Azioni
Starlink di SpaceX: un’offerta pubblica iniziale in arrivo?
Il noto magnate degli affari e investitore Elon Musk ha già di recente riconquistato il titolo di persona più ricca del mondo, grazie soprattutto all’impennata di quest’anno delle azioni di Tesla, Inc., la multinazionale statunitense automobilistica e di energia pulita con sede ad Austin, in Texas. Nonostante ciò, il fondatore di Space Exploration Technologies Corporation (meglio conosciuta come SpaceX), la società statunitense produttrice di veicoli spaziali e società di comunicazioni satellitari con sede a Hawthorne, in California, potrebbe diventare notevolmente più ricco grazie ad un’offerta pubblica iniziale (Initial Public Offering, IPO) di Starlink, l’unità di banda larga via satellite della stessa SpaceX, che fornisce copertura di accesso a Internet via satellite a oltre 56 Paesi. È quanto è stato riportato domenica 25 giugno da Fortune, una rivista economica multinazionale statunitense.
Un caso commerciale oggettivo secondo Elon Musk
Secondo quanto è stato riportato, infatti, all’inizio di quest’anno l’investitore di venture capital Chamath Palihapitiya ha previsto che un’offerta pubblica iniziale di Starlink avverrà nel corso di quest’anno, affermando che sarebbe l’operazione più importante del 2023. Inoltre, la valutazione di Starlink sarà almeno la metà del valore attuale di SpaceX, è stato aggiunto.
Tuttavia, ad una domanda diretta sui piani per un’offerta pubblica iniziale di Starlink da Ashlee Vance, giornalista e autore dell’agenzia di stampa internazionale tra le più note al mondo, Bloomberg, in una conversazione su Twitter, Musk ha risposto che non sarebbe legale speculare su un’offerta pubblica iniziale di Starlink. A questo punto, Vance ha sottolineato che SpaceX è una società privata e si è chiesto perché l’amministratore delegato non potesse discutere della questione. Quest’ultimo ha spiegato che, pur essendo una società privata, non è consentito discutere in modo specifico di una futura offerta pubblica in conformità alle normative.
Inoltre, secondo quanto è stato riportato all’inizio del mese dal Wall Street Journal, il quotidiano internazionale americano incentrato sugli affari e sull’economia, SpaceX ha cercato di aumentare la sua valutazione a 150 miliardi di dollari consentendo ai dipendenti di vendere azioni. Già a gennaio, l’azienda aveva raccolto 750 milioni di dollari con una valutazione di 137 miliardi di dollari, come ha riportato al tempo CNBC, uno dei tre principali canali statunitensi di notizie economiche. Inoltre, il WSJ ha anche riferito che un consulente per gli investimenti di Musk possiede ancora il 42% di SpaceX, sufficiente per mantenerlo al controllo.
Starlink, con oltre 1,5 milioni di clienti all’inizio di maggio, è considerato il principale motore della valutazione di SpaceX. La rete di Starlink, infatti, è progettata per fornire connessioni internet ad alta velocità in tutto il mondo tramite migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa. Nonostante le critiche riguardo alla sua sostenibilità finanziaria, il miliardario e fondatore ha ribadito che il caso commerciale di Starlink è oggettivo e dipende dalla capacità di offrire connessioni internet di alta qualità a un prezzo competitivo rispetto alle opzioni terrestri.
Tuttavia, l’estate scorsa SpaceX ha annunciato ai suoi dipendenti che probabilmente l’offerta pubblica iniziale di Starlink non sarebbe avvenuta prima del 2025 o più tardi, secondo quanto riportato all’epoca da CNBC.
