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Stellantis: venduto l’area prova in Arizona, via 70 dipendenti. Intanto è scontro con la Casa Bianca
Per Stellantis parte il piano di taglio dei costi anche negli USA, dove venderà parte del patrimonio immobiliare, anche quando funzionale all’attività dell’azienda.
All’interno di un più ampio piano di taglio dei costi, Stellantis sarebbe pronta a vendere entro l’anno l’area in Arizona che utilizza per i test dei veicoli. La notizia è stata diffusa da CNBC – che cita fonti informate dei fatti. Continua il periodo di grande confusione dal produttore di auto, che tra le altre cose sta affrontando importanti attriti con la politica negli USA e anche in Italia. Il gruppo sconta un 2024 nero, con vendite giù e con enormi difficoltà anche nel settore elettrico, maggiori in proporzione anche di quelli degli altri produttori di auto europei.
Sempre secondo quanto è stato diffuso da CNBC, Stellantis finirà per appoggiarsi ad un area per il test che sarà fornita da Toyota già dal 2025, sempre in Arizona. Non è chiaro per il momento quali saranno però gli sviluppi negli USA degli importanti attriti politici con la Casa Bianca, con la presidenza USA che gli contesta di non aver ancora dato seguito agli impegni confermati durante la trattativa con UAW, il potente sindacato degli addetti del comparto auto.
Ancora difficoltà per il gruppo guidato da Tavares
Se in Italia si piange, negli USA non si ride. Per Stellantis arrivano diverse tegole proprio oltre-oceano. Soltanto ieri Karine Jean-Pierre ha bacchettato il gruppo in mondovisione, contestandogli di non aver ancora dato seguito agli accordi con UAW, il sindacato degli addetti USA.
Una situazione complicata che arriva appunto in un periodo che ha visto l’addio di diversi dirigenti di primo profilo nella divisione USA – e che ora porterà anche a tagliare il tagliabile, come appunto l’area di prova veicoli in Arizona.
Stellantis ha confermato la chiusura pochi minuti fa, indicando che il piano di taglio di costi riguarderà anche il parco immobiliare del gruppo, in particolare negli Stati Uniti. Ai circa 70 dipendenti del sito sono stati offerti pacchetti di buonauscita, in attesa della risposta dei sindacati, con i quali il gruppo è ai ferri corti sin dalle trattative che hanno impegnato tutti i principali produttori “sindacalizzati” presenti negli USA lo scorso anno.