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PIL cinese: crescente incertezza verso la ripresa economica
La mancanza di fiducia nella futura crescita economica della Cina si è rapidamente diffusa, poiché la sua ripresa post-Coronavirus sembra essere svanita dopo aver registrato una crescita del 4,5% su base annua nel primo trimestre. Il premier Li Qiang ha affermato che la crescita economica della Cina nel secondo trimestre (i cui dati saranno resi pubblici da fonti governative il giorno 17 di questo mese) sarà più veloce. Tuttavia, secondo gli economisti, è molto probabile che il tasso sia più alto a causa di una base molto più bassa un anno prima piuttosto che di una solida crescita.
Le previsioni economiche delle banche di investimento
La maggior parte delle banche di investimento globali ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita sequenziale del secondo trimestre, da oltre il 4% in media a valori intorno all’1%. Dati fortemente in contrasto con il 2,2% di crescita trimestre su trimestre di inizio anno.
Le stesse banche di investimento hanno anche tagliato le loro previsioni di crescita annuale, avvicinandosi al modesto obiettivo di Pechino di circa il 5% per il 2023 fissato a marzo. Un indicatore del sentimento economico è rappresentato dalla valutazione dello yuan che è crollato del 5,7% rispetto al dollaro USA nel secondo trimestre. La debolezza della valuta, a sua volta, ha ulteriormente alimentato il sentimento negativo. Gli economisti hanno affermato che la valuta cinese dovrebbe affrontare una maggiore pressione poiché una recente serie di dati economici statunitensi più forti del previsto potrebbe portare a maggiori aumenti dei tassi di interesse.
L’analista senior di Swissquote Bank, Ipek Ozkardeskaya, ha affermato che al momento la previsione iniziale di quest’anno non si sta avverando. E aggiunge, era prevista una recessione per gli Stati Uniti e una ripresa dell’economia cinese, ma i dati in possesso fino a questo momento dimostrano che gli Stati Uniti stanno crescendo e la Cina sta rallentando.
L’economista impiegato presso Standard Chartered Bank, Ding Shuang, ha affermato che nonostante le ripetute promesse di Pechino di aumentare la fiducia nel settore privato, le aziende cinesi sono ancora riluttanti ad assumere impegni e investimenti a lungo termine. E ha aggiunto che i consumatori e le aziende private hanno ancora la possibilità di spendere e investire, ma non hanno l’aspettativa di un reddito futuro stabile.
Gli andamenti economici che condizionano la ripartenza
Nei primi cinque mesi dell’anno, gli investimenti del settore privato, che rappresentano oltre il 55 per cento degli investimenti complessivi, sono diminuiti dello 0,1%. A fronte di questo dato c’è una crescita complessiva del 4% e un aumento dell’8,4% delle SOE (imprese a conduzione statale).
Il mese scorso, per contribuire a sostenere l’economia in fase di stallo, la Banca Popolare Cinese ha abbassato il suo tasso primario sui prestiti a un anno, il quale rappresenta il parametro di riferimento dei prestiti a medio termine per i prestiti alle imprese. L’istituto di credito governativo cinese ha previsto una riduzione del 3,55%. Inoltre, ha anche ridotto il tasso a cinque anni (che rappresenta un riferimento al tasso per i mutui) al 4,2%.
Un altro aspetto complicato della struttura economica cinese riguarda il mercato del lavoro. Le persone in cerca di un impiego in Cina stanno affrontando il mercato del lavoro più difficile degli ultimi decenni, con il tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto il record del 20,8% a maggio 2023. Il tasso di disoccupazione urbano complessivo intervistato è rimasto invariato al 5,2% il mese scorso, ma ci sono state frequenti segnalazioni di licenziamenti e tagli salariali in vari settori. Le crescenti incertezze hanno spinto i residenti a tagliare le spese, rimborsare i mutui in anticipo e aumentare i loro risparmi precauzionali nonostante i bassi tassi di interesse.