Oltretutto, nell’intervista con Vance Musk ha anche parlato delle sfide che SpaceX sta affrontando con il programma Starship, un veicolo spaziale super pesante in fase di sviluppo da parte dell’azienda, rivelando che sono state apportate oltre 1.000 modifiche al veicolo spaziale. Nonostante il fallimento nel raggiungere l’orbita durante il primo test di lancio in aprile, il noto investitore si è mostrato fiducioso per il futuro. Ha, infatti, affermato che la probabilità di successo del prossimo volo è molto più alta rispetto all’ultimo, stimandola intorno al 60%.
Dunque, nonostante le incertezze riguardo a un’eventuale IPO di Starlink, l’interesse e la speculazione attorno alla possibilità di un ingresso in borsa valori dell’azienda continuano a crescere.
News
Adidas, le vendite in Cina crescono del 9% a 946 milioni di euro
Le vendite in Cina di Adidas sono cresciute del 9%, ottenendo uno degli migliori risultati degli ultimi anni. Buoni i risultati anche in Nord America.
Nel corso del terzo trimestre 2024 Adidas ha registrato una forte crescita in Cina. Le vendite sono aumentate in Nord America rispetto al 2023, con la sola esclusione della collezione Yeezy, trainate dal crescente slancio del marchio: i numeri, diventati positivi nel corso del secondo trimestre, hanno mantenuto il trend anche in quello appena concluso.
A parità di cambio le vendite trimestrali di Adidas sono aumentate del 9% a 946 milioni di euro in Cina. Nello stesso periodo del 2023 si erano fermate a 870 milioni di euro: si tratta della vendite trimestrali più elevate registrate nella zona a partire da inizio 2022.
Adidas cresce in Cina
In Cina Adidas registra una performance decisamente positiva, in netto contrasto con quelle delle aziende analoghe che stanno lottando con la debole domanda dei consumatori e contro un’attesa, che sembra essere più lunga del previsto, sul ritorno della fiducia grazie alle misure di stimolo messe in atto da Pechino.
Il secondo mercato più importante dopo l’Europa per Adidas, ossia il Nord America, in Medio Oriente ed in Africa le vendite, al netto degli effetti valutari, sono diminuite del 7%, attestandosi a 1,36 miliardi di euro nel periodo compreso tra luglio e settembre. Ma rispetto allo scorso anno sono aumentate, con la sola esclusione della linea Yeezy.
I buoni risultati costituiscono l’ultima prova di una ripresa della fortuna di Adidas a quasi due anni dall’ingresso di Bjorn Gulden in qualità di Ceo. Gulden ha spiegato che, la forte crescita di base in Cina e il ritorno prima del previsto ai numeri positivi per il marchio Adidas in Nord America negli ultimi due trimestri, rafforzano la fiducia nel futuro a medio termine.
La tendenza delle scarpe terrace di Adidas, modelli retrò ispirati alle calzature dei tifosi di calcio degli anni ’70 e ’80, ha spinto le vendite dell’azienda tedesca di abbigliamento sportivo, aiutandola a guadagnare quote di mercato rispetto a rivali come Nike e riprendersi da una dura rottura con il rapper Kanye West, conosciuto come Ye.
Gulden ha cercato di liberarsi delle Yeezy rimaste invendute dopo la separazione dal rapper, suo ex partner creativo.
Le azioni della società sono state viste salire dell’1% nelle contrattazioni pre-mercato di Lang & Schwarz, viste in cima all’indice blue-chip tedesco. Il produttore tedesco di abbigliamento sportivo ha pubblicato i dati preliminari del terzo trimestre e ha nuovamente aumentato le sue previsioni annuali all’inizio di ottobre.
Groupe Bruxelles Lambert riduce la partecipazione in Adidas
Groupe Bruxelles Lambert ha ridotto la sua partecipazione in Adidas al 3,51%, come si evince dai documenti presentati oggi.
GBL, la holding di investimenti delle famiglie miliardarie Frère e Desmarais, aveva annunciato il 31 luglio di aver ridotto la sua quota dal 7,6% al 5,1%. Le azioni Adidas hanno avuto un andamento positivo lo scorso anno e sono aumentate del 16% dall’inizio del 2024. Un portavoce di GBL ha spiegato che hanno venduto alcune azioni, ma confermano il supporto all’azienda, al suo management e alla sua strategia.
