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Investimenti

Donald Trump in trattativa per comprare intermediario crypto Bakkt. CEO Coinbase a rapporto per nomine governo. Bullish per Bitcoin?

Continuano le aperture di Donald Trump al mondo crypto e Bitcoin. In ballo Bakkt, Tesoro e anche Coinbase.

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TRUMP BAKKT

L’impegno del futuro presidente degli Stati Uniti Donald Trump nelle crypto sembrerebbe essere in ulteriore espansione. Secondo quanto è stato riportato da Financial Times, che cita persone informate dei fatti, il gruppo social che fa capo a Trump Media and Technology Group sarebbe in trattativa per l’acquisto di Bakkt, intermediario crypto che fa capo a Intercontinental Exchange, le cui azioni hanno guadagnato il 66% per poi farsi sospendere per eccesso di volatilità. Per ora mancano commenti da parte dei diretti interessati, ma si tratterebbe di una mossa certamente a sorpresa e altrettanto certamente rilevante per il futuro del mondo crypto.

Bitcoin ha reagito alla notizia tornando verso i 92.000$, recuperando la correzione che si era palesata in chiusura della sessione USA. Con la nomina di Howard Lutnick al Tesoro che è ancora in ballo, le sorprese per il mondo crypto e Bitcoin da parte dell’amministrazione Trump potrebbero continuare ad arrivare e ad offrire carburante per una corsa partita, di nuovo, proprio in seguito alle elezioni.

Bakkt a fare da sponda a WLFI?

Donald Trump ha già lanciato un progetto crypto di finanza decentralizzata, con il lancio di un token che però, complici le leggi particolarmente restrittive negli USA, non è andato secondo aspettative.

L’atteggiamento però di queste prime ore è stato di double down, come direbbero gli americani, ovvero di rinforzare un proposito di apertura verso il mondo crypto e Bitcoin che vede come singolo ostacolo il toto-nomi per il Tesoro. Lutnick sta perdendo quota a favore di un Warsh che è storicamente meno aperto al settore. Per chi investe sulle criptovalute però, sarebbe sufficiente un nome più tranquillo di quello di Gary Gensler. Saranno giorni di fuoco, con Bitcoin che sta probabilmente aspettando segnali dalla politica per provare a fissare nuovi massimi.

Una situazione interessante e che secondo le ultime indiscrezioni starebbe coinvolgendo anche Brian Armstrong di Coinbase, unico exchange quotato al mondo e ora ingranaggio di enorme rilevanza per tutto il mondo ETF su Bitcoin e Ethereum. Saranno giorni decisivi per capire quanto spazio avrà il mondo crypto nella nuova America a trazione Trump. Le aspettative sono molto alte – e queste ultime mosse sembrerebbero… confermarlo.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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Boeing: al via i licenziamenti. 2.000 addetti lasciati a casa nello stato di Washington. Nel complesso ne saranno allontanati 17.000

Boeing parte con il programma di licenziamenti che manderà a casa il 10% degli addetti.

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Boeing licenziamenti Washington

Secondo quanto è stato riportato da Reuters, Boeing avrebbe notificato circa 2.200 licenziamenti nello stato di Washington, secondo una nota WARN che è stata inviata oggi. Si tratta di licenziamenti che farebbero parte del piano dell’azienda di tagliare circa il 10% della forza lavoro e che era stato già annunciato lo scorso ottobre, all’interno di un più ampio programma per tagliare i costi e risanare i conti.

Tutto questo all’interno di un 2024 che passerà alla storia come annus horribilis per il produttore di veicoli attivo anche nel settore aerospaziale, con una serie di problemi tecnici che ne hanno danneggiato probabilmente sul lungo periodo l’affidabilità percepita da parte della clientela, soprattutto statunitense. Non è chiaro quali stabilimenti saranno colpiti da tagli del personale in futuro, mentre al raggiungimento della soglia prefissata per i tagli mancano ancora numeri importanti, in una fase di attriti e tensioni anche con i sindacati. Nel complesso il gruppo dovrà fare a meno di 17.000 lavoratori sui circa 170.000 impiegati complessivamente oggi.

