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Russia, Tinkoff Bank sospende le negoziazioni in euro

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Tinkoff Bank, banca russa con sede a Mosca, ha annunciato ieri che sospenderà temporaneamente le negoziazioni in euro a partire da oggi, come conseguenza di un’ulteriore serie di sanzioni imposte alla Russia dall’Unione Europea (al momento si tratterebbe del decimo pacchetto). L’UE ha infatti approvato tre giorni fa un ulteriore round di sanzioni per punire il Paese in seguito alla decisione di invadere l’Ucraina. Le sanzioni includono l’esclusione di altre banche, tra cui Tinkoff e la privata Alfa-Bank, dal sistema di pagamenti globali SWIFT.

Tinkoff ha dichiarato che sarà possibile continuare ad effettuare prelievi in ​​euro, mentre lo scambio della valuta europea sarà sospeso dal 27 febbraio 2023, aggiungendo invece che continuerà a fornire servizi di cambio in altre valute, compreso il dollaro americano. La sospensione delle negoziazioni in euro arriva in un momento di crescente incertezza sui mercati finanziari, a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina, e del rischio di sanzioni internazionali.

In un’ulteriore dichiarazione Tinkoff ha affermato di aver preparato delle contromisure alle sanzioni che consentirebbero un trasferimento degli asset, entro tre settimane, a una nuova società non sanzionata.

foto di banconote in euro
La banca russa dell’imprenditore Oleg Tinkov risponde alle sanzioni dell’UE sospendendo le negoziazioni in euro

Un ulteriore pacchetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea

L’Unione Europea, dopo frenetiche trattative, ha approvato un decimo pacchetto di sanzioni alla Russia nell’anniversario dell’esplosione del conflitto, come dichiarato venerdì dalla presidenza svedese dell’UE. Il pacchetto include restrizioni all’esportazione più severe, nonché misure contro le entità che sostengono la guerra e diffondono propaganda, con l’obiettivo di rendere più difficile il finanziamento della guerra. Il pacchetto è stato anche progettato per tagliare il commercio tra l’UE e la Russia di oltre 10 miliardi di euro e per escludere più banche, tra cui la privata Alfa-Bank e la banca online Tinkoff, dal sistema globale SWIFT.

Lo SWIFT Payment System è un sistema di pagamento che utilizza la rete di comunicazione globale SWIFT per elaborare transazioni finanziarie internazionali. Le banche e le istituzioni finanziarie utilizzano lo SWIFT per inviare e ricevere fondi in valuta estera da e verso altri paesi, tramite bonifici bancari internazionali, ordini di pagamento e altri tipi di transazioni finanziarie. Questo sistema di pagamento è noto per la sua sicurezza e affidabilità, essendo stato progettato per garantire che le transazioni finanziarie vengano elaborate in modo rapido, efficiente e accurato.

Essere esclusi dal sistema SWIFT può avere conseguenze significative per le attività commerciali e finanziarie di un paese o di una banca. La maggior parte delle transazioni internazionali passa, infatti, attraverso questo sistema ed esserne esclusi significa non essere più in grado di inviare o ricevere pagamenti, il che può limitare l’accesso ai mercati globali, causare problemi di liquidità ed avere un impatto significativo sull’economia del paese o della banca interessata e sulle relazioni diplomatiche e commerciali con altre nazioni.

Tinkoff si dissocia dai piani della Russia

Fondata nel 2006 dal noto imprenditore russo Oleg Tinkov, Tinkoff è una delle principali banche online della Russia: la banca è infatti specializzata in servizi bancari online, tra cui conti correnti, carte di credito, prestiti personali e altri prodotti finanziari.

bandere dell'UE e della Russia, cubetti con scritta "sanctions"
L’UE continua a sanzionare la Russia per rendere più difficile il finanziamento della guerra

Tinkoff Bank è stata una delle prime banche in Russia a utilizzare la tecnologia per semplificare e migliorare l’esperienza dei clienti, ed è stata riconosciuta a livello internazionale per la sua innovazione.