Tra l’altro Arthur Hoeld, membro del consiglio di amministrazione e responsabile delle vendite globali, lascerà il consiglio esecutivo di Adidas alla fine di ottobre.
Il consiglio di sorveglianza e Hoeld hanno concordato di comune accordo la cessazione anticipata del suo incarico dopo che Hoeld ha dichiarato che non avrebbe prorogato il suo mandato oltre il 31 marzo 2026.
Mathieu Sidokpohou, attualmente direttore generale per l’Europa, succederà a Hoeld a partire dal 1° novembre 2024. Bjorn Gulden, in una nota, ha spiegato che Mathieu ha esattamente l’esperienza e l’atteggiamento di cui abbiamo bisogno in questa fase della nostra svolta per continuare con lo slancio e far crescere ulteriormente la nostra attività insieme ai nostri partner.
News
Volkswagen chiude tre stabilimenti in Germania. Il colpo di grazia all’economia del Paese
Volkswagen ha intenzione di chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti. Dando un ulteriore colpo all’economia tedesca.
Chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti: questo è il programma lacrime e sangue di Volkswagen, che ha anche intenzione di ridurre gli stabilimenti rimanenti. Siamo davanti ad una delle più importanti ristrutturazioni aziendali mai viste.
Sono settimane, infatti, che Volkswagen sta negoziando con i sindacati sui piani per rinnovare la propria attività e tagliare il più possibile i costi. Per la prima volta il colosso automobilistico ha anche allo studio la chiusura di alcuni stabilimenti in patria. E proprio oggi Volkswagen ha ribadito che la ristrutturazione è necessaria e ha anticipato che presenterà delle proposte concrete il prossimo 30 ottobre 2024.
Ma cerchiamo di capire cosa sta accadendo.
Volkswagen chiuderà tre stabilimenti in Germania
L’obiettivo di Volkswagen è quello di ridurre i costi e tagliare il personale. Daniela Cavallo, capo del consiglio di fabbrica del gruppo automobilistico, ha spiegato che il management, su questo punto, è assolutamente serio
Cavallo ha spiegato che il più importante gruppo industriale tedesco ha deciso di avviare la svendita del suo paese d’origine: la Germania. Al momento non è stato specificato quali stabilimenti siano interessati dalle chiusure o quanti dei 300.000 dipendenti dell’azienda in Germania corrono il rischio di essere licenziati.
Volkswagen ha in programma di tagliare gli stipendi degli addetti al brand del 10% e di congelare le retribuzioni nel 2025 e nel 2026. Oggi migliaia di persone si sono radunate a Wolfsburg, dove l’azienda ha sede da quasi nove decenni: a suon di corni e fischietti i lavoratori hanno insistito perché nessuno stabilimento chiudesse.
Il conflitto tra i lavoratori e la dirigenza Volkswagen sta crescendo di settimana in settimana. L’azienda deve affrontare le forti pressioni determinate dagli elevati costi dell’energia e della manodopera, dalla forte concorrenza proveniente dall’Asia. Ma soprattutto paga dazio all’indebolimento della domanda in Europa e in Cina e si ritrova a gestire una transizione elettrica più lenta del previsto.
In questo contesto l’intervento del governo tedesco è importante: serve, infatti, un’azione per rilanciare l’economia, che, per il secondo anno consecutivo, potrebbe essere nuovamente in contrazione. A rendere difficile il lavoro delle istituzioni è la posizione del cancelliere Olaf Scholz, che è indietro nei sondaggi con le elezioni federali previste per il 2024.
In una nota Volkswagen ha anticipato che avrebbe avanzato delle proposte per ridurre i costi del lavoro mercoledì, quando dirigenti e lavoratori si incontreranno.
