Nuovi dazi europei sulle uova provenienti dall’Ucraina: l’UE difende i produttori locali

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La Commissione Europea ha intenzione di introdurre nuovi dazi sulle importazioni ucraine di uova, per lo meno sopra una certa soglia di import annuale. La misura arriva in un momento di subbuglio europeo, con le ultime elezioni che hanno visto il comparto agricolo votare completamente nella direzione opposta rispetto alla tornata elettorale precedente. Una delle ragioni per cui a inizio anno ci sono state le forti proteste degli agricoltori in tutta Europa è proprio che l’UE ha concesso degli accordi di libero scambio molto convenienti per l’Ucraina. La decisione europea è stata voluta per aiutare il paese a resistere economicamente di fronte all’invasione russa, ma i produttori locali che sono stati toccati da queste misure non l’hanno presa bene.

Dopo un inizio duro nelle trattative tra UE e comparto agricolo, ora la Commissione sta cercando di venire incontro al settore. Le leggi ucraine che regolamentano la produzione di materie prime agricole sono decisamente meno stringenti rispetto a quelle europee, così come i costi dei fattori produttivi sono drasticamente inferiori. I prodotti ucraini hanno un vantaggio di prezzo molto grande rispetto a quelli europei, per cui le importazioni senza dazi sono considerate un problema per gli imprenditori dei paesi UE. Alla fine verrà mantenuta una soglia di importazioni senza dazi, ma al di sopra di questo tetto si tornerà a pagare. A dirlo è uno dei principali portavoce dell’Unione Europea, ma l’iter burocratico resta ancora da affrontare.

presentazione della notizia su nuovi dazi UE su prodotti ucraini
L’UE ha importato €22,3 miliardi di prodotti agricoli ucraini nel 2023

Dazi anche sull’avena

L’Ucraina è uno dei principali produttori mondiali di cereali, al punto che inizialmente le proteste degli agricoltori europei riguardavano proprio commodities come grano, malto e farro. Ora la Commissione Europea ha già annunciato di voler introdurre dazi sull’avena proveniente dall’Ucraina, ma nuovamente solo al di sopra di un certo volume. Lo scorso anno le importazioni ucraine di uova in Europa sono aumentate del 75% e quelle di avena sono aumentate di oltre il 100% rispetto al periodo pre-invasione. Una ridistribuzione della ricchezza che, aiutando gli agricoltori ucraini, lascia quelli europei senza possibilità di competere sul mercato interno.

Inizialmente le importazioni di uova in Europa non erano state viste come un problema, dal momento che la produzione europea si stava ancora riprendendo dai focolai di influenza aviaria che si erano manifestati nel pre-pandemia. Ora che la produzione è tornata sui livelli precedenti, non c’è spazio nel mercato per i produttori locali e per quelli ucraini a meno che i dazi non bilancino le cose. Per il momento il ministero dell’agricoltura ucraino non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, evitando incidenti diplomatici con i principali finanziatori e sostenitori dello sforzo militare contro la Russia.

L’Ucraina è il terzo esportatore mondiale di cereali

L’Ucraina trova altre strade

Malgrado l’UE stia arginando le importazioni di commodities prodotte in Ucraina, le imprese ucraine stanno già trovando altre strade per poter commerciare materie prime. A maggio le esportazioni di metalli hanno toccato il punto più alto da 5 mesi a questa parte, mentre Maesk e LLoyd -due delle principali società di spedizioni marittime al mondo- hanno ripreso a inviare le loro navi verso i porti ucraini per esportare verso altre mete. Già molti mercati, tra cui quello della produzione di frutta, hanno visto un aumento importante dell’export grazie al ritrovato traffico navale. Grazie alle rotte che costeggiano le acque territoriali rumene, oggi è diventato decisamente meno pericoloso per i carichi cargo salpare dal porto di Odessa.

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