In seguito allo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia Oleg Tinkov è diventato un aperto critico del presidente Vladimir Putin e dell’invasione russa del paese ucraino. Tinkov ha addirittura dichiarato lo scorso novembre di aver rinunciato alla cittadinanza russa a causa della guerra. A seguito di una serie di commenti contro la guerra, Tinkoff è stato costretto a vendere, inoltre, la sua quota del 35% della holding di cui fa parte, TCS Group Holding, al magnate russo dei metalli Vladimir Potanin. Tinkov aveva tra l’altro affermato che, contattato dall’amministrazione di Putin, non aveva potuto negoziare il prezzo della vendita ma ha dovuto accettare quello che gli era stato offerto, pari a circa il 3% del valore reale.

Laureata in Scienze dell'Economia con parziale programma di studi presso Université Paris-Est Créteil a Parigi, specializzazione in Business Administration. Analista con focus su geopolitica e macroeconomia.

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L’euro guarda alla Bce, ma il mercato ha già prezzato tre tagli dei tassi

Euro sorvegliato speciale questa mattina: rimane in attesa della decisione della Bce, ma ha già prezzato tre tagli dei tassi.

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L'euro guarda alla Bce, ma il mercato ha già prezzato tre tagli dei tassi

A condizionare l’andamento dell’euro, quest’oggi, è il previsto taglio dei tassi da parte della Bce. Il dollaro, invece, ha sfiorato il massimo da undici settimane a questa parte, galvanizzato dalla prospettiva che Donald Trump possa vincere le elezioni e possa mettere in atto le sue politiche, che il mercato ritiene più rialziste.

Ha faticato a mantenere quota 150 dollari lo yen e si è attestato intorno a 149,765. Rispetto all’euro la sterlina si è rafforzata, scambiato a 83,54 penny, anche se la valuta inglese è riuscita a tenersi vicina ai minimi da due mesi a questa parte raggiunti nella giornata di mercoledì nei confronti del dollaro, grazie principalmente ai dati sull’inflazione inferiori alle attese nel Regno Unito.

L’euro guarda alla riunione della Bce

A tenere sotto scacco l’euro, questa mattina, sono stati principalmente i deboli dati economici e i commenti accomodanti della Bce, che hanno convinto la maggior parte degli investitori che la Banca Centrale Europea possa fare un terzo taglio dei tassi a partire da giugno. Sono in molti, infatti, a ritenere che possano essere tagliati i tassi sui depositi di un quarto di punto.

Roberto Mialich, stratega forex di UniCredit, ritiene che la Bce non si voglia impegnare in ulteriori tagli dei tassi e non ritiene che l’impatto sull’euro possa essere drammaticamente negativo.

Al momento i mercati valutari sembrano aver già scontato altre tre riduzioni fino a marzo 2025 per contenere l’onda lunga dell’inflazione nell’Unione europea. 

Mialich ha spiegato che l’euro è diventato molto più fragile, soprattutto perché continua ad avvicinarsi a 1,08 o 1,0780: una rottura definitiva al di sotto di questi livelli rappresenterebbe la completa cancellazione dei guadagni realizzati da agosto e potrebbe aumentare la pressione di vendita.

Nel mercato più ampio, il dollaro ha raggiunto il massimo delle ultime 11 settimane rispetto a un paniere di valute analoghe, attestandosi a 103,65.

Il dollaro ha tratto sostegno da una serie di dati positivi sull’economia statunitense, che a loro volta hanno spinto i trader a ridurre le aspettative sui tagli dei tassi da parte della Fed, ma anche sulle maggiori probabilità di una vittoria del candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump alle elezioni di novembre.

Thierry Wizman, stratega globale per i tassi e i cambi di Macquarie, spiega che le sue politiche fondamentali in materia di tariffe, immigrazione e tasse determinerebbero una prospettiva più inflazionistica negli Stati Uniti, riducendo le possibilità di tagli aggressivi dei tassi da parte della Fed nel corso del ciclo.

Gli analisti prevedono un rafforzamento del dollaro in caso di vittoria di Trump e una pressione sui titoli obbligazionari.

Cosa sta accadendo in Cina

Dall’altra parte del mondo, in Cina, una conferenza stampa si concentrata sulle misure volte a sostenere il settore immobiliare del paese. Anche se, sostanzialmente non è riuscita ad entusiasmare il mercato: le autorità, in estrema sintesi, hanno confermato il loro impegno a rilanciare il mercato immobiliare. Ma non sono state fornite delle indicazioni aggiuntive sulle misure che intendono adottare. Lasciando a bocca asciutta la maggior parte degli operatori.

Lo yuan onshore ha invertito i guadagni iniziali e ha ceduto lo 0,05% a 7,1225 per dollaro, mentre la sua controparte offshore è salita di poco a 7,1358 per dollaro.

Jeff Zhang, analista azionario di Morningstar, ritiene che nella conferenza stampa di oggi siano state annunciate poche politiche incrementali per aumentare la domanda di immobili residenziali, poiché il ministro ha ribadito l’autonomia dei governi municipali nell’allentare le restrizioni agli acquisti.

Il dollaro australiano, spesso utilizzato come valuta sostitutiva dello yuan, ha guadagnato solo lo 0,2%, attestandosi a 0,66780 dollari, poiché la delusione proveniente dalla Cina ha compensato parte dei forti guadagni della valuta antipodea derivanti da un rapporto positivo sull’occupazione in patria.

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Il dollaro si stabilizza sulle prospettive della Fed, mentre la sterlina paga dazio ai dati sull’inflazione inglese

La sterlina è penalizzata dai dati sull’inflazione nel Regno unito, mentre il dollaro si stabilizza in attesa della Fed. In Europa i riflettori sono puntati sulla Bce.

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Il dollaro si stabilizza sulle prospettive della Fed, mentre la sterlina paga dazio ai dati sull'inflazione inglese

In mattinata la sterlina è crollata al minimo degli ultimi due mesi. A condizionare l’andamento della valuta britannica sono i dati sull’inflazione nel Regno Unito, che sono risultati essere inferiori alle attese. E che, proprio per questo, lasciano ampio spazio alla Banca d’Inghilterra per tagliare i tassi in modo decisivo. L’euro si attesta ai minimi delle ultime dieci settimane, in attesa della riunione della Bce.

Rispetto al dollaro la sterlina ha registrato un calo dello 0,65% e si è attestata a 1,2988 dollari, scendendo sotto il livello di 1,30 dollari per la prima volta dallo scorso 20 agosto: i dati appena resi noti mostrano che il tasso di inflazione annuale dei prezzi al consumo è sceso all’1,7% a settembre contro il 2,2% di agosto.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e scopriamo  cosa sta accadendo.

Sterlina ai minimi da agosto

A condizionare l’andamento della sterlina, indubbiamente, sono i dati sul tasso di inflazione in Gran Bretagna, i quali risultano essere i più bassi da aprile 2021 ed inferiori rispetto all’1,9% previsto da sondaggio effettuato presso gli economisti da Reuters. I trader, tra l’altro, hanno rafforzato le scommesse su un taglio dei tassi di interesse della Bank of England, che potrebbe avvenire nel corso del prossimo mese. E che potrebbe essere ripetuto nel corso del mese di dicembre.

Francesco Pesole, stratega FX di ING, spiega che i dati sono inequivocabilmente accomodanti per la Banca d’Inghilterra e aprono la strada a tagli dei tassi nelle ultime due riunioni rimanenti di quest’anno. Pesole ritiene che ciò abbia incidentalmente aperto le porte a un periodo di sottoperformance della sterlina ed ha previsto che la sterlina possa essere scambiata ben al di sotto di 1,30 dollari e l’euro sopra gli 84 penny.

L’ultima volta la moneta unica ha registrato un rialzo dello 0,6% rispetto alla sterlina, attestandosi a 83,80 penny.

Come si muove il dollaro

Discorso diverso per le altre valute. Rispetto al dollaro l’euro è sceso si un ulteriore 0,1%, portandosi a 1,0883 dollari, il minimo dallo scorso 2 agosto. L’euro ha esteso i cali delle ultime settimane, perché i trader hanno sostanzialmente scontato i tagli dei tassi della Fed e hanno incluso, tra le loro ipotesi, una potenziale vittoria di Donald Trump, che potrebbe costituire un fattore positivo per il dollaro.

A finire sotto la lente d’ingrandimento, ad ogni modo, ci sarà la riunione della Banca Centrale Europea in programma per giovedì 16 ottobre 2024: se si configurasse l’ipotesi di un taglio dei tassi di 25 punti base e se la presidente Christine Lagarde si astenesse dal dare troppi indizi sulle ulteriori prospettive dei tassi, l’impatto sul mercato potrebbe essere limitato.

Negli Stati Uniti, i trader attualmente scommettono il 92% di probabilità per un taglio di 25 punti base quando la Fed deciderà la prossima politica il 7 novembre, con una probabilità dell’8% di non cambiare, secondo il FedWatch Tool del CME Group. Un mese fa, i trader hanno visto più del 29% di probabilità di una riduzione di 50 punti base.

I prezzi di mercato sono ancora fortemente a favore di un totale di 50 punti base di allentamento quest’anno, ma i commenti dei banchieri centrali durante la notte sono stati orientati verso un atteggiamento aggressivo. 

Il dollaro ha guadagnato lo 0,1% a 149,345 yen, non lontano dal massimo di lunedì di 149,98 yen, il più forte dal 1° agosto.

Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno perso valore a causa del crescente scetticismo nei confronti degli stimoli offerti dalla Cina, il principale partner commerciale.

L’Aussie è sceso fino allo 0,51% a 0,6669 dollari, il livello più basso dal 12 settembre, prima di recuperare a 0,6703 dollari, mentre il Kiwi è sceso fino allo 0,69% a 0,6041 dollari, un livello visto l’ultima volta il 19 agosto.

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Rupia al suo minimo storico. Scambiata a 84,07 dollari

La rupia indiana ha sfiorato il suo minimo storico, toccando quota 84,07 dollari. Si comporta, ad ogni modo, meglio delle altre valute locali.

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Rupia al suo minimo storico. Scambiata a 84,07 dollari

Nel corso della giornata la rupia indiana è oscillata vicina al suo minimo storico. A condizionare le quotazioni sono state le altre valute regionali, mentre le vendite dei dollari hanno sostanzialmente sostenuto le rupia, che nel corso del mese è stata, ad ogni modo, debole.

In tarda mattinata, la valuta indiana era scambiata a 84,07 dollari Usa, invariata rispetto alla chiusura di lunedì, quando si era attestata a 84,06. Nel corso dell’ultima sessione la moneta era scesa al minimo storico di 84,0750, dopo essersi indebolita per la prima volta sotto quota 84 la scorsa settimana.

Rupia ai minimi storici

Nel corso del mese di ottobre la rupia è scesa dello 0,3%, anche se ha avuto un andamento migliore rispetto a quello delle altre valute regionali, che hanno registrato dei cali compresi tra lo 0,8% e il 3% a fronte di un dollaro Usa in ripresa.

L’indice del dollaro era a 103,3 martedì, il suo livello più forte in oltre due mesi. Le altre valute asiatiche erano in calo tra lo 0,1% e lo 0,8%.