Gunnar Kilian, membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Volkswagen, ha spiegato che la situazione è seria e la responsabilità dei partner negoziali è enorme. Senza misure globali per recuperare competitività, il gruppo automobilistico non sarà in grado di effettuare investimenti essenziali in futuro.
Thomas Schaefer, a capo della divisione del marchio Volkswagen, ha affermato che gli stabilimenti tedeschi non sono sufficientemente produttivi e operano al 25-50% in più rispetto ai costi previsti, il che significa che alcuni siti sono due volte più costosi rispetto alla concorrenza.
Le aspettative del mercato su Volkswagen
Dopo l’annuncio, le azioni di Volkswagen sono scese dell’1%, mentre nel corso degli ultimi cinque anni hanno perso il 44%.
Daniel Schwarz, analista di Stifel, spiega che i piani vanno ben oltre le aspettative del mercato. Schwarz ritiene che questo rifletta una combinazione unica di fattori sfavorevoli: concorrenza in Cina, indebolimento della domanda in Europa, in particolare per i BEV (veicoli elettrici alimentati a batteria), regolamentazione più severa.
I sindacati hanno un’influenza immensa alla VW, dove i rappresentanti dei lavoratori detengono metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza e sono, in teoria, legalmente autorizzati a indire scioperi a partire dal 1° dicembre come strumento per inasprire ulteriormente il conflitto.
La situazione della Volkswagen riflette una tendenza più ampia nella terza economia mondiale, la cui supremazia è messa in discussione da rivali più agili e più economici in settori chiave, tra cui l’industria automobilistica, la sua spina dorsale industriale.
News
Boeing, piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e creare liquidità
Boeing ha predisposto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e garantire una maggiore liquidità all’azienda.
Un piano per raccogliere qualcosa come 15 miliardi di dollari: è il progetto di Boeing, anticipato proprio in queste ore dall’agenzia di stampa Reuters, che cita una fonte informata sui fatti.
Lo scorso 16 ottobre 2024, per la prima volta, era stato riportato che il produttore di aerei Boeing stava per mettere a punto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari con azioni ordinarie e un’obbligazione convertibile, nel tentativo di consolidare le finanze, messe a dura prova da uno sciopero che sta letteralmente paralizzando l’azienda.
Ma vediamo in quale modo l’azienda ha intenzione di sfruttare le risorse che ha in mente di raccogliere.
Boeing, un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari
Il nuovo piano annunciato da Boeing prevede di raccogliere fino a 15 miliardi di dollari con un’azione combinata di vendita di azioni e azioni privilegiate convertibili. L’importo stimato, ad ogni modo, potrebbe aumentare in base alla domanda.
Al momento Boeing si sarebbe rifiutata di commentare in qualsiasi modo la notizia.
Già in precedenza Bloomberg News aveva riferito la tempistica prevista per l’aumento di capitale.
Ad inizio di ottobre, nei documenti normativi che Boeing ha depositato, viene messo in evidenza che la società avrebbe potuto raccogliere qualcosa come 25 miliardi di dollari in azioni ed obbligazioni, anche se il suo rating creditizio di grado di investimento fosse a rischio.
Boeing è alle prese con un controllo normativo leggermente più rigoroso: la produzione è limitata e i clienti stanno letteralmente perdendo fiducia nei suoi prodotti, da quando il pannello di una portiera di un aereo 737 Max si è staccato in volo.
Per tutto l’anno l’azienda ha continuato a bruciare liquidità. La scorsa settimana, inoltre, ha annunciato una nuova perdita trimestrale pari a 6 miliardi di dollari. All’inizio di questo mese Boeing ha dichiarato di aver sottoscritto un accordo di credito da 10 miliardi di dollari con i principali finanziatori:
- Bank of America;
- Banca Popolare Cinese;
- Goldman Sachs;
- JPMorgan.
Tra l’altro, proprio ad inizio ottobre, Boeing ha dichiarato che ha intenzione di tagliare 17.000 posti di lavoro, che corrispondono al 10% della sua forza lavoro. Ma non solo: rinvierà di un anno le prime consegne del suo jet 777X.
Le tre principali agenzie di rating del credito – S&P, Moody’s e Fitch – hanno dichiarato che taglieranno il rating di Boeing a spazzatura se l’azienda contrarrà nuovo debito senza rimborsare circa 11 miliardi di dollari di debito in scadenza fino al 1° febbraio 2026.
Boeing, lo sciopero continua
La scorsa settimana i lavoratori in sciopero della Boeing hanno respinto l’ultima offerta contrattuale dell’azienda. La presa di posizione dei lavoratori ha creato una nuova minaccia per le attività dei fornitori come l’azienda a conduzione familiare Independent Forge.
Il presidente Andrew Flores ha spiegato che se lo sciopero di oltre 33.000 lavoratori della Boeing negli Stati Uniti dovesse durare un altro mese, la sua azienda potrebbe dover ridurre le sue attività da cinque a tre giorni alla settimana per risparmiare denaro e trattenere i lavoratori.
Sebbene Independent Forge abbia già licenziato alcuni dipendenti, licenziarne altri non è un’opzione allettante. I 22 lavoratori rimasti sono essenziali per l’azienda, soprattutto quando lo sciopero finirà e la domanda di componenti aeronautiche in alluminio riprenderà. Flores ha spiegato che questi dipendenti costituiscono la spina dorsale dell’azienda. Il loro know-how è importante, non può essere sostituito.
Il voto espresso mercoledì dal 64% dei lavoratori dello stabilimento Boeing sulla costa occidentale contro l’ ultima offerta contrattuale dell’azienda , che sospende ulteriormente l’assemblaggio di quasi tutti i jet commerciali del costruttore, ha creato un nuovo banco di prova per fornitori come Independent.
La vasta rete globale di fornitori della Boeing, che produce componenti in grandi fabbriche moderne o in piccole officine in garage, era già stata messa a dura prova dalla crisi di qualità e sicurezza dell’azienda, iniziata a gennaio dopo lo scoppio di un pannello in volo su un nuovo 737 MAX.
News
Mercedes-Benz, gli utili della divisione auto sono crollati del 64%
Gli utili della divisione auto di Mercedes-Benz sono letteralmente crollati. I flussi di cassa arrivano dalla divisione industriale.
Crollati del 64% gli utili della divisione automobilistica di Mercedes-Benz, una delle più importanti case automobilistiche specializzata in veicoli di lusso. I numeri sono di gran lunga inferiori alle stime degli analisti: i consumatori cinesi hanno continuato a ridurre gli acquisti di beni di lusso condizionati da un’economia sempre più debole.
Harald Wilhelm, CFO di Mercedes-Benz, ammette che i risultati del terzo trimestre non soddisfano le ambizioni dell’azienda, aggiungendo che il gruppo continuerà nelle operazioni di taglio dei costi.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo a Mercedes-Benz.
Mercedes-Benz, crolla gli utili
Nel trimestre compreso tra il mese di luglio e quello di settembre 2024 gli utili di Mercedes-Benz sono stati condizionati dai costi di rinnovamento dei modelli e da un mercato difficile. Il gruppo si è impegnato principalmente con le nuove versioni del SUV Classe G, che sarà lanciata nel corso del prossimo trimestre.
A livello annuale le vendite di automobili sono state leggermente inferiori rispetto a quelle dell’anno precedente. Quelle del quarto trimestre, sostanzialmente, risultano essere in linea con quelle del terzo.
Un aspetto positivo di conti di Mercedes-Benz è costituito dalla continua generazione di flussi di cassa che arrivano dal business industriale, che è riuscito a raggiungere i 2,39 miliardi di euro nel corso del trimestre, in aumento del 2% rispetto allo scorso anno.
