Petrolio, dalla riunione dell’Opec potrebbero non arrivare novità di rilievo

Petrolio, dalla riunione dell'Opec potrebbero non arrivare novità di rilievo
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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Le quotazioni del petrolio sono scese leggermente: le prospettive dell’offerta sono migliorate e la tiepida crescita della domanda ha contribuito a far superare i timori circa un’escalation del conflitto in Medio Oriente. E sull’impatto che potrebbe avere sulle esportazioni di petrolio.

Nel corso della mattinata i future del greggio Brent con consegna a dicembre si sono attestati a 71,21 dollari barile, perdendo lo 0,7%, pari a 49 centesimi di dollaro. Andamento simile per i future sul greggio West Texas Intermediate (Wti), che si è attestato a 67,62 dollari al barile, perdendo lo 0,8% (pari a 55 centesimi di dollaro).

Petrolio, cosa pesa sulla quotazione

La possibilità di una ripresa delle produzione in Libia ha pesato sulle quotazioni del petrolio. Il Parlamento orientale del Paese si sarebbe messo d’accordo per approvare la nomina di un nuovo governatore della banca centrale. Una decisione particolarmente importante, che potrebbe mettere fine ad una crisi che ha determinato una riduzione drastica della produzione di petrolio in Libia.

Giovanni Staunovo, analista di UBS, ha spiegato che, almeno per ora, le forze contrapposte stanno mantenendo il petrolio in una posizione laterale. Staunovo ha indicato come fattori positivi gli stimoli cinesi, la crescita della domanda di petrolio statunitense e il rallentamento della crescita dell’offerta di greggio dagli Usa, mentre come fattori negativi c’è l’imminente ripresa della produzione libica.

In Cina, l’attività manifatturiera ha subito una brusca contrazione a settembre. Gli analisti ritengono che una serie di misure di stimolo adottate la scorsa settimana saranno probabilmente sufficienti a riportare la crescita della Cina nel 2024 a circa il 5%, dopo che per diversi mesi i dati inferiori alle previsioni hanno gettato dubbi su tale obiettivo.

Petrolio, il dubbio sulla politica dell’Opec

Secondo molti osservatori è improbabile che l’Opec, questa settimana, possa raccomandare delle modifiche all’attuale accordo per ridurre la produzione di petrolio. E che possa iniziare ad annullare alcuni tagli di dicembre.

Alcune fonti citate da Reuters avrebbero riferito che, sebbene la situazione del mercato del petrolio risulti essere leggermente complicata, non si aspettano una nuova decisione o alcuna modifica degli accordi Opec nel corso della riunione prevista per mercoledì 2 ottobre 2024.

L’Opec sta attualmente tagliando la produzione di un totale di 5,86 milioni di barili al giorno, pari a circa il 5,7% della domanda globale, nell’ambito di una serie di misure concordate dalla fine del 2022.

Il suo ultimo accordo prevede che la produzione aumenti di 180.000 barili al giorno a dicembre, come parte di un piano per smantellare gradualmente il suo ultimo strato di tagli volontari nel corso del 2025. L’aumento è stato posticipato da ottobre dopo il crollo dei prezzi.

Durante la riunione e nelle prossime settimane si porrà l’accento anche sul rispetto dei tagli da parte dei Paesi, in particolare di Iraq e Kazakistan, che hanno promesso tagli alla compensazione pari a 123.000 barili al giorno a settembre e altri nei mesi successivi per compensare la sovrapproduzione passata.

Secondo quanto riporta Reuters, una fonte interna all’Opec avrebbe dichiarato che quando sarà più chiaro se i tagli alla compensazione sono stati effettuati a settembre, l’aumento di dicembre potrà essere predisposto ufficialmente, poiché l’aggiunta netta di offerta al mercato sarà minima. Tuttavia, secondo gli analisti, la mancata conformità potrebbe spingere l’Arabia Saudita e altri paesi ad allentare più rapidamente i tagli a partire da dicembre.

Helima Croft, analista di RBC Capital, in un rapporto ha spiegato che se alcuni paesi non si adegueranno, ci si dovrà aspettare una cessazione più rapida dei tagli volontari.

Il JMMC – che riunisce i ministri del petrolio dell’Arabia Saudita, della Russia e di altri importanti produttori – si riunisce solitamente ogni due mesi e può formulare raccomandazioni per modificare le politiche.

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