Infine, i dati raccolti quest’anno dimostrano stime a ribasso anche per quanto riguarda uno dei settori chiave per lo sviluppo economico cinese. Il settore delle esportazioni, che ha contribuito a circa un quinto della crescita economica annuale della Cina nel 2020-22, presenta prospettive che sono fissate su ulteriori debolezze. Analisti del settore affermano che le tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti e il rallentamento della domanda globale sono andamenti importanti da prendere in considerazione nella valutazione del trend dell’export cinese.
Investimenti
I mercati anticipano le elezioni: 3 asset che prevedono il prossimo presidente degli Stati Uniti
Andamento dei mercati utile per anticipare l’esito delle elezioni? Ecco tre asset che ci provano.
Per quanto si potrebbe brancolare nel buio per i prossimi giorni – e più avanti vedremo perché – i mercati cominciano a posizionarsi in relazione al possibile esito delle elezioni USA. Molti titoli sono una sorta di scommessa binaria sulle elezioni e sono anche quelli che stanno muovendosi maggiormente in queste ore ancora a urne aperte negli USA.
Una concomitanza di votazioni a borse aperte – tra le altre cose con i primi early vote che vengono conteggiati già – che agli europei e in particolare agli italiani sembrerà relativamente strana. Sia perché in genere le elezioni si tengono nei festivi, con la possibilità di una coda il lunedì, sia perché difficilmente le elezioni hanno un impatto così radicale sull’andamento delle borse, almeno dalle nostre parti. C’è l’andamento di almeno tre titoli e comparti che è interessante analizzare in queste prime ore.
I mercati aprono a Donald Trump? Tre sì che arrivano dai mercati
C’è da fare una premessa prima di guardare alle performance degli asset che starebbero confermando una sorta di pregiudizio pro-Trump. Con ogni probabilità in diversi si stanno posizionando con l’arrivo dei primi early vote conteggiati, non tenendo conto del fatto che anche nelle precedenti elezioni questi finirono per favorire Trump, salvo poi essere smentiti. In Florida il candidato repubblicano sembrerebbe essere sufficientemente tranquillo, ma è anche vero che mai era stata messa in discussione la possibilità che la Florida diventasse blu.
- DJT
È il titolo a mo’ di opzione sull’elezione di Donald Trump. Dopo un andamento in larga parte ondivago nel corso dell’ultima settimana di ottobre, il titolo ha ripreso a crescere. Oggi fa registrare un solido +14%, che sembrerebbe essere un messaggio dei mercati su quanto si aspettano che arrivi dalle elezioni. Scommessa però assai rischiosa, almeno in questo preciso momento, quando di dati concreti se ne hanno ancora molto pochi e forse troppo pochi.
- Bitcoin
È tornato sopra i 70.000$, con una corsa importante che ha occupato quasi tutta la sessione di scambi negli USA. Anche Bitcoin è ritenuto una sorta di Trump trade, ovvero un asset che avrebbe giovamento dall’eventuale vittoria repubblicana. Anche qui però è consigliata la massima attenzione. Siamo sia in un campo invero assai volatile, sia ancora nella speculazione più assoluta e totale.
- SPX500
Pimpante, molto. Un vecchio adagio di Wall Street dice che SPX500 difficilmente si interessa delle elezioni, ed è forse la cosa più saggia da portare a casa nel contesto attuale. Prima di attribuire il potere di vaticinio ai movimenti di mercato oggi, sarà il caso di vedere almeno i primi voti importanti che… arriveranno.
Investimenti
5 titoli che saranno sconvolti dalle elezioni USA: se vince Donald Trump e se vince Kamala Harris…
Le elezioni USA condizioneranno mercati e titoli. Ecco i 5 più importanti.