L’utile rettificato prima di interessi e imposte (EBIT) nell’unità automobilistica è sceso a 1,2 miliardi di euro rispetto alla stima media di LSEG di un calo del 3,6% a 3,19 miliardi di euro
I problemi maggiori, però, arrivano dalla Cina. Ola Kaellenius, CEO di Mercedes-Benz, ha sottolineato come i consumatori cinesi siano molto più cauti nell’effettuare degli acquisti importanti: la debolezza economica che dura da molto tempo e la crisi immobiliare hanno determinato una notevole incertezza per molti consumatori.
Nel corso del terzo trimestre, Mercedes-Benz ha tagliato due volte il suo obiettivo di margine di profitto annuo. Si è unita, in questo modo, al crescente numero di concorrenti europei che attribuiscono la causa del calo dei profitti all’indebolimento del mercato cinese.
I risultati sono arrivati proprio nel momento in cui stanno proseguendo i colloqui tra Pechino e Bruxelles sui dazi sulle importazioni di veicoli cinesi in Europa. Questo è, senza dubbio, un grosso grattacapo per molti big dell’industria automobilistica, preoccupati dalle possibili ritorsioni di Pechino.
Le preoccupazioni delle case automobilistiche tedesche
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che le case automobilistiche tedesche non dovrebbero temere la concorrenza della Cina.
Secondo Scholz alcuni sostengono che la Cina potrebbe fare molto meglio dell’Europa con i motori elettrici. Le aziende tedesche non devono avere paura di questa concorrenza. Scholz ha poi sottolineato che in passato il settore aveva dovuto fronteggiare la forte concorrenza di Corea del Sud e Giappone e ribadendo la posizione della Germania contro i dazi dell’Unione Europea sui veicoli elettrici (EV) di fabbricazione cinese.
Scholz è contrario ai dazi che potrebbero danneggiare la Germania. L’Ue dovrebbe ricorrere a tali misure laddove il dumping e i sussidi mettono effettivamente i produttori europei in una situazione di svantaggio, ad esempio nell’industria siderurgica.
Il settore automobilistico europeo si trova ad affrontare molteplici sfide, che vanno dagli elevati costi di produzione alla gestione del passaggio ai veicoli elettrici, fino al calo della domanda e all’aumento della concorrenza.
Questi problemi hanno portato alcune case automobilistiche europee a ridurre la capacità produttiva, mentre il principale attore della regione, Volkswagen sta valutando per la prima volta la chiusura di stabilimenti in Germania.
Joerg Burzer, membro del consiglio di amministrazione di Mercedes-Benz e responsabile della produzione, spiega che tutti gli stabilimenti dell’azienda sono ben utilizzati, a parte uno a Sindelfingen in Germania, dove viene prodotta la linea di modelli di alta gamma Classe S.
News
Danone e Unilever, vendite in crescita, rispettivamente, del 4,5% e del 13,3%. Superate le previsioni
Nel terzo trimestre 2024 Unilever e Danone hanno superato le stime di vendita. Rimane ancora il problema dei prezzi troppo alti.
Unilever e Danone hanno superato le stime di vendita nel corso del terzo trimestre 2024. Le due aziende hanno iniziato a rallentare gli aumenti dei prezzi e stanno investendo nell’innovazione per riconquistare i clienti, che nel corso degli ultimi mesi si erano rivolti a dei brand meno costosi per far fronte all’impennata dei prezzi determinata dall’inflazione.
Durante la pandemia i costi generali sono aumentati: ad incidere pesantemente sono le spese sostenute per il trasporto delle materie prime. I prezzi dei cereali e dell’energia sono aumentati dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. Unilever e Danone – come gran parte dell’industria alimentare confezionata – hanno dovuto aumentare i prezzi per riuscire a proteggere i margini. Questo ha portato gli acquirenti a passare a delle alternative più economiche, scegliendo le white label o i brand di proprietà di Walmart, Tesco e Carrefour.
Danone e Unilever, il problema dei prezzi
I prezzi di Unilever, nel corso del quarto trimestre 2022, sono aumentati del 13,3%. La divisione che si occupa della cura della casa è cresciuta di quasi il 17%, mentre quella legata ai gelati ha registrato un +14%.
Unilever ha registrato una crescita dei prezzi di base, nel corso del terzo trimestre 2024, ha registrato un +0,9%, con volumi di base in aumento del 3,5%, il più importante aumento a partire dal primo trimestre 2021. Le aspettative degli analisti, invece, si fermavano ad un 1% dei prezzi e ad un aumento del 3,2% dei volumi.
In una nota Hein Schumacher, amministratore delegato di Unilever, spiega che la società ha registrato un quarto trimestre consecutivo di crescita positiva e in miglioramento dei volumi, con ciascuno dei vari gruppi aziendali che ha registrato volumi più elevati anno dopo anno. Schumacher ha poi aggiunto che il sapone Dove, l’ammorbidente Comfort e i gelati Magnum hanno avuto buoni risultati.
Nel frattempo, anche la francese Danone ha superato le aspettative di vendita del terzo trimestre, spinta da un aumento del 3,6% nei volumi di vendita, mentre gli aumenti dei prezzi sono rallentati allo 0,7%, riflettendo la forte domanda in Nord America di prodotti ad alto contenuto proteico, creme per il caffè e acque.
Sia Unilever che Danone hanno mantenuto le loro previsioni per il 2024.
Danone ed Unilever, numeri rassicuranti
Nel corso del terzo trimestre Unilever ha registrato un aumento del 4,5% nelle vendite sottostanti, riuscendo a superare le previsioni degli analisti che si fermavano ad un aumento del 4,2%.
Tineke Frikkee, portfolio manager di Waverton Investment Management, spiega che è rassicurante vedere una forte crescita dei volumi nella maggior parte delle categorie. Un buon risultato nel settore dei gelati è utile, dato che si stanno preparando a uscire da questa divisione.
Unilever è al suo primo anno di svolta sotto la guida del CEO Schumacher. Come parte del piano, sta cercando di scorporare la sua attività di gelati, che produce Ben & Jerry’s e Cornetto. L’azienda sta anche spingendo nuovi prodotti, come il detersivo a ciclo rapido Wonder Wash, che continuerà a far salire di prezzo per aumentare le vendite.
Danone – produttore dello yogurt Activia, dell’acqua Evian e del latte per l’infanzia Aptamil – ha registrato un aumento del 4,2% nelle vendite comparabili nel terzo trimestre, superando le aspettative degli analisti che si aspettavano un aumento del 3,9%.
Juergen Esser, responsabile finanziario di Danone, prevede che in futuro possa esserci una certa inflazione nei costi dei materiali. Ma ha aggiunto che per aumentare il margine lordo, l’azienda deve creare il giusto equilibrio tra la produzione di volumi elevati e il mantenimento degli aumenti dei prezzi, garantendo al contempo una forte produttività.
È stato registrato il quinto trimestre consecutivo di crescita del volume delle vendite per Danone e il quarto per Unilever.
-
News4 days ago
Petrolio, il Brent in mattinata guadagna lo 0,4%. Chiusura settimanale positiva
-
News4 days ago
Morgan Stanley rivede i propri obiettivi climatici. La transizione green c’è, ma è lenta
-
Guida41 mins ago
Migliori 10 Piattaforme Trading Online
-
Guide Azioni2 weeks ago
Comprare azioni ENI
-
Guide Azioni2 weeks ago
Migliori azioni da comprare
-
Guide Azioni1 week ago
Comprare azioni ENEL
-
Guide Broker2 weeks ago
FP Markets