Acciaierie europee ancora in difficoltà: dazi su EVs e limiti alle importazioni non fanno alzare i prezzi

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Fact checked by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Malgrado gli sforzi dell’Unione Europea per fare in modo che le acciaierie del continente tornino a crescere, la situazione -secondo i dati ufficiali dei produttori- non sta migliorando. L’UE ha introdotto importanti limiti alle importazioni per cercare di forzare i compratori ad acquistare metallo europeo, così come sono stati alzati i dazi sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi che teoricamente dovrebbero favorire la domanda di acciaio in UE. Malgrado ciò, i produttori fino a questo momento non riescono ad alzare i prezzi per via di una domanda ancora molto tiepida.

Da una parte è normale che i cambiamenti fatti dall’UE abbiano bisogno di tempo prima di fare effetto, ma al tempo stesso appare evidente che la domanda sia principalmente limitata dal fatto che la crescita economica europea rimane stagnante. I tassi d’interesse ancora elevati rendono poco conveniente investire nella costruzione di immobili e infrastrutture, mentre l’attività dei consumatori continua a trovarsi in un momento non brillante. Il problema dei produttori europei è che, al prezzo attuale di 620-630€ per tonnellata che vige attualmente sui mercati europei, produrre margini positivi è difficile. Le acciaierie europee vorrebbero arrivare ad almeno 650€ per tonnellata per assicurarsi di poter generare profitti in modo prevedibile.

I produttori europei faticano a offrire meno di 650€ per tonnellata

Ancora in crisi i margini

In questo momento i porti italiani vedono l’arrivo di acciaio da Giappone, Taiwan e Vietnam a prezzi di 645€ per tonnellata una volta considerati tutti i dazi e i limiti alle importazioni. L’UE ha già annunciato a fine maggio dei piani per limitare le importazioni da tutto il mondo al 15% della domanda annuale di acciaio in Europa, ma fino a questo momento i piani non si sono trasformati in azioni concrete. Di conseguenza persiste una situazione in cui gli importatori riescono a pagare tutti i costi e comunque rimanere leggermente più competitivi rispetto ai produttori europei. Considerando anche una domanda non elevata, la situazione diventa di mese in mese più pesante per le acciaierie dell’Unione.

Secondo l’associazione delle acciaierie europee, la minaccia principale in questo momento sono i produttori vietnamiti. Questi riescono tranquillamente ad arrivare 635-640€ per tonnellata nei porti italiani, la destinazione tipica da cui poi i rotoli d’acciaio vengono esportati verso gli altri mercati europei. Intanto si aspetta di vedere se, effettivamente, con l’introduzione dei dazi sulle importazioni di veicoli elettrici si noterà un aumento della domanda di acciaio da parte dei produttori di automobili. Per il momento non sembra essere il caso, ma l’adattamento della supply chain potrebbe richiedere diversi mesi.

I produttori vietnamiti approfittano di costi di produzione decisamente più bassi

Pesano i tassi elevati

Dopo aver abbassato i tassi d’interesse al 3,75%, sembra che la Banca Centrale Europea aspetterà ancora diversi mesi prima di eventualmente fare un altro scatto da 25 punti base. Da una parte è l’effetto di una Federal Reserve che continua a non tagliare i tassi, dall’altro è il risultato di un’inflaizone che fino a questo momento fatica a scendere stabilmente al di sotto del target del 2%. Questo rimane un fattore estremamente incisivo sulla crescita economica, soprattutto quando si parla dell’attività di costruzione di immobili e infrastrutture che guida la domanda di acciaio in Europa. Con l’export di auto europee che si riduce di anno in anno, a maggior ragione, difendere i produttori locali è diventato importante per evitare che l’import domini il mercato.

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