Pil, l’Istat rivede al ribasso la crescita del 2023

Avatar di Pierpaolo Molinengo
Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
Scopri i nostri principi editoriali

L’Istat rivede al ribasso il Pil, il quale, per il 2023, è prevista una variazione in volume pari a 0,7%: stiamo parlando, sostanzialmente, di 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime diffuse nel corso del mese di marzo.

Stando ai nuovi dati diffusi, nel 2022 il Pil risulta essere aumentato del 4,7%, al rialzo dello 0,7%, mentre nel 2021 è cresciuto dell’8,9%, con una previsione di +0,6%. Nel 2023 il deficit italiano, in rapporto al Pil, è risultato essere pari al 7,2%: un dato migliore rispetto alle stime che erano state pubblicate ad aprile e che lo indicavano ad un -7,4%. L’Istat, inoltre, ha modificato le stime sul 2022, che sono passate dall’8,6% (stima effettuata in primavera) all’8,1%.

Pil, le stime sul debito italiano

In miglioramento anche le stime sul debito italiano. Secondo l’Istat, nel 2023 le ultime revisioni dei conti economici nazionali hanno messo in evidenza che il rapporto con il Pil si è attestato al 134,6%. Le indicazioni provenienti dall’Istat e dal Def diffuse ad aprile indicavano un rapporto al 137,3%.

Nel 2023, in Italia, è scesa la pressione fiscale che è pari al 41,5% del Pil contro il 41,7% appurata nel 2022. Il calo segue un aumento delle entrate fiscali e contributive, pari ad un 6,0% inferiore rispetto a quello del Pil a prezzi correnti (+6,6%). 

Gli investimenti fissi lordi, lo scorso anno, sono aumentati in volume dell’8,5%, mentre i consumi nazionali dell’1,2%. Crescono anche le esportazioni di beni e servizi dello 0,8%. Calate dello 0,4% le importazioni.

Il valore aggiunto in volume nel 2023 è diminuito dell’1,6% nell’industria in senso stretto e del 3,5% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, mentre è aumentato del 6,7% nelle costruzioni e dell’1,1% nei servizi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *