Il Regno Unito potrebbe presto avere una società nazionale per la produzione di energia rinnovabile

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Le elezioni in Regno Unito sono ormai alle porte: il 4 luglio i cittadini saranno chiamati a votare e sembra che ci sia già un favorito evidente. Il partito Labour mostra un vantaggio chiaro in tutti i sondaggi, per cui è molto probabile che sarà Rishi Sunak a vincere la prossima tornata elettorale. Questo porta già a una serie di speculazioni su quali potrebbero essere le conseguenze per l’economia locale. Tutti i partiti -meno uno- insistono sulla necessità di azzerare gradualmente le emissioni di CO2, ma il partito Labour intende farlo con un progetto molto ambizioso e piuttosto polemico. Si tratterebbe di lanciare una società pubblica, chiamata GB Energy, con cui verrebbero fatti tutti gli investimenti necessari per aumentare la produzione di energia rinnovabile in UK.

GB Energy sarebbe una società controllata al 100% dal governo di Londra, che verrà finanziata con denaro pubblico e cercherà di offrire sia un servizio sociale che un laboratorio per testare nuove tecnologie legate alla riduzione delle emissioni inquinanti. L’energia prodotta da GB Energy sarebbe poi venduta sul mercato a un prezzo che, secondo le dichiarazioni di Sunak, dovrebbe essere sensibilmente inferiore a quello praticato dalle imprese private. Anche se è possibile che la società possa decidere di rinunciare ai margini sul venduto, però, non è chiaro come un’azienda neonata possa effettivamente competere così tanto sui prezzi con le imprese private.

presentazione della notizia su possibile società pubblica per le rinnovabili in UK
Sembra che il paese sia diretto verso l’opposto della politica di privatizzazioni che procede invece nel resto d’Europa

Una minaccia per il settore privato

L’annuncio di GB Energy non è stato accolto con grande entusiasmo da parte delle tante società private che si occupano della produzione di energia rinnovabile in Regno Unito. In questo momento in UK ci sono già, ogni anno, delle aste per gli appalti di grandi parchi eolici e fotovoltaici da realizzare su terreni governativi. La competizione tra diverse imprese impone al mercato di trovare la soluzione più efficiente, realizzando così un sistema vincente per la popolazione e per le imprese. Passare a un sistema in cui la concorrenza proviene anche da un’impresa pubblica che non ha il profitto come priorità può rendere questi processi più lenti, pesando sulle tasche dei consumatori in un altro modo (tasse e accise) in cambio di una riduzione delle bollette.

Detto questo, sembra che Sunak e il partito Labour non abbiano dubbi sul fatto che GB Energy sia una buona idea. Si insiste soprattutto sulla creazione di posti di lavoro e sulla possibilità di stringere partnership con il settore privato per assicurarsi che le imprese locali non vengano tagliate fuori dal mercato. Si parla di un investimento da £8.3 miliardi solo per la fase iniziale del progetto; dal momento che non c’è uno scopo di lucro, è probabile che poi sia necessario capitalizzare l’azienda maggiormente nel corso degli anni.

Grazie alla geografia favorevole, l’eolico offshore è una grande opportunità nel Regno Unito

20.000 progetti già adocchiati

L’obiettivo per GB Energy sarebbe quello di intervenire su 20.000 progetti che vanno dalla sostituzione delle ultime centrali a carbone fino alla realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia rinnovabile. Inoltre si intende investire molto sull’idrogeno verde, oltre che su altre tecnologie considerate importanti per la transizione energetica e che in questo momento non sono ancora convenienti da un punto di vista economico. In questo momento il Regno Unito non ha un’impresa pubblica per la produzione di energia come Eni in Italia, EDF in Francia o Equinor in Norvegia. Nel corso degli anni, però, questi paesi sono andati sempre di più verso la strada della privatizzazione e della liberalizzazione del mercato. Sarebbe la prima volta in oltre vent’anni in cui un paese europeo decide di fare un passo opposto, verso una presenza maggiore del settore pubblico nel mercato energetico.

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