Stellantis: 25.000 posti a rischio. È scontro con il governo

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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È ancora bagarre in un settore auto che ha già sofferto negli USA e che come avevamo anticipato avrebbe avuto problemi seri anche in Europa. Secondo l’allarme lanciato dal segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano, che parla di 25.000 posti a rischio dato che sono in scadenza – e non esistono ancora accordi per il rinnovo – gli ammortizzatori sociali che sono destinati appunto a Stellantis. Una situazione preoccupante per il gruppo e anche per l’industria italiana. I posti di lavoro a rischio sarebbero quasi equamente divisi tra Stellantis e gruppi che lavorano nell’indotto, per un effetto a catena invero preoccupante.

Un settore auto che, tanto negli USA quanto in Europa, è quasi dipendente dall’intervento diretto degli Stati, vuoi sotto la forma di aiuti fiscali, vuoi con investimenti diretti, vuoi con interventi protezionistici, vuoi ancora con massicci ammortizzatori sociali. Il problema sollevato da Fim Cisl riguarderebbe nello specifico l’esaurimento della cassa integrazione, anche in deroga, per un numero importante di addetti.

Stellantis: il caso delle casse integrazione

Di temi che si incrociano tra Stellantis e il governo italiano sono diversi. Dagli investimenti diretti al mantenimento di certi livelli occupazionali e produttivi, passando per il tema, sollevato appunto da CISL, del termine delle casse integrazione, per le quali sono stati esauriti i 3 anni previsti dalla legge e anche ogni possibile tipo di deroga.

Gli interessati sarebbero circa 25.000 tra dipendenti diretti di Stellantis e invece quelli dell’indotto della componentistica, per un settore auto che si trova a fronteggiare sfide importanti sia in termini di domanda, sia invece di attacco diretto dei produttori cinesi sul comparto, quello elettrico, che doveva essere uno dei binari per incanalare le speranze di crescita dell’intero comparto.

Un altro dossier, questo, che finirà sulle scrivanie del governo, con le questioni che però – in particolare nel mondo auto – si accumulano.

Un settore auto in cerca d’autore

Che il settore auto sarebbe stato uno dei più caldi dell’estate e dell’autunno non è esattamente un mistero per gli analisti più arguti. Questioni sindacali avevano imposto a Stellantis degli accordi non granché vantaggiosi negli USA, mentre in Europa il settore boccheggia per una domanda che ha esaurito il backlog creatosi durante la pandemia e per una concorrenza cinese spietata, più economica, che sta prendendo piede e che anche i dazi recentemente aumentati potrebbero non arrestare.

Il settore auto, che in Europa conta centinaia di migliaia di addetti rimane uno dei nodi da sciogliere di un’industria prima italiana e poi europea in crisi di identità, di profitti, di margini e anche di visioni future.

Il tema degli ammortizzatori sociali, panacea per problemi più strutturali ai quali si è ricorso con una certa frequenza, è soltanto uno dei temi che sarà necessario affrontare sia a livello politico, dicono gli analisti, sia a livello più strettamente economico.

Tutto questo mentre il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha dovuto smentire uno scontro con il gruppo Stellantis su temi di incentivi, produttività e impiego, con rumors che parlano di insofferenza del governo nei confronti del gruppo per impegni precedenti che non sarebbero stati rispettati.

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