Pil acquisito per il 2024 a +0,7%. Perché è importante la spesa delle famiglie

Avatar di Pierpaolo Molinengo
Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
Scopri i nostri principi editoriali

L’Istat ha reso note le stime preliminari del Pil del secondo trimestre 2024. Il prodotto interno lordo, in valori concatenati con l’anno di riferimento 2015 e corretto per gli effetti determinati dal calendario, è aumentato dello 0,2% rispetto al primo trimestre 2024. In termini tendenziali, invece, è stata registrata una crescita dello 0,9%.

A condizionare il Pil del secondo trimestre 2024 sono state due giornate lavorative in meno rispetto ai tre mesi precedenti. Ma c’è stata una giornata in più rispetto al secondo trimestre del 2023.

Ricordiamo che la variazione congiunturale del Pil costituisce la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di un aumento del comparto dei servizi. Per quanto riguarda la domanda, il contributo positivo al Pil arriva dalla componente nazionale – al lordo delle scorte – e da un apporto negativo della componente estera netta. Per il 2024 la variazione acquisita è stata pari allo 0,7%.

Pil, cosa sta accadendo all’economia italiana

A fare il punto della situazione sull’andamento del Pil ci ha pensato direttamente l’Istat, che ha messo in evidenza come nel corso del secondo trimestre 2024 l’economia italiana sia cresciuta dello 0,2%, un dato che rappresenta sostanzialmente il quarto risultato positivo consecutivo, dopo che era arrivata una lieve flessione nel corso del secondo trimestre 2023.

Il Pil, sostanzialmente, ha registrato una continuità nella propria fase di espansione congiunturale. Anche se è stata di lieve entità. Questa situazione si accompagna ad un rafforzamento del tasso tendenziale di crescita, che risulta essere pari allo 0,9%. I risultati, che abbiamo appena visto, determinano una variazione acquisita del Pil pari ad uno 0,7% nel 2024.

A fare il punto della situazione sul Pil ci ha pensato anche Confesercenti, secondo la quale i dati diffusi dall’Istat confermano l’intonazione lievemente espansiva della congiuntura del nostro paese, evidenziando altresì come la spinta alla crescita continui a provenire esclusivamente dai settori del terziario, con l’industria e l’agricoltura invece in arretramento.

Secondo Confesercenti, le rilevazioni effettuate dall’Istat hanno sostanzialmente confermato che il target di crescita del’1% per il 2024 possa essere perfettamente alla portata dell’Italia. Ma non solo: ora come ora c’è la possibilità che le previsioni per il 2024 delle principali organizzazioni internazionali possano essere addirittura superate. Confesercenti ritiene che l’andamento positivo della stagione turistica possa costituire un ulteriore contributo per spingere la crescita del Pil.

Pil, l’importanza dei rinnovi contrattuali e dai consumi delle famiglie

Sull’andamento del Pil, Confesercenti ha puntato il dito anche ai rinnovi contrattuali, che hanno caratterizzato il 2024. Questi sono avvenuti principalmente nel terziario, il comparto che sta contribuendo in maniera determinante ai risultati che la nostra economia sta ottenendo. 

La conservazione di questa fase moderatamente espansiva, ad ogni modo, risulta essere condizionata dalla tenuta dei consumi delle famiglie, dato che l’Istat ha registrato il contributo negativo delle esportazioni nette. 

Confesercenti ha sostanzialmente ricordato che nel corso del primo trimestre 2024, la spesa risultava essere inferiore di 2,5 miliardi di euro rispetto al livello raggiunto nel corso della primavera 2023. Entrando un po’ più nello specifico, la propensione al consumo, nel corso dei primi tre mesi dell’anno corrente, ha registrato un vero e proprio tonfo (-2,6 punti) impedendo così di tradurre in maggiori consumi la crescita dell’occupazione e gli aumenti contrattuali.

Confesercenti ritiene che, almeno nella media annua, l’aumento dei consumi delle famiglie possa risalire allo 0,6% dallo 0,2% del primo trimestre.  Un risultato che permetterebbe di consolidare gli andamenti congiunturali, ma che rimarrebbe molto al di sotto delle potenzialità di espansione sottostanti al vivace andamento del mercato del lavoro. Manca, almeno per il momento, ancora una vera e decisa ripresa dei consumi che necessita, innanzitutto, di un rinvigorimento del clima di fiducia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *