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Peter Navarro: lo stregone economico di Donald Trump che litiga anche con Elon Musk

Un economista “non ortodosso” domina le politiche commerciali degli USA. E in tanti sono scontenti.

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TRUMP NAVARRO MUSK

Lo tsunami dazi dell’Amministrazione Trump ha un nome e cognome – e non è quello del tycoon dell’immobiliare che siede alla Casa Bianca. Il regista di attacchi che tanto gli analisti politici quanto quelli economici hanno ritenuto sconsiderati si chiama Peter Navarro, ha collezionato una lunga serie di sconfitte elettorali nella sua vita precedente, ha scontato quattro mesi di galera per i fatti legati alle elezioni contestate dallo stesso Trump e più in generale ha un curriculum di quelli che mai avremmo immaginato dominare le scelte sul commercio internazionale.

Un passato da sostenitore della decrescita felice, da avversario del libero scambio e da nemico giurato di NAFTA, dei rapporti commerciali con la Cina e in generale del mondo delle frontiere aperte (anche alle merci). Un identikit che, almeno per come ci avevano raccontato al cinematografo il sogno americano, sembrerebbe essere the most unlikely (direbbero gli americani) a governare il commercio USA. E invece, in uno di quegli scherzi che solo la storia umana è in grado di organizzare, eccoci qui a commentare l’ondata di dazi più importante dagli anni ’30 del secolo corso. E a condire i pettegolezzi che ormai da qualche giorno si rincorrono sulla sua vita, oggi la ciliegina sulla torta del litigio con Elon Musk, altro papavero del cerchio magico del Presidente degli USA, che avrebbe dato appunto del cretino a Navarro.

Dazi, pareggio della bilancia commerciale e messicani a casa loro: la ricetta di Peter Navarro

La ricetta economica di Peter Navarro non è nuova. L’ha costruita in anni di pubblicazioni (dicono i maligni: nessuna di alto profilo), di posizioni politiche e anche di suggerimenti – nel medesimo ruolo – dal 2016 a oggi al presidente degli Stati Uniti. È una ricetta economica che i più, dagli analisti mainstream, definiscono con un certo gusto per gli eufemismi non ortodossa. Delle di lui teorie ebbe a dire Simon Johnson, MIT,

Sono basate su assunti così irrealistici che sembra arrivino da un altro pianeta. Se gli Stati Uniti adotteranno davvero il programma di Trump, il risultato sarà un disastro immediato e assoluto.

Era il 2016. Navarro occupava la stessa identica posizione di adesso, senza che però le sue idee fossero poi state convertite granché in azione da parte del Governo USA. Ma chi credeva di averla scampata, dovrà fare i conti con il piano per i quattro anni che ci separano dalle prossime elezioni.

Intanto cresce la fronda

Non è un colpo di stato intellettuale e finanziario, ma certamente una fronda della quale il presidente, prima o poi, dovrà tenere conto. Ad attivarla è stato Bill Ackman, che in un lungo post su X ha invitato il presidente a tornare sui suoi passi. Data la rilevanza del personaggio – che non è nuovo a uscite pubbliche con opinioni forti, che per molti coincidono con le posizioni long del suo fondo hedge – la questione si è rapidamente allargata, senza che però il presidente abbia prestato orecchio.

Elon Musk, secondo i bene informati, avrebbe dato letteralmente dello stupido a Navarro, dopo essere stato accusato da quest’ultimo di essere un mero “assemblatore” di auto e non produttore, dato che le sue batterie arrivano da Cina e Giappone. Cosa che Musk, che rivendica il primato di auto prodotte negli USA, non ha deciso di far passare.

Intanto la Casa Bianca prova a stemperare i toni, ma il fatto che ci sia una fronda anti Navarro appare evidente. E i temi utilizzati sono proprio quelli del sogno americano: libertà (anche di commerciare), abbattimento di frontiere (anche commerciali) e più in generale il laissez faire, laissez passer.

Navarro, infine, si difende: se tutti facessero come il Vietnam, ovvero mendicassero la fine dei dazi offrendo essi stessi zero dazi, sarebbe tutto finito in tempi brevi. Il problema però, fanno sapere dall’Europa, è quel calderone di barriere oltre i dazi entro il quale l’America vorrebbe far rientrare di tutto, comprese le regolamentazioni alimentari e di sicurezza delle auto.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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