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Germania rischia i chip. Dove sono i soldi di Intel?

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Potrebbe non essere più il caso di fidarsi delle promesse del governo tedesco. Non stiamo per pubblicare un dispaccio politico, ma una semplice analisi di quanto ha finalmente raggiunto anche le prime pagine dei giornali finanziari più blasonati. Una recente decisione della massima corte federale, la Corte Costituzionale, ha infatti messo a repentaglio non solo importanti piani di sviluppo, ma anche la credibilità stessa del brand Germania. Al centro, ancora una volta, i chip, che sono il vero motore di discussione politica, di investimento e di allocazioni per il futuro delle economie sviluppate e meno sviluppate.

A essere messi in discussione sono i corposi interventi pubblici che hanno convinto Intel a promettere due impianti di produzione nei pressi di Magdeburgo. E oltre al gigante americano c’è anche TSMC, con un investimento quasi altrettanto importante nei pressi di Dresda, anche questo con la spinta gentile di un fiume di denari pubblici. Ora quei denari non sembra che si possano utilizzare, urga una soluzione politica, i governatori locali battono fortissimamente i piedi a terra e – invero – non è ancora chiaro come finirà l’intera vicenda.

A rischio investimenti fondamentali

La Corte Costituzionale tedesca e la credibilità del sistema Germania

A sollevare questo tipo di problemi è stata una recente decisione della Corte Costituzionale tedesca, che ha ritenuto illegittimo il trasferimento di denari verso un fondo per il clima e per la sostenibilità che in realtà altro non è che una sorta di borsa fuori budget che sarebbe servita alla Germania per attirare investimenti. Qualcuno tra i più cinici dei nostri lettori obietterà che tra chip e sostenibilità trovare un legame è materiale per i politici più arguti, ma tant’è – miliardi di fondi pubblici che erano stati l’esca per Intel sono ora in dubbio.

Questo mentre pochi giorni fa il ministro delle finanze francese si lamentava del deserto tecnologico europeo, seppur con toni assai particolari: la rivoluzione dell’AI, aveva affermato, sarebbe stata di giovamento soltanto per quei paesi che hanno in mano la produzione dei chip. Situazione effettivamente esistente, e che l’impegno tedesco avrebbe dovuto contribuire a mitigare.

Potrebbe non essere così: a meno di non trovare una soluzione politica che aggiri a conti fatti la decisione della più alta corte della Repubblica Federale, i finanziamenti verso Intel e TSMC potrebbero essere a rischio – e di conseguenza potrebbero essere a rischio i sogni cibernetici della Germania, in un mondo dove i chip sono sempre più politici.

Intel e anche TSMC a rischio?

Una storia di chip, che nasconde però molto altro

In realtà la questione è assai più profonda. Il brand Germania comanda da sempre un certo rispetto e garantisce una certa affidabilità delle promesse che si fanno a suo nome. Nessuno si sarebbe mai immaginato un dietrofront, per quanto in realtà non volontario, di impegni presi dal governo tedesco, in particolare quando in ballo ci sono miliardi di dollari e gli investimenti di colossi come Intel. E invece questa è oggi la situazione, per quanto è certamente possibile che si trovino comunque denari che sembrano più che mai cruciali per il futuro della Germania.

Intanto i governatori delle regioni che sarebbero state interessate dagli impianti produttivi battono i piedi, protestato e se la prendono indirettamente anche con la Corte Costituzionale. È però così che funzionano gli stati di diritto e anche i più potenti politici del più potente paese dell’Unione devono sottostare alle decisioni delle corti e in ultimo alla legge.

Questo anche se a repentaglio dovesse essere messo un gruppo di investimenti cruciali non solo per l’economia, ma anche in senso geopolitico. Riusciranno i cugini tedeschi a trovare la quadra? Chi vivrà vedrà, per ora la tensione politica è alle stelle.

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