Secondo alcune fonti citate da Reuters, alcune banche avrebbero acquistato dei dollari, con ogni probabilità per conto dei loro clienti depositari.  I continui deflussi dai titoli azionari locali, questo mese, hanno danneggiato la rupia: gli investitori stranieri hanno finora ritirato circa 8 miliardi di dollari.

Gli indici azionari di riferimento – il BSE Sensex e il Nifty 50 – hanno registrato un calo dello 0,2% oggi, divergendo dai guadagni registrati dalla maggior parte delle altre azioni asiatiche.

Amit Pabari, amministratore delegato della società di consulenza FX CR Forex, ritiene che nel breve termine, la valuta locale possa essere scambiata tra 83,90 e 84,10. Tuttavia, con il giusto mix di intervento della RBI e trend globali favorevoli, la rupia potrebbe tornare a 83,80.

Nel frattempo, i premi forward dollaro-rupia sono scesi, con il rendimento implicito a 1 anno in calo di 1 punto base al 2,20%, pressato da un aumento dei rendimenti dei titoli obbligazionari statunitensi prossimi alla scadenza. Il rendimento dei Treasury Usa a 1 anno è salito di 7 punti base al 4,25% nelle ore asiatiche.

La rupia e le riserve valutarie indiane

Stando ai dati diffusi dalla Reserve Bank of India (RBI), le riserve valutarie dell’India sono scese per la prima volta in otto settimane e hanno superato il massimo storico attestandosi a 701,18 miliardi di dollari al 4 ottobre.

Le riserve sono diminuite di 3,71 miliardi di dollari nella settimana in esame, dopo essere aumentate complessivamente di quasi 35 miliardi di dollari nelle sette settimane precedenti. Avevano raggiunto il massimo storico di 704,89 miliardi di dollari e sono aumentati di 12,6 miliardi di dollari nella settimana conclusasi il 27 settembre, registrando il loro più grande incremento settimanale da metà luglio 2023.

Le variazioni delle attività in valuta estera sono state causate dall’intervento della banca centrale sul mercato dei cambi e dall’apprezzamento o dal deprezzamento delle attività estere detenute nelle riserve.

La RBI è intervenuta su entrambi i lati del mercato forex per impedire un’eccessiva volatilità della rupia. Le riserve valutarie includono anche la posizione di riserva dell’India nel Fondo monetario internazionale.

Nel periodo a cui si riferiscono i dati sulle riserve valutarie, la rupia ha registrato la sua settimana peggiore da maggio ed è scesa dello 0,3% su base settimanale, poiché i deflussi azionari sono aumentati vertiginosamente e i prezzi del petrolio greggio sono aumentati a causa del peggioramento del conflitto in Medio Oriente.

I trader ritengono che la RBI è intervenuta sia sui forward non consegnabili che sul mercato forex spot locale per aiutare la rupia a mantenersi sopra la soglia psicologicamente importante di 84.

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Inghilterra, l’economia non ristagna più. La sterlina scambiata a 1,3069 dollari

L’economia dell’Inghilterra ha smesso di ristagnare. Ma la buona notizia è servita a poco: la sterlina ha raggiunto i minimi da un mese a questa parte sul dollaro.

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Inghilterra, l'economia non ristagna più. La sterlina scambiata a 1,3069 dollari

Dopo due mesi consecutivi di stagnazione l’economia dell’Inghilterra, ad agosto, ha ripreso a crescere, riuscendo a fornire un po’ di sollievo a Rachel Reeves, Ministro delle Finanze del Regno Unito, che, proprio alla fine di questo mese, deve presentare il primo bilancio del nuovo governo laburista.

Tra i numeri più importanti registrati in Inghilterra c’è la produzione economica, che è cresciuta dello 0,2% su base mensile ad agosto. A riportare questi dati è l’Ufficio per le Statistiche Nazionali, che, sostanzialmente, ha confermato quanto si aspettavano i principali economisti, almeno stando ad un recente sondaggio effettuato da Reuters.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di comprendere come è migliorata l’economia dell’Inghilterra.

