Arriva il primo yacht a idrogeno verde: costerà €600 milioni e sarà lungo oltre 100 metri

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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L’idrogeno verde sta per fare il suo ingresso nel mondo dei superyacht, grazie al nuovo Project 821 costruito da Fedship. Con un cartellino da oltre 600 milioni di euro, costerà oltre il doppio rispetto al precedente grande progetto del cantiere olandese. Sono tanti i record che questa imbarcazione riuscirà a battere, tra cui il fatto di essere il più grande yacht mai costruito nei Paesi Bassi. Il suo tratto più distintivo, però, è certamente quello di aver riconosciuto nell’idrogeno verde un modo per abbattere le emissioni delle imbarcazioni di lusso. Inizialmente il progetto era stato ordinato da Bill Gates, ma secondo i rumours sarebbe già stato messo in vendita dal magnate di Microsoft prima ancora di essere completato.

Le emissioni legate a yacht e jet privati vanno a toccare un tasto sensibile. Da una parte sono un mercato libero come tutti gli altri, ma dall’altra parte è un grande dispendio di emissioni inquinanti riservato a una fascia estremamente elitaria della società. Impossibile dimenticare, ad esempio, il celebre volo intercontinentale di Leonardo Di Caprio fatto su un jet privato per andare a ritirare un premio per la sostenibilità. Per questo si sente una forte pressione sulla trasformazione dei beni di estremo lusso in qualcosa che possa essere più sostenibile dal punto di vista ambientale.

presentazione della notizia su idrogeno verde impiegato per la prima volta in uno yacht
Attualmente il metanolo e l’etanolo sono combustibili più comuni per ridurre le emissioni del settore marittimo

Come funziona il superyacht a idrogeno

Il Project 821 sarà lungo 118 metri, e come tutte le imbarcazioni di queste dimensioni avrà bisogno di una quantità enorme di energia sia per la crociera che per alimentare tutti i sistemi di bordo: bagni, piscine, cucina, jacuzzi e tutti i comfort che saranno disponibili per il fortunato compratore. L’idrogeno verde sarà utilizzato soprattutto per alimentare questa seconda componente: a rotta di crociera, la maggior parte dell’energia necessaria per generare movimento arriverà comunque dal gasolio. Tutta la componente legata al hotel load, cioè l’energia elettrica necessaria per mantenere attivi gli altri sistemi di bordo. Nel caso in cui lo yacht viaggi a basse velocità, ad esempio in porto o in riserve ecologiche, sarà comunque possibile generare il 100% dell’energia -inclusa quella per il movimento- dalle celle a combustibile.

Per riuscire a superare le sfide tecnologiche e legislative, Feadship ha dovuto compiere imprese straordinarie. Tanto per cominciare, la trasformazione dell’idrogeno in energia è affidata a 16 celle a combustibile connesse a tutti i principali impianti dell’imbarcazione. Per garantire che il volume occupato dall’idrogeno non sia eccessivo, sarà necessario mantenerlo conservato ad alta pressione e a una temperatura di oltre 200 gradi sotto lo zero. Questo pone anche una serie di problemi sul fronte della sicurezza, a cominciare dal fatto che in questo momento non ci sono delle vere e proprie regole sulla gestione dell’idrogeno verde sulle imbarcazioni di grandi dimensioni.

Navigare con solo idrogeno verde implica poter accedere anche a luoghi che normalmente non sono accessibili per le navi a motore

Cresce l’uso dell’idrogeno nel settore marittimo

La notizia del Project 821 arriva pochi mesi dopo il lancio del primo traghetto a idrogeno finanziato da Shell, prima che il gruppo facesse passi indietro enormi su tutti i suoi progetti legati alla sostenibilità. L’idrogeno è un gas estremamente leggero, che migliora dunque la capacità di galleggiamento delle imbarcazioni. Al tempo stesso ha il grande problema di avere una bassa densità energetica, cioè di poter fornire poca energia per ogni metro cubo di volume a disposizione. Per ovviare a questo problema è necessario mantenere il gas conservato ad altissime pressioni, cosa che causa delle complicazioni importanti sul fronte della sicurezza. In mancanza di direttive e normative internazionali, l’adozione rimane lenta; grazie a progetti come quello di Feadship, però, i regolatori sono sempre più incentivati a creare un quadro normativo che possa chiarire i casi d’uso e le precauzioni da adottare.

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