Martedì 5 novembre sarà il gran giorno che concluderà le elezioni per il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Elezioni che hanno già avuto e che con ogni probabilità avranno anche effetti su diversi mercati e titoli. Sono 5 quelle che abbiamo individuato e che potrebbero essere oggetto degli swing più feroci nel corso dello spoglio e anche nelle settimane successive.
Per quanto in termini di spesa e di politica fiscale i programmi dei due candidati, Kamala Harris e Donald Trump, non sembrerebbero essere granché differenti, ci sono comunque delle questioni che potrebbero cambiare l’inerzia intorno a specifici titoli, comparti e anche paesi e intere aree geografiche.
5 azioni e mercati da guardare da domani
I titoli che saranno impattati saranno in realtà diversi, ma per i trader più incalliti sono 5 quelli da tenere tra i preferiti:
- $DJT
È la compagnia Trump Media, che già durante la marcia di avvicinamento alle elezioni ha avuto degli alti e bassi estremi. I più cinici dicono che a prescindere da chi vincerà, il titolo è estremamente sovracapitalizzato. I meno cinici dicono che potrebbe andare a zero o quasi nel caso di vittoria di Kamala Harris.
- $MSTR
MicroStrategy è una ex-azienda normale che ormai da qualche anno accumula Bitcoin. Ne ha una quantità enorme – per un controvalore ad oggi di circa 17 miliardi di dollari – e ha in piano di diluire gli investitori per comprarne altri 42. Donald Trump è ritenuto il candidato più vicino a Bitcoin e crypto. E nel caso di vittoria di Kamala Harris il titolo, proprio come $BTC, potrebbe soffrire non poco.
- $SXPARO
È il ticker dell’indice che raccoglie le migliori aziende del settore aerospaziale e difesa d’Europa. Trump ha promesso di lasciare l’Europa al suo destino in termini di spesa per la difesa. E se i mercati dovessero prendere per buona la promessa elettorale di Trump, questo è uno degli indici da avere in portafoglio.
- $DXY
Se dovesse ripetersi quanto avvenuto nel corso del precedente mandato di Trump, il dollaro potrebbe giovarsene. E potrebbe essere opportuno, per chi crede che sarà il candidato Repubblicano a prevalere, posizionarsi long sul dollaro.
- Bond USA
Rendimenti dei bond più alti se dovesse vincere Trump? È un’interpretazione che circola da tempo e che vorrebbe una Fed più restia ai tagli nel caso in cui dovesse venire sconfitta Kamala Harris. È l’ipotesi meno convincente delle 5 che abbiamo elencato in questo approfondimento: i programmi di entrambi i candidati sembrano essere lassisti – per utilizzare un eufemismo – in termini di politica fiscale. Il che vorrebbe dire, sempre a patto che tutte le promesse vengano mantenute – che Fed dovrà probabilmente tirare i cordoni della borsa.
Investimenti
Trump e Harris, come si è chiuso l’ultimo giorno di campagna elettorale
Domani arriva il tanto atteso election day negli Usa, quando gli americani dovranno scegliere tra Donald Trump e Kamala Harris.
Arriva l’atteso election day, nel quale la candidata democratica Kamala Harris e il suo rivale repubblicato Donald Trump si contenderanno la poltrona di presidente degli Stati Uniti. L’attuale vicepresidente ha chiuso la sua campagna in una chiesa storicamente nera, mentre l’ex presidente ha deciso di abbracciare una retorica particolarmente violenta nel corso di una manifestazione in Pennsylvania.
Tump e Harris stanno disputando una battaglia serrata e avvincente, nella quale il primo sta guadagnando terreno tra gli elettori ispanici; mentre la seconda è sostenuta principalmente dalle elettrici donne.
Dando uno sguardo leggermente più ampio, gli elettori non sembrerebbero vedere di buon occhio entrambi i candidati. Anche se questo, secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, non sembra dissuaderli dal votare. Sono 78 milioni gli statunitensi che lo hanno già già fatto: secondo il laboratorio elettorale dell’Università della Florida ci si starebbe avvicinando alla metà dei 160 milioni di voti totali che sono stati espressi nel 2020, quando l’affluenza è stata la più alta mai registrati negli Usa in un secolo.