Inghilterra, l’economia non è più in stagnazione

L’economia dell’Inghilterra, almeno per il mese di agosto, è uscita dalla stagnazione. Secondo Yael Selfin, capo economista di KPMG UK, questo potrebbe fornire una spinta tempestiva per il cancelliere in un contesto di crescenti pressioni di spesa.

Reeves ha accolto con favore la notizia e ha detto che la crescita economica era una priorità assoluta per il governo. Ad agosto hanno mostrato una crescita tutti i principali settori, anche se è stata più debole del previsto nel settore dei servizi: i dati, però, sono stati compensati da un forte rimbalzo nella produzione e nell’edilizia.

Per il momento non sono state riviste le stime della produzione interna lorda mensile dei mesi di luglio e giugno, quando l’economia stava ristagnando. Ma sono state riviste al ribasso le stime per i mesi di aprile e maggio, che sono state portate rispettivamente a -0,1% e a +0,2% contro i precedenti 0,0% e +0,4%.

Rispetto a un anno fa, la produzione economica era dell’1,0% più alta, al di sotto delle previsioni di crescita dell’1,4% degli economisti, un errore che rifletteva le revisioni al ribasso rispetto ai mesi precedenti.

L’Inghilterra ha cambiato passo

In Inghilterra l’economia sembra essersi indirizzata sulla buona strada per crescere, almeno nella seconda metà dell’anno. Il ritmo, però, sembra essere più lento rispetto a quello del primo trimestre.

A settembre la Banca d’Inghilterra ha dichiarato di aspettarsi che la crescita economica potesse rallentare allo 0,3% nel terzo trimestre, attestandosi su un tasso di crescita simile a quello registrato nel corso degli ultimi tre mesi del 2024.

Nel corso della riunione del 7 novembre 2024, la banca centrale dovrebbe ridurre i costi di prestito dopo il primo taglio effettuato ad agosto ed una pausa che si è presa a settembre.

Barret Kupelian, capo economista di PwC, ha spiegato che il grande punto interrogativo è la visione del governo per l’economia. Affinché la crescita economica continui su base sostenuta, le imprese, le famiglie e gli investitori stranieri hanno bisogno di certezza per fare scelte e decisioni di investimento.

Il primo ministro Keir Starmer ospiterà un vertice internazionale sugli investimenti il 14 ottobre, volto a promuovere gli investimenti diretti esteri per contribuire a migliorare la crescita economica: una delle sue principali missioni da quando è salito al potere a luglio.

Starmer ha detto che puntava a una crescita economica annuale del 2,5% quando faceva campagna elettorale in vista delle elezioni: un tasso che la Gran Bretagna non ha raggiunto regolarmente da prima del crollo finanziario del 2008.

L’economia britannica è stata più lenta a riprendersi dalla pandemia di Covid 19 rispetto a molti dei suoi colleghi del Gruppo dei Sette, ma l’ufficio statistico ha detto che l’economia era del 3,4% più grande ad agosto rispetto a febbraio 2020, prima della crisi.

La sterlina ha raggiunto il minimo da un mese a questa parte sul dollaro: a poco sono serviti i dati che hanno mostrato che l’economia britannica è tornata a crescere ad agosto. La sterlina è stata scambiata 1,3069 dollari, poco sopra i 1,3011 dollari raggiunti giovedì, quando ha raggiunto il suo livello più basso da metà settembre.

Era anche piatto sull’euro, a 83,70 pence alla valuta comune.

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Il dollaro brilla e guadagna lo 0,49% rispetto allo yen. Tiene il passo dell’euro

Il dollaro torna a brillare nei confronti dello yen e tiene ben il passo con l’euro. Il mercato valutario è sotto i riflettori degli investitori.

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Il dollaro statunitense brilla, fermandosi al massimo delle ultime sette settimane. Gli investitori, in questi giorni, hanno deciso di rivalutare le proprie posizioni dopo la pubblicazione dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti, che sono risultati positivi. A condizionare la decisione degli operatori, inoltre, sono i timori che le tensioni in Medio Oriente possano sfociare in un conflitto più ampio. Gli investitori hanno cercato dei porti sicuri .

Sotto i riflettori è finito il rapporto sull’occupazione di settembre, che ha messo in evidenza uno dei balzi più importanti delle buste paga non agricole degli ultimi sei mesi. Ma solo: è calato il tasso di disoccupazione e sono stati registrati dei solidi aumenti salariali. Per questi motivi i mercati hanno deciso di ridurre le scommesse su ulteriori importanti tagli dei tassi negli Usa. Ora come ora i mercati si aspettano che la Federal Reserve tagli i tassi d’interesse di 25 bps a novembre, invece dei previsti 50.

Il dollaro riprende a brillare

Stando allo strumento FedWatch di CME, i mercati, in questo momento, starebbero scontando una probabilità dell’85% di un taglio di un quarto di punto. Percentuale in aumento rispetto al 47% previsto una settimana fa. Una piccola probabilità – ferma allo 0,15% – prevede che non si verifichi alcun tipo di taglio.

Sostegno psicologico, inoltre, è arrivato dall’aumento del rendimento del benchmark Usa a dieci anni, che è stato superiore al 4% per la prima volta nell’arco di due mesi.

Il dollaro si è indebolito nei confronti dello yen giapponese: a pesare sono le parole di Atsushi Mimura, il principale diplomatico valutario giapponese, ha lanciato un avvertimento contro le mosse speculative sul mercato dei cambi.

Il cambio dollaro/yen è sceso dello 0,49% a 147,98, dopo aver toccato il massimo dal 15 agosto a 149,10 durante la notte.

Marc Chandler, capo stratega di mercato presso Bannockburn Global Forex a New York, spiega che il mercato è diventato cauto nel momento in cui ci si è avvicinati a 150 yen. Chandler, però, non crede che questa sia ancora una grande mossa.

L’euro ha perso solo lo 0,01% a 1,0975 dollari, risentendo della pressione esercitata dopo che gli ordini industriali tedeschi sono scesi più del previsto ad agosto, rafforzando i segnali che il settore manifatturiero nella più grande economia europea rimane in crisi.

Complessivamente, ad ogni modo, il tono è rimasto positivo nei confronti del dollaro. Nella stessa situazione si trovano anche le altre valute, che danno uno sguardo alle preoccupazioni del quadro geopolitico.

Brian Daingerfield, stratega del mercato dei cambi presso NatWest Markets, spiega che se si considerano alcune delle valute più sensibili al rischio nell’area del G10, si nota che il dollaro è generalmente più forte, ma molti dei tradizionali porti sicuri (yen, valuta svizzera e dollaro) hanno oggi performance relativamente superiori. Daingerfield ritiene che questo rifletta un leggero calo delle azioni e un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio, poiché i mercati stanno osservando molto attentamente gli sviluppi in Medio Oriente.

Dollaro e le altre valute internazionali

Il dollaro si è indebolito nei confronti del franco svizzero e si attestato a 0,854. Rispetto al biglietto verde si è anche indebolito il dollaro canadese che ha perso lo 0,37%, attestandosi a 1,36 per dollaro. 

La sterlina è scesa dello 0,25% a 1,3083 dollari. La scorsa settimana ha registrato il suo più grande calo giornaliero da aprile dopo che Andrew Bailey, governatore della Banca d’Inghilterra, è stato citato mentre affermava che la banca centrale potrebbe muoversi in modo più aggressivo per abbassare i costi di prestito.

Il dollaro australiano si è indebolito dello 0,6% rispetto al biglietto verde e il kiwi si è indebolito dello 0,63%.

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