Al via i programmi di tagli: il titolo risponde bene

Per quanto si tratti in realtà di un piano già annunciato anche nelle proporzioni, il titolo $BA ha risposto in modo positivo, e nel momento in cui pubblichiamo questa notizia fa registrare un interessante +2,56% all’interno di una giornata sì positiva, ma in modo invero più moderato per le principali piazze USA. Tutto questo in una settimana durante la quale gli occhi saranno puntati tutti o quasi sui dati che arriveranno dal mercato del lavoro e che cercheranno di offrire una via verso la comprensione dei prossimi passi di Federal Reserve. Boeing continuerà però a ivere di vita propria, trovandosi nel mezzo di un importante, ambizioso e pesante piano di riorganizzazione dei costi. Piano che sarà però sopportato in larga parte dalla forza lavoro. Il titolo ha perso da inizio anno oltre il 43% e servirà del tempo – e un piano convincente – per far tornare gli investitori a puntare long.

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Azioni News

Enel, investimenti per 43 miliardi di euro. La cedola sale a 0,46 euro

Nel triennio 2025-2027 gli investimenti di Enel saliranno a 43 miliardi di euro. A partire da quest’anno la cedola sarà più alta.

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Enel, investimenti per 43 miliardi di euro. La cedola sale a 0,46 euro

L’obiettivo è spingere al massimo sugli investimenti: Enel ha presentato il nuovo piano strategico 2025-27, dal quale si intravede la volontà del colosso elettrico di investire qualcosa come 43 miliardi di euro – stiamo parlando di una cifra superiore di 7 miliardi rispetto al piano precedente -. il 78% degli investimenti sarà concentrato in Italia e in Spagna, mentre il 22% sarà effettuato in America Latina.

Ma non solo: Enel ha intenzione di aumentare gli investimenti nelle rinnovabili. La capacità dovrebbe essere aumentata di circa 12 GW, arrivando ad un totale complessivo pari a 76 GW di capacità, arrivando ad incrementare la produzione rinnovabile, entro il 2026, di oltre il 15%. Nei clienti, invece, saranno investiti 2,7 miliardi di euro.

A partire dal 2024 viene, inoltre, aumentata la cedola minima, che viene portata a 0,46 euro per azione rispetto al precedente 0,43 euro: è previsto, almeno potenzialmente, un ulteriore incremento fino ad un payout del 70% sull’utile netto ordinario dal 2025.

Enel, gli investimenti previsti

Come verranno dislocati geograficamente gli investimenti di Enel? Il gruppo ha deciso di suddividerli in base ai contributi all’Ebitda: in Europa andrà il 75%, mentre al Nord America e all’America Latina il 25%. Saranno principalmente le reti a rappresentare il fulcro degli investimenti di Enel: le infrastrutture di distribuzione costituiranno il ruolo di abilitatore della transizione energetica e verranno effettuati i maggiori investimenti per riuscire a gestire le crescenti capacità che arrivano dalle fonti rinnovabili. Ma non solo: gli investimenti punteranno a renderle maggiormente resilienti agli eventi meteorologici estremi, che stanno diventando sempre più frequenti. L’obiettivo di investimenti in questo segmento sale al 40% a circa 26 miliardi di euro.

In Italia e in Spagna è concentrato il 78% degli investimenti: i due Paesi sono caratterizzati da dei quadri regolatori favorevoli a incentivare gli investimenti. Entrando un po’ più nel dettaglio in Italia Enel prevede di investire 16 miliardi di euro, in Spagna 4 miliardi di euro e altri 6 miliardi di euro in America Latina. attraverso questa serie di investimenti le reti elettriche di Enel diventeranno più resilienti, digitalizzate ed efficienti. Ma non solo, il gruppo continuerà con il proprio impegno nell’attività di advocacy per favorire quadri regolatori che supportino il ruolo centrale delle reti nella transizione energetica. Enel ritiene che le reti possano contribuire per circa il 40% all’Ebitda ordinario. nel 2027.

Enel prevede di investire qualcosa come 12 miliardi di euro nelle rinnovabili, andando ad aggiungere 12 GW: il miglioramento del mix tecnologico prevede oltre il 70% di eolico onshore e tecnologie programmabili (idroelettrico e batterie). Entro il 2027 la capacità rinnovabile e dovrebbe raggiungere una capacità installata pari a 76 GW.

Complessivamente la produzione di energia rinnovabili di Enel dovrebbe aumentare del 15% in tutte i mercati nei quali il gruppo è presente, anche se gli apporti maggiori dovrebbero arrivare da Europa e Stati Uniti, che arriveranno a contribuire per circa il 55% alla produzione totale di energia rinnovabile dell’intero gruppo da qui al 2027.

Enel, obiettivo zero emissioni

Enel ha confermato l’ambizione di riuscire a centrare le zero emissioni in tutti gli scope entro il 2040. Il gruppo ha intenzione di proseguire con la politica di riduzione delle proprie emissioni dirette e indirette di gas ad effetto serra, in linea con l’accordo di Parigi. rispettando, inoltre, lo scenario di 1,5°C, come certificato dalla Science Based Targets initiative.

Viene anche confermato l’obiettivo di chiudere tutti gli impianti a carbone che rimangono entro il 2027, dopo aver chiesto l’autorizzazione delle autorità competenti. Per quanto riguarda la riconversione Enel ha intenzione di analizzare e valutare le migliori tecnologie presenti sul mercato, sulla base delle esigenze indicate dai gestori delle reti di trasmissione.

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Investimenti

Le crypto tornano al 2021, e questa volta hanno potenti alleati. Weekend di delirio su progetti liberi ora liberi dagli attacchi USA

C’è profumo di 2021 per il mondo crypto, questa volta però con la Casa Bianca dalla loro parte.

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CASA BIANCA CRYPTO RECAP

La vittoria alle elezioni di Donald Trump ha già prodotto degli effetti importanti sul prezzo di Bitcoin, che poco dopo la vittoria del tycoon ha raggiunto dei massimi che sembra in grado di mantenere almeno sul breve. Il mondo crypto però non è composto soltanto da Bitcoin: è un mondo multiforme con decine di migliaia di progetti, alcuni solidi e molti di più molto meno, che sta attraversando una fase di incredibile crescita. È ancora effetto del Trump Trade, anche se chi si avvicinerà inevitabilmente attratto dai gain dovrà fare qualche considerazione aggiuntiva.

Sì, c’è al centro l’arrivo di un nuovo Presidente e di una squadra di governo che per ora sembrerebbe essere all’unanimità a favore del mondo crypto. Al tempo stesso c’è il discorso delle agenzie governative, su tutte SEC, che nel corso della presidenza Biden sono state più volte di contenimento all’espansione del settore. Con questi fattori che sembrerebbero venir meno, il mondo crypto sembrerebbe essere pronto per un nuovo 2021. L’investitore che si avvicina per la prima volta dovrà però cercare di capire cosa sta succedendo, perché e come potrebbe evolvere l’intera situazione.

Bentornate crypto, benvenuti nuovi investitori

Sembrano tornati quelli che, con un certo ludibrio, vengono chiamati retail dagli investitori più à la page. Si tratta dei piccoli investitori, con poche centinaia o migliaia di dollari da investire, che sono però il carburante storico di ogni corsa del mondo crypto. Ma facciamo qualche passo indietro.

Il mondo crypto viene da un quadriennio di record, crolli, scandali, arresti (vedi Sam Bankman-Fried di FTX) e più in generale di forte avversione politica da parte dell’amministrazione Biden. Questa avversione è passata per canali alternativi: SEC, l’agenzia che si occupa di regolamentare i mercati di borsa, ha portato in tribunale un progetto dopo l’altro, ha chiesto multe miliardarie e non sempre l’ha spuntata. Come nel caso di Ripple, uno dei progetti più vecchi (in un settore comunque giovane), che proprio in questi giorni sta tornando a ruggire complice quanto riveleremo tra poco.

La vera notizia del momento è che la nuova amministrazione voglia mettere nell’angolo Gary Gensler, commissario capo della sopracitata SEC e che questo sarà portato, per ora con le buone, a dimettersi. Una diga che si apre e che potrebbe garantire di nuovo l’accesso al mare a tanti progetti crypto che erano stati condizionati nella loro possibilità di attingere al mercato dei capitali made in USA.

Non è però soltanto Gary Gensler con la sua SEC a poter togliere presto il disturbo e lasciare indisturbati i crypto fissati a caccia di gain. Per quanto sia passata in sordina, l’altra notizia del momento è che il nuovo governo Trump non permetterà che FDIC continui a terrorizzare le banche che offrono accesso al mondo bancario a progetti crypto tra seri e meno seri.