Trump Vs Harris, cosa c’è in palio
Oltre alla presidenza, in palio c’è il controllo del Congresso: in questo caso i repubblicani sembrano essere favoriti per conquistare la maggioranza al Senato, mentre i democratici avrebbe il 50% delle possibilità di ribaltare la stretta maggioranza dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti. Il controllo delle Camere è importante, perché i presidenti i cui partiti non sono riusciti a conquistarle entrambe hanno faticato a far approvare delle norme.
Kamala Harris ai parrocchiani della Greater Emmanuel Institutional Church of God in Christ a Detroit ha detto che in soli due giorni il popolo americano ha il potere di decidere il destino della nazione per generazioni future. Nel corso di una manifestazione a East Lansing, nel Michigan, si è rivolta ai 200.000 arabi americani dello stato, iniziando il suo discorso con un cenno alle vittime civili delle guerre israeliane a Gaza e in Libano.
Tra gli applausi ha affermato che quest’anno è stato difficile, data la portata della morte e della distruzione a Gaza e date le vittime civili e gli sfollamenti in Libano. Come presidente ha intenzione di fare tutto ciò che è in suo potere per porre fine alla guerra a Gaza.
Trump ha visitato Dearborn, Michigan, il cuore della comunità arabo-americana, venerdì e ha promesso di porre fine al conflitto in Medio Oriente senza dire come. Trump, al suo primo di tre raduni di domenica, ha spesso abbandonato il suo teleprompter con commenti improvvisati in cui ha denunciato sondaggi di opinione che mostrano movimento per Harris. Ha definito i democratici un partito demoniaco, ha ridicolizzato il presidente democratico Joe Biden e ha parlato dell’alto prezzo delle mele.
Trump – che è sopravvissuto a un tentativo di assassinio a luglio quando il proiettile di un uomo armato gli ha sfiorato l’orecchio a Butler, in Pennsylvania – domenica si è lamentato con i sostenitori delle lacune nel vetro antiproiettile che lo circondava mentre parlava e rifletteva sul fatto che un assassino avrebbe dovuto sparare attraverso i media per prenderlo.
Trump attacca il governo in carica
Donald Trump ha parlato a Kinston, Carolina del Nord, e a Macon, in Georgia, dove prendendo spunto dal rapporto sull’occupazione della scorsa settimana ha mostrato che l’economia degli Stati Uniti ha prodotto solo 12.000 posti di lavoro a settembre.
Ha spiegato a una grande folla riunita in un anfiteatro che il rapporto mostrava che gli Stati Uniti sono una nazione in declino e ha avvertito oscuramente – senza però portare prove a supporto della sua affermazione – che potenzialmente potrebbe ripetersi la Grande Depressione del 1929.
Alti funzionari della campagna di Harris hanno detto che la sua argomentazione di chiusura è progettata per raggiungere una piccola fetta di elettori indecisi.
Investimenti
Settimana da incubo per la volatilità: 5 novembre elezioni, il 7 parla Powell. Profluvio di dati che possono scuotere i mercati
Una settimana da urlo per gli amanti della volatilità: tutti i dati, le trimestrali e i risultati elettorali che spingeranno i mercati.
I mercati sono in attesa di una settimana densa di preoccupazioni. Oltre alla già discussa tornata elettorale negli USA, che sarà fondamentale sia per quanto riguarda la presidenza, sia per gli equilibri del Senato, ci saranno anche le prossime decisioni del FOMC / Federal Reserve per quanto riguarda i tassi di interesse negli USA. E anche qui la chiave di lettura più interessante arriverà da un evento collaterale, ovvero dall’intervento in conferenza stampa di Jerome Powell, che dovrà giustificare non il taglio che tutti si aspettano, ma cosa FOMC sta cercando di apparecchiare per i prossimi mesi.
Come se le tensioni non fossero abbastanza, sarà anche una settimana densa per quanto riguarda le trimestrali USA. Lunedì ci saranno dati importanti da Palantir – tanto per rimanere sul tema principale dell’AI. Il giorno più interessante sarà probabilmente mercoledì, con Novo Nordisk, Qualcomm e Arm, seguiti poi giovedì da Airbnb. Si chiude pio venerdì con Sony.
Una settimana di grande volatilità attesa
Il risultato elettorale sarà un toss up, per quanto in tanti, da un lato e dall’altro della barricata, stiano cercando di far circolare sondaggi il più possibile lontani dalla realtà fattuale e più vicini a quella di schieramento. Difficilmente i mercati potranno prepararsi all’esito elettorale e i primi risultati si avranno mercoledì alla riapertura della sessione, dove a meno di un risultato troppo vicino in più di uno stato conteso, si dovrebbe sapere con ragionevole certezza chi sarà il prossimo presidente degli USA. Questione che però, almeno sul medio e lungo periodo, non dovrebbe avere un impatto troppo importante.
Occhi da tenere puntati sulla conferenza stampa di Jerome Powell a margine della decisione del FOMC il 7 novembre – e anche sulle tante trimestrali che abbiamo indicato poco sopra. Anche se non tutte sono al top di cap, rimangono le aziende più importanti per capire la traiettoria dell’economia nei suoi comparti più importanti.
Investimenti
Cina: in settimana incontro per decidere gli stimoli. Borse a +22% dall’ultimo ciclo, ma basterà?
Oltre a FOMC e elezioni, in settimana decisioni al vertice in Cina a tema stimoli.
Quella che comincia lunedì 4 novembre non sarà soltanto la settimana delle elezioni USA. Dall’altra parte del mondo ci sarà un importante incontro ai massimi vertici della politica cinese, che dovrebbe – almeno secondo la maggioranza degli analisti – favorire l’arrivo di un ulteriore piano di stimoli. Piano di stimoli che andrebbe ad aggiungersi a quello già in corso – in un tentativo, per qualcuno disperato – di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita della Repubblica Popolare per il 2024 e anche per il 2025.
Le aspettative dei mercati sono alte, così come sono alte le probabilità che si proceda con altri stimoli (la cui possibilità è stata già paventata dai quadri del Partito all’economia), per quanto crescano anche le preoccupazioni sulla possibilità, per questi stimoli inorganici di offrire delle basi durature per la crescita e, cosa più importante, per un inversione del trend di rallentamento della più importante delle grandi economie – almeno per tasso di crescita.
Stimolo sì o stimolo no? In realtà il problema è il quanto (e non solo)
Le borse cinesi hanno vissuto un momento di forza relativa importante dopo gli ultimi piani di stimoli inaugurati da Pechino. Recupero che ha testimoniato il grande recupero di fiducia da parte di uno dei peggiori performer nel 2024 per quanto riguarda il mondo azionario.
Tuttavia, al netto dell’entusiasmo per l’arrivo di liquidità fresca, permangono comunque preoccupazioni sull’effettivo stato dell’economia cinese. I problemi sono ancora tutti lì, a partire da un tasso di partecipazione all’economia tra i giovani che continua a essere su livelli preoccupanti, per finire sullo stato del mercato immobiliare, che è stato per anni il vero traino della crescita cinese.
Basterà un altro piano di stimoli? Probabilmente sì per chi cerca ulteriori gain in borsa. Probabilmente no per chi punta alla necessità di riforme strutturali per un’economia che sembrerebbe aver perso il suo tocco magico. Sabato prossimo ci saranno anche i dati sul PIL di Pechino, che aiuteranno a attribuire la ragione o agli stimolisti oppure a chi ritiene che senza riforme strutturali si possa fare relativamente poca strada.
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