Revolut si muove per la licenza bancaria in UK e vende $500 milioni di azioni: IPO possibile molto presto

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Le banche non sono certamente il settore che sta facendo parlare maggiormente di sé in Borsa, ma presto le cose potrebbero cambiare. Sembra infatti che Revolut, la celebre società fintech inglese famosa per offrire una carta conto collegata a servizi d’investimento, stia facendo gli ultimi preparativi prima della quotazione in Borsa. Voci di corridoio diffuse dal Financial Times e da una serie di analisti finanziari ritengono ce la società sia vicina alla IPO, con una valutazione stimata da $40 miliardi in base all’ultimo round di finanziamento. Prima rimangono però due scogli: assicurarsi la regolamentazione come banca a pieno titolo nel Regno Unito e cementificare la valutazione, nella speranza che il resto dell’anno continui a mostrarsi rialzista per i mercati.

Revolut in questo momento non è regolamentata come una banca, cosa che potrebbe abbassare molto la valutazione in fase di IPO. Per la gestione dei depositi si appoggia a dei partner bancari, ma questo significa che è soggetta al rischio di controparte per le istituzioni a cui fa affidamento e che i profitti generati sui depositi sono limitati. Attualmente la maggior parte dei ricavi proviene dalle fees raccolte attraverso le carte di pagamento e dagli abbonamenti sottoscritti dagli utenti per poter accedere a funzionalità extra e maggiori ricompense.

L’azienda è già ampiamente profittevole

Un colosso pronto per la Borsa

Attualmente Revolut conta oltre 35 milioni di utenti attivi in 37 diversi paesi del mondo, con un tasso di crescita che rimane superiore al 20% di anno su anno. Il tutto grazie a un servizio ben congegnato che mira soprattutto ai giovani: le carte sono ottimi strumenti di pagamento, collegate a circuiti di ATM per poter prelevare facilmente denaro, ci sono funzionalità che incentivano il risparmio ed è possibile investire sui principali strumenti finanziari mondiali direttamente dall’app. Sottoscrivendo degli abbonamenti a pagamento si ottiene un cashback sulle spese effettuate con carta e si possono ottenere servizi gratuiti in abbonamento, dal Financial Times fino ad Amazon Prime in alcuni paesi.

Tutto questo è combinato all’immagine di una carta pensata per chi viaggia, grazie alla possibilità di effettuare pagamenti in qualunque valuta allo stesso tasso di cambio ufficiale del mercato. Lungo questo percorso Revolut è rimasta una società privata e prevede di arrivare alla fine di quest’anno con oltre mezzo miliardo di utili, cosa che la collocherebbe tra le società fintech di maggior successo a livello europeo. Per un’azienda in cerca di una valutazione generosa, questi numeri sarebbero estremamente incoraggianti. Dopo la IPO di Reddit, che ha dimostrato un certo appetito dei mercati per le nuove aziende, la strada sembra in discesa per Revolut.

Revolut offre carte di debito Visa e Mastercard compatibili con i pagamenti NFC

Licenza bancaria in UK molto vicina

Secondo il CEO di Revolut, Nikolay Storonsky, ottenere la licenza bancaria non è questione di “se” ma di “quando”. L’azienda sta cercando di ottenere questo risultato da ormai tre anni, scontrandosi però con una serie di scogli regolamentari e di lungaggini burocratiche dovute alla congestione della burocrazia nel post-pandemia. Il CEO si dice ottimista, anche grazie al fatto che le autorità inglesi stiano effettivamente continuando a rilasciare licenze a società più piccole. Sembra che il problema, per Revolut, sia il fatto di essere vittima del suo successo: con un crescente numero di clienti e di capitali diventa sempre più lungo il lavoro che i regolatori devono fare per verificare i requisiti necessari per la licenza. A poco a poco, però, le cose sembrano muoversi nella direzione giusta per l’azienda.

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