Si chiama(va) Operazione ChokePoint 2.0, ha impedito anche a intermediari quotati in borsa, vedi Coinbase, di avere libero accesso a certi operatori bancari, e con la presidenza Trump vedrà con ogni probabilità la sua fine.

Un altro fattore importante dei prossimi quattro anni e che potrebbe contare più dell’allontanamento – auto-imposto probabilmente – di Gary Gensler.

È di nuovo il 2021?

Dipenderà da diversi fattori. Ci sono nuovi player nel mercato Bitcoin e Ethereum – vedi BlackRock con i suoi ETF negli Stati Uniti – e ci sono anche nuovi investitori sui principali network. Rimane però quell’incredibile sottobosco di nuovi e vecchi progetti che vengono scambiati su mercati che chi è abituato alle borse definirebbe al limite dell’informalità – e che oggi corrono come il mercato azionario potrebbe soltanto sognare.

Forse è presto per parlare di bull run, il termine con il quale i vecchi e i nuovi investitori chiamano la fase di mercato rialzista, ma che qualcosa sia cambiato il 5 novembre 2024 è sicuro. Quello che rimane incerto è se ci sarà davvero una nuova grande opportunità per i più attenti alle nuove tecnologie di portare a casa guadagni in tripla e spesso quadrupla cifra. A usare il termometro del sentiment di questi giorni, in realtà di persone pronte a scommettere contro la rinascita crypto ce ne sono però davvero poche.

Un treno che passerà per la terza volta, contro ogni pronostico, soprattutto di quelli bravi che vedono in questo mondo poco più di un neanche troppo sofisticato gioco ai dadi.

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Irlanda: ok anche da S&P. Surplus fiscale al +7,3% nelle previsioni. È cigno bianco in Europa.

In Irlanda c’è una bella aria di ripresa: il surplus fiscale spinge in alto l’outlook sul paese di S&P.

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PARLAMENTO IRLANDA

Arriva il miglioramento dell’outlook da parte di S&P per l’Irlanda. Il miglioramento – all’interno del ciclo di revisione delle principali agenzie di rating – arriva dalle aspettative di ricostruzione di un buffer fiscale, che arriverà da un importante surplus che l’agenzia quantifica nel 7,4% del Prodotto Interno Lordo. La questione riguarda anche i movimenti politici nel paese che potrebbero vedere la coalizione di governo conquistare un altro mandato, per una situazione più unica che rara all’interno di un Unione Europea che vede invece il grosso dei ministeri delle finanze dover fare i conti con situazioni di deficit importanti e che andranno contenute con manovre lacrime e sangue.

Manovre lacrime e sangue che sono state già motivo di attrito in Germania, dove il Ministro delle Finanze è stato allontanato dopo l’ennesimo scontro con il cancelliere Olaf Scholz, per un momento molto dedicato tanto politicamente quanto economicamente per il vecchio continente e per l’Unione che lo rappresenta.

Irlanda ok: sarà faro per l’UE?

È un’Irlanda che corre, almeno in termini di surplus fiscale, unica pecora bianca di un’Europa in grave sofferenza e che sembrerebbe avere più di qualche difficoltà ad emergere dalla crisi innescata con il COVID 19. Un percorso che ha dell’incredibile, tenendo conto del fatto che soltanto poco più di un decennio fa il paese fu salvato da un intervento pubblico congiunto.

Il miglioramento dell’outlook proposto da S&P fa il paio con quello già in archivio per quanto riguarda Fitch, altra importante società di rating, che sugli stessi presupposti di S&P ha migliorato l’outlook del debito pubblico del paese senza però modificarne per ora il rating, che è comunque già vicino ai livelli massimi. L’Europa riparta dall’Irlanda è però per ora una lettura troppo ottimistica, per quanto si veda una luce in fondo al tunnel per il vecchio continente, ma lontana ahinoi dall’Europa Continentale.

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Fitch migliora rating Argentina: si passa a CCC. A gennaio 4,3 miliardi di bond in dollari USA da rimborsare

Fitch migliora rating dell’Argentina: si passa a CC da CCