Mercato obbligazionario, dopo il taglio della Fed si riaccende lo spettro dell’inflazione

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Si riaccendono i riflettori sull’inflazione. Il taglio dei tassi da parte della Fed ha acceso i timori del mercato obbligazionario statunitense: alcuni investitori ritengono che il cambio di passo possa riaccendere le pressioni sui prezzi.

Da inizio settembre sono saliti ai massimi i Titoli del Tesoro a lunga scadenza, che da sempre sono quelli più sensibili alle prospettive dell’inflazione. Alcuni investitori sono preoccupati che la decisone presa dalla Federal Reserve sui tassi possa dare il via a nuove pressioni sui prezzi.

Ma vediamo cosa può accadere e quali sono le preoccupazioni degli investitori.

Mercati obbligazionario, l’inflazione fa paura

Il mercato obbligazionario temono l’inflazione. A riaccendere le preoccupazioni è il recente taglio dei tassi da parte della Federal reserve. Cayla Seder, stratega macro multi-asset presso State Street Global Markets, ritiene che ci siano pochi dubbi su quanto l’inflazione possa raggiungere velocemente il traguardo che si era fissata la Fed, soprattutto se ci troviamo un contesto di tagli e se ci troviamo in un momento nel quale la Federal Reserve afferma di voler sostenere il mercato del lavoro prima che si indebolisca. Seder ritiene che i rendimenti del mercato obbligazionario a lungo termine – che aumentano nel momento in cui i prezzi scendono – possano salire ulteriormente. Gli investitori scommettono su una crescita e un’inflazione più forti.

Jerome Powell, presidente della Fed, ha spiegato che il taglio di 50 punti base dei tassi d’interesse è stata una sorta di ricalibrazione dei tassi, il cui scopo è quello di mantenere la forza del mercato del lavoro in un momento nel quale l’inflazione si sta muovendo verso l’obiettivo del 2%.

L’enfasi della Fed sulla resilienza economica ha alimentato le preoccupazioni che il percorso verso tassi più bassi potesse essere lento e accidentato. Le previsioni dei funzionari della Fed sui tassi di interesse hanno anche suggerito un ritmo più graduale nei tagli rispetto a quanto previsto dal mercato.

I Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) hanno misurato le aspettative di inflazione per il prossimo decennio: dopo l’annuncio della Fed sono aumentate. Il tasso di inflazione di pareggio decennale è arrivato al 2,16% il 19 settembre 2014, il più alto da inizio agosto. Mentra il 23 settembre ha sfiorato il 2,167%

Le preoccupazioni degli investitori

Gli esperti di BMO Capital Markets ritengono che gli investitori siano di nuovo preoccupati per lo spettro della reflazione. Matt Smith, gestore di fondi presso Ruffer, ritiene di essere riuscito ad aggiungere protezione dall’inflazione al suo portafoglio nel corso delle ultime settimane.

Ancora oggi è vivo il ricordo in molti operatori del mercato della svendita che si è avvenuta a dicembre, quando la svolta accomodante della Fed è arrivata dopo mesi di sorprese positive sull’inflazione e sull’occupazione.

L’indice Goldman Sachs US financial conditions, una misura della disponibilità di credito nell’economia, si è allentato nel corso di quest’anno nonostante i tassi di interesse siano rimasti ai massimi da oltre due decenni. Il giorno dopo la decisione della Fed, è sceso al minimo da maggio 2022.

Brendan Murphy, responsabile del reddito fisso per il Nord America presso Insight Investment, ritiene che l’inflazione possa continuare ad essere relativamente benigna. Ma mette in guardia che più aggressivi saranno i tagli della Fed, più ci saranno dubbi su questo.

L’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi al consumo statunitense, è calata drasticamente negli ultimi due anni. Ad agosto si è attestata al 2,5%, in calo rispetto al picco di oltre 40 anni del 9,1% di giugno 2022.

La scorsa settimana, Christopher Waller, governatore della Federal Reserve, ha affermato che i dati recenti lo hanno convinto che la Fed doveva tagliare i tassi più rapidamente perché ciò rischiava di non raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2%. Se l’inflazione dovesse continuare a calare, le prospettive per il mercato obbligazionario rimarrebbero probabilmente positive, nonostante la volatilità che deriva dalla rivalutazione del ritmo dei tagli dei tassi di interesse.

Ma alcuni si chiedono se il taglio aggressivo della banca centrale sia stato prematuro, poiché l’inflazione resta al di sopra dell’obiettivo e i recenti dati mensili hanno evidenziato una certa rigidità nelle pressioni sui prezzi.

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