Connect with us

News Economia

Fondo sovrano norvegese contro il trasferimento di Ferrovial

Pubblicato

on

Il fondo sovrano norvegese, che investe i proventi di petrolio e gas all’estero, si opporrà al piano di trasferimento della sede della Ferrovial, una multinazionale spagnola impegnata in progettazione, costruzione, finanziamento, gestione e manutenzione di infrastrutture di trasporto e servizi urbani, nei Paesi Bassi durante l’assemblea generale ordinaria degli azionisti che si terrà giovedì 13 aprile.

Secondo le istruzioni di voto pubblicate martedì 11 aprile dal fondo sovrano più grande del mondo (da 1.400 miliardi di dollari) sul suo sito web, questo voterà contro la prevista fusione inversa (una forma di acquisizione in cui una società privata più piccola acquisisce una società più grande quotata in Borsa) attraverso la quale la società verrebbe assorbita dalla sua filiale olandese interamente controllata FISE (Ferrovial International SE).

La decisione del fondo, che detiene una partecipazione dell’1,49% in Ferrovial, è in linea con le sue linee guida generali per le decisioni societarie.

immagine di presentazione della notizia sul fondo sovrano norvegese che si oppone al trasferimento di Ferrovial nei Paesi Bassi
Il macrofondo norvegese voterà contro il cambio di sede sociale di Ferrovial nel consiglio degli azionisti questo giovedì

Le ragioni della prevista fusione inversa

La Ferrovial aveva annunciato a febbraio un piano di fusione inversa in base al quale la sua controllata olandese FISE avrebbe assorbito la società di ingegneria e avrebbe cercato di essere quotata in Spagna, Paesi Bassi e Stati Uniti.

L’azienda aveva dichiarato in un comunicato che la FISE sarebbe diventata la principale holding di Ferrovial e la sua sede sociale si sarebbe spostata nei Paesi Bassi, aggiungendo che non si prevedeva alcun impatto sul business, sulla strategia e sulle operazioni quotidiane, né cambiamenti nei diritti di voto o nel consiglio di amministrazione. L’operazione sarebbe dovuta avvenire, appunto, nel secondo o terzo trimestre del 2023.

Il consiglio di amministrazione di Ferrovial aveva, inoltre, sostenuto che il trasferimento nei Paesi Bassi era stato concepito per creare una piattaforma che permettesse alla società di essere quotata negli Stati Uniti e di entrare negli indici azionari di quel Paese. La prevista doppia quotazione nei Paesi Bassi e in Spagna, infatti, dovrebbe facilitare la successiva richiesta di quotazione sul mercato statunitense.

L’annuncio a sorpresa della decisione del conglomerato edile di trasferire la propria sede aziendale è stato accolto con una forte opposizione da parte del governo spagnolo.

Il Segretario di Stato spagnolo per l’Economia, Gonzalo García Andrés, ha infatti assicurato lunedì in una lettera all’amministratore delegato di Ferrovial, Ignacio Madridejos, che la società sarà in grado di quotarsi alla Borsa di New York senza dover trasferire la sua società madre nei Paesi Bassi.

Inoltre, il ministro del Lavoro, Yoland Diaz, ha accusato la società di eludere le tasse. Ferrovial non ha risposto a questa accusa, ma ha dichiarato che l’82% delle sue entrate del 2022 provengono da fuori della Spagna.

A due giorni dal voto degli azionisti di Ferrovial sul trasferimento, dunque, il governo spagnolo ha chiesto alla società di riferire in merito all’assemblea generale di giovedì prossimo. Nel frattempo, il governo continua a fare pressioni sul presidente di Ferrovial, Rafael del Pino, affinché revochi la sua decisione.

La votazione deciderà il futuro di Ferrovial

Il fondo sovrano norvegese ha spiegato la sua decisione su Ferrovial ricordando le sue linee guida generali sulle decisioni aziendali. Nel valutare le transazioni societarie, infatti, si considera anche se c’è sufficiente trasparenza per prendere una decisione pienamente informata, se tutti gli azionisti sono trattati in modo equo e se non ci sono inutili conflitti di interesse, è stato dichiarato.

Tuttavia, il fondo sosterrà tutte le altre proposte presentate dal consiglio agli azionisti.

immagine di infrastruttura autostradale nel paesaggio urbano
La prevista doppia quotazione di Ferrovial nei Paesi Bassi e in Spagna dovrebbe facilitare la successiva richiesta di quotazione negli Stati Uniti

Lunedì tre associazioni di difesa degli azionisti di minoranza hanno appoggiato la mossa di Ferrovial. La World Federation of Investors (WFI), la European Better Finance e la spagnola AEMEC sostengono il trasferimento di Ferrovial nei Paesi Bassi e sottolineano l’importanza di rispettare la sovranità degli azionisti e la libertà di stabilimento nell’Unione Europea.

Anche la società di consulenza Glass Lewis & Co. non si è dimostrata contraria, dichiarando che la fusione inversa proposta non avrebbe un effetto significativo sui diritti degli azionisti, anche se potrebbe avere un impatto negativo sulla sua reputazione in Spagna.

Il fondo petrolifero norvegese investe in oltre 9.000 società, titoli a reddito fisso e immobili in 70 Paesi. Al 31 dicembre dello scorso anno aveva un valore di mercato di 12,43 trilioni di corone norvegesi (pari a 1,18 trilioni di dollari).

Questo, però, è uno degli azionisti di minoranza nel capitale di Ferrovial, per cui il suo voto contrario non significherebbe il rifiuto assoluto della mossa di Ferrovial nell’assemblea di giovedì. Si tratta, infatti, di una percentuale minima rispetto al 20,45% detenuto dal presidente e maggiore azionista, Rafael del Pino Calvo-Sotelo, che è anche presidente del consiglio di amministrazione della società, l’organo che il 28 febbraio ha presentato la proposta di trasferire la sede nei Paesi Bassi da sottoporre al voto dell’assemblea degli azionisti di giovedì.

Con un forte interesse per i fondamentali delle società e le notizie interne, è una persona curiosa e versatile che cerca di approfondire le sue conoscenze e rimanere sempre aggiornata leggendo report trimestrali.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Investimenti

Parla Jerome Powell: a rischio tagli da 25 punti base a dicembre? Mercati risk on giù!

Parla Jerome Powell e gela chi attende tagli certi e spediti: mancano segnali da economia.

Published

on

FED TAGLI PARLA POWELL

Jerome Powell conferma quello che è il sentiment che ha iniziato a serpeggiare sui principali mercati già da oggi. Non vi è alcuna fretta, dice il Presidente di Federal Reserve, di mettere mano ai tagli. Una situazione complessivamente articolata, quella che si sta verificando negli USA, che si basa però su un caposaldo importante: l’economia sta andando bene e le pressioni sono tornate sulla necessità di tagliare l’inflazione piuttosto che sullo stimolo all’economia.

I mercati ancora aperti, come quello di Bitcoin, hanno reagito con una contrazione importante, testimoniando così la dipendenza almeno sul medio e lungo periodo del ritorno su livelli di tassi non restrittivi. Per la reazione delle borse principali, al netto di quanto sta avvenendo sull’after hours, si dovrà comunque aspettare domani. Di tempo affinché i mercati digeriscano quanto in realtà avevano iniziato a digerire già da oggi ce n’è.

Un Jerome Powell titubante: tagli potranno aspettare

Non è chiaro se si sia riferito già all’appuntamento del 18 dicembre, ultimo dell’anno, durante il quale i mercati si attendono comunque in maggioranza che ci siano dei tagli da 25 punti base. Ad ogni modo Jerome Powell è stato relativamente chiaro: l’economia non sta mandando segnali che spingano Federal Reserve ad affrettarsi nel taglio ai tassi.

Un gioco di equilibri all’interno di una singola frase che però lascia aperta la porta comunque a tagli a gennaio per poi rivalutare la situazione già a gennaio 2025. Jerome Powell continua inoltre a indicare nei dati l’unica bussola che Fed seguirà per le prossime decisioni. Dichiarazioni che non indicano in realtà nulla di nuovo, ma che sono bastate a gettare nello sconforto almeno parte degli asset risk on. La sentenza definitiva arriverà domani, alla riapertura di mercati tradizionali, che decreteranno se ci sarà ulteriore spazio per la corsa oppure se sarà il caso riconsiderare la corsa incredibile che ha comunque occupato tutto il 2024.

Continue Reading

News Economia

Inflazione secondo aspettative negli USA: +2,6% per CPI, +3,3% per CORE. Ora tagli in dubbio?

Arrivano i dati dell’inflazione USA, perfettamente allineati con le previsioni. Bitcoin spinge verso il record.

Published

on

INFLA USA COSA

Tutto secondo previsioni, o forse no. L’inflazione negli USA fa registrare una Core ferma al 3,3%, e un’inflazione classica al 2,6%, vicina a quella delle previsioni che si erano però rapidamente innalzate nel corso delle ultime ore. Siamo dunque in linea con quanto i mercati si aspettavano, per quanto questi dovranno emettere la loro sentenza definitiva durante la riapertura dei mercati alle 15:30 ora italiana. Difficile interpretare per ora, alla luce del rimbalzo per l’inflazione classica, quali saranno gli intendimenti di Federal Reserve per l’incontro del FOMC di dicembre, che è ancora in bilico per quanto riguarda la possibilità di tagliare o non tagliare i tassi di ulteriori 25 punti base.

