i consumatori sui rischi per la salute e l’ambiente della plastica dei suoi brand.
Nel corso del mese di novembre 2023, James ha fatto causa alla PepsiCo e alla sua divisione Frito-Lay cercando di dimostrare che il colosso delle bibite avrebbe messo a repentaglio l’approvvigionamento idrico di Buffalo producendo il 17% dei rifiuti di plastica che erano stati trovati nel fiume Buffalo.
Secondo James, PepsiCo avrebbe ingannato il pubblico sui loro sforzi per combattere l’inquinamento da plastica.
PepsiCo, la causa è stata rigettata
Il giudice, però, non è stato dello stesso parere del procuratore generale, ritenendo che sarebbe stato contrario ad ogni norma di giurisprudenza consolidata punire PepsiCo. Sono, infatti, le persone che consumano la bevanda ad ignorare le leggi che proibiscono di gettare dei rifiuti.
Tra l’altro James ha ignorato il rifiuto di una corte d’appello del 2023 di ritenere Sturm Ruger responsabile quando i criminali usano le sue pistole. Il predecessore di James, Eliot Spitzer, aveva portato avanti quel caso.
La causa di James è una delle tante portate avanti dai governi statali e locali e dei gruppi ambientalisti contro le aziende che utilizzano la plastica. La contea di Los Angeles ha intentato una causa simile contro PepsiCo e Coca-Cola sul loro imballaggio in plastica monouso.
Ricordiamo che i marchi di PepsiCo includono Cheetos, Cracker Jack, Doritos, Fritos, Gatorade, Lay’s, Lipton, Mountain Dew, Ocean Spray, Pepsi, Quaker, Ruffles e Tostitos.
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