Le azioni tecnologiche asiatiche crollano a causa del nuovo protezionismo Usa

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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In Asia le azioni tecnologiche – principalmente quelle legate ai chip – sono crollate dopo il diffondersi di una news secondo la quale gli Usa stavano valutando di imporre alcune restrizioni, che avrebbero reso più severe le esportazioni di tecnologie avanzate per i produttori di semiconduttori verso la Cina.

A pagare dazio al diffondersi di queste notizie è stata principalmente Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC), il più grande produttore di chip, che ha lasciato sul terreno la bellezza di 52,13 miliardi di dollari nell’arco di due giorni

I mercati sono stati pesantemente condizionati dalle parole del candidato repubblicano alla presidenza statunitense Donald Trump, che ha affermato che Taiwan avrebbe dovuto pagare gli Usa per la sua difesa. Una dichiarazione che ha avuto un impatto sulle azioni TSMC, facendole crollare del 2,4%. La società, nei risultati finanziari che ha pubblicato in giornata, ha annunciato di aspettarsi un aumento del fatturato del 34% nel corso del terzo trimestre 2024. L’utile netto ha superato le aspettative del mercato.

Azioni tecnologiche, non crolla solo TSMC

Sono molte le azioni tecnologiche che sono crollate. Il problema non è stato circoscritto unicamente a TSMC. Tra i colossi asiatici hanno registrato delle perdite simili ci sono:

  • SK Hynix, produttore di chip sudcoreano, ha perso il 3,6%;
  • Tokyo Electron ha registrato un calo dell’8,75%;

Global X Asia Semiconductor – un fondo negoziato che ha in portafoglio i seguenti titoli: SK Hynix, Tokyo Electron, TSMC e Samsung Electronics – ha perso l’1,74%, riducendo i guadagni annuali al 16,7%.

Segnali di debolezza, per le azioni tecnologiche, arrivano anche dall’Europa, dove l’indice  STOXX 600 ha registrato un +0,2%, ma il sottoindice tecnologico è sceso al minimo da sei settimane. L’ultima quotazione è scesa dello 0,37%.

Secondo Bloomberg News l’amministrazione del presidente Joe Biden starebbe valutando una misura chiamata Foreign Direct Product Rule” che permetterebbe al governo statunitense di impedire la vendita di un determinato prodotto, nel caso in cui non sia stato realizzato con della tecnologia statunitense. Questo, in estrema sintesi, comporterebbe delle pesanti limitazioni per aziende come Tokyo Electron e ASML e avrebbe impattato pesantemente sulle azioni tecnologiche asiatiche.

Il protezionismo statunitense, quale impatto ha sulle azioni tecnologiche

Gli investitori che guardano alle azioni tecnologiche sono preoccupati dall’atteggiamento protettivo di Washington nei confronti dell’industria manifatturiera statunitense dei semiconduttori. L’industria, infatti, è considerata strategicamente importante per competere con la Cina.

Secondo Kang Jin-Hyeok, analista di Shinhan Securities, queste preoccupazioni, sostanzialmente, hanno avuto la meglio sui recenti utili pubblicati da ASML: le sue ingenti vendite proprio alla Cina la rendono uno dei principali bersagli delle restrizioni che si vorrebbero introdurre negli Usa. Secondo Kang, i fattori macro e geopolitici hanno avuto un ruolo più importante dei fondamentali.

Nel secondo trimestre, la Cina ha rappresentato circa il 49% delle vendite di sistemi litografici di ASML e rappresenta circa il 20% del suo portafoglio ordini.

TSMC ha dichiarato che il 69% dei suoi ricavi proveniva da clienti con sede in Nord America e il 9% dalla Cina. Analogamente, SK Hynix ha affermato che nel 2023 il 31% delle sue vendite proveniva dalla Cina.

L’amministrazione Biden ha adottato misure aggressive per limitare l’accesso cinese alla tecnologia dei chip all’avanguardia. Sono state introdotte alcune restrizioni per limitare le esportazioni di processori di intelligenza artificiale progettati da alcune aziende, tra le quali rientra Nvidia.

Le ultime difficoltà nelle relazioni tra la Cina e gli Usa hanno accelerato quelli che sembravano i primi segnali di una rotazione degli investitori dalle più importanti azioni tecnologiche (le cosiddette Big Tech) a quelle più piccole, convinti che i tassi di interesse statunitensi più bassi andranno a vantaggio delle aziende più piccole.

Ricordiamo che il boom globale dell’intelligenza artificiale ha portato quest’anno a un rally strepitoso delle azioni tecnologiche che ha superato i record, con il Nasdaq, in aumento del 20% fino ad oggi, mentre l’indice S&P 500 è aumentato del 17%.

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