Una situazione che comunque non è di particolare angoscia per i mercati, che non prenderebbero forse troppo male la possibilità di rallentare il percorso di ritorno verso i tassi neutrali (che però nessuno conosce), cosa che potrebbe essere interpretata anche come maggiore fiducia verso il soft landing, l’atterraggio morbido per l’economia USA che potrebbe a questo punto evitare la recessione.

Intanto i mercati già aperti…

Per ora atteggiamento pimpante anche sul mercato di riferimento quando le borse USA sono chiuse, ovvero quello di Bitcoin. Spike verso l’alto poi ampiamente corretto e poi ripartito, segno che di incertezza ce n’è ancora tanta e che servirà a conferma la guida da parte delle borse USA per capire quale direzione prendere.

Dati che dunque non cambiano granché a livello macro – con i prossimi sul mercato del lavoro che potrebbero essere i più importanti per quanto riguarda la prossima decisione di Federal Reserve. Decisione che comunque non sarà granché decisiva in termini di ritorno verso tassi espansivi. Come ha già ricordato infatti Jerome Powell, siamo ancora ampiamente in territorio restrittivo e con ogni probabilità dovremo rimanerci ancora a lungo, almeno fino a quando non si sarà convinti al 100% della traiettoria dell’inflazione verso il 2%.

Continue Reading

Investimenti

Parla Neel Kashkari di Fed Minneapolis: se inflazione sopra +2,4% no tagli ai tassi

Si riapre lo scenario del “no tagli” a dicembre. Parla Neel Kashkari di Federal Reserve Minneapolis.

Published

on

KASHKARI TAGLI

Parla Neel Kashkari di Federal Reserve Minneapolis – tra i falchi designati di questo ciclo – che mette le mani avanti sulle prossime decisioni di Federal Reserve per quanto riguarda i tassi di interesse, che saranno dettate anche dal dato sull’inflazione in arrivo il 13 novembre. Un dato sull’inflazione che ci si aspetta relativamente alto e in controtendenza rispetto al calo degli scorsi mesi.

Un dato alto che potrebbe, dice Kashkari, mettere in dubbio il taglio previsto per dicembre, ovvero il secondo dei tagli che sarebbero dovuti arrivare a conclusione del 2024. Poco male, per quanto i mercati preferirebbero certamente avere un altro taglio e dunque un ritorno a maggiore liquidità il prima possibile.

Tra il dire e il fare, lo spauracchio dell’inflazione…

Il problema torna a essere quello di qualche mese fa. L’inflazione potrebbe tornare a fare capolino. Tenendo conto di un mercato del lavoro che è però ancora forte, potrebbe essere proprio l’aumento dei prezzi per i consumatori a tornare preponderante e dunque a indirizzare le prossime decisioni di Fed. Questo almeno nella lettura di Neel Kashkari, che ha un atteggiamento mediamente hawkish e che i mercati non sembrerebbero condividere appieno.

Servirebbe un dato importante – nel senso di un dato più alto delle previsioni – che sono fissate intorno al 3,3% in termini di consenso per la Core e al 2,4% invece per l’inflazione classica. Per ora Fed Watchtool indica come probabilità dei tagli di 25 punti base a dicembre il 62%. Qualcosa che potrebbe cambiare comunque secondo il dato di domani, come ha appunto indicato Kashkari, che sarà anche hawkish, ma che nel caso di inflazione più alta del previsto potrebbe finire per avere ragione. Una ragione che potrebbe avere un impatto negativo su borse che stanno vivendo un grande 2024. E che aprirebbe però di nuovo ad una lettura ancor più interessante: se si può rallentare sui tagli, vuol dire che Fed ha enorme fiducia sulla possibilità di un soft landing, fiducia dettata dallo stato complessivo dell’economia USA.

Continue Reading

Investimenti

Federal Reserve taglia di 25 punti base. Occhi puntati sul discorso di Jerome Powell

Federal Reserve taglia i tassi di 25 punti base. Ora parla Powell che darà una direzione ai mercati.

Published

on

Fed tagli tassi

Il FOMC delibera quanto era più che scontato. Taglio di 25 punti base ai tassi di interesse negli USA, seguendo quanto Powell aveva già indicato nella precedente riunione. Dovrebbe essere, a meno di clamorosi rimbalzi da parte dell’inflazione, il penultimo dei tagli di questo 2024. Cosa che però dovrà essere confermata anche dalla conferenza stampa di rito di Jerome Powell che si terrà alle 20.30 ora italiana. Una conferenza stampa che arriva al termine di una settimana che è stata dominata dalla questione elettorale.

La vittoria di Donald Trump non impatterà in alcun modo sulle prossime decisioni di una banca centrale, Federal Reserve, che rimane la più indipendente dal potere politico al mondo. Cii sarà però da fare qualche considerazione di medio e lungo periodo, in particolare in corrispondenza con politiche fiscali che si preannunciano come fortemente espansive, politiche fiscali che dovranno con ogni probabilità portare ad una sorta di contenimento delle politiche monetarie gestite da Federal Reserve.

Tutto secondo programma

Tutto secondo programma da Federal Reserve, con il FOMC che chiude la riunione comunicando tagli da 25 punti base. Tagli che erano stati in realtà anticipati da Jerome Powell e che sono giustificati sia da un rallentamento dell’inflazione, sia al tempo stesso da un rallentamento del mercato del lavoro. Per ora le condizioni per un soft landing sembrerebbero confermate: trimestrali e PIL confermano un’economia USA ancora in salute.

L’ultima parola però dovranno darla i mercati, per ora relativamente fiduciosi di quanto sta facendo Powell – tenendo però sempre conto del fatto che non tutto sarà nelle mani di Federal Reserve. Ora occhi puntati sulla conferenza stampa di Jerome Powell: il Presidente di Federal Reserve non è uomo di grandi proclami – e gli analisti si produrranno in esegesi di gesti, sguardi e parole per cercare di capire quale sarà la prossima direzione di Federal Reserve in termini di tassi.

Continue Reading

Investimenti

I mercati anticipano le elezioni: 3 asset che prevedono il prossimo presidente degli Stati Uniti

Andamento dei mercati utile per anticipare l’esito delle elezioni? Ecco tre asset che ci provano.

Published

on

AZIONI FORECAST ELEZIONI

Per quanto si potrebbe brancolare nel buio per i prossimi giorni – e più avanti vedremo perché – i mercati cominciano a posizionarsi in relazione al possibile esito delle elezioni USA. Molti titoli sono una sorta di scommessa binaria sulle elezioni e sono anche quelli che stanno muovendosi maggiormente in queste ore ancora a urne aperte negli USA.

Una concomitanza di votazioni a borse aperte – tra le altre cose con i primi early vote che vengono conteggiati già – che agli europei e in particolare agli italiani sembrerà relativamente strana. Sia perché in genere le elezioni si tengono nei festivi, con la possibilità di una coda il lunedì, sia perché difficilmente le elezioni hanno un impatto così radicale sull’andamento delle borse, almeno dalle nostre parti. C’è l’andamento di almeno tre titoli e comparti che è interessante analizzare in queste prime ore.

I mercati aprono a Donald Trump? Tre sì che arrivano dai mercati

C’è da fare una premessa prima di guardare alle performance degli asset che starebbero confermando una sorta di pregiudizio pro-Trump. Con ogni probabilità in diversi si stanno posizionando con l’arrivo dei primi early vote conteggiati, non tenendo conto del fatto che anche nelle precedenti elezioni questi finirono per favorire Trump, salvo poi essere smentiti. In Florida il candidato repubblicano sembrerebbe essere sufficientemente tranquillo, ma è anche vero che mai era stata messa in discussione la possibilità che la Florida diventasse blu.

  • DJT

È il titolo a mo’ di opzione sull’elezione di Donald Trump. Dopo un andamento in larga parte ondivago nel corso dell’ultima settimana di ottobre, il titolo ha ripreso a crescere. Oggi fa registrare un solido +14%, che sembrerebbe essere un messaggio dei mercati su quanto si aspettano che arrivi dalle elezioni. Scommessa però assai rischiosa, almeno in questo preciso momento, quando di dati concreti se ne hanno ancora molto pochi e forse troppo pochi.

  • Bitcoin

È tornato sopra i 70.000$, con una corsa importante che ha occupato quasi tutta la sessione di scambi negli USA. Anche Bitcoin è ritenuto una sorta di Trump trade, ovvero un asset che avrebbe giovamento dall’eventuale vittoria repubblicana. Anche qui però è consigliata la massima attenzione. Siamo sia in un campo invero assai volatile, sia ancora nella speculazione più assoluta e totale.

  • SPX500

Pimpante, molto. Un vecchio adagio di Wall Street dice che SPX500 difficilmente si interessa delle elezioni, ed è forse la cosa più saggia da portare a casa nel contesto attuale. Prima di attribuire il potere di vaticinio ai movimenti di mercato oggi, sarà il caso di vedere almeno i primi voti importanti che… arriveranno.

Continue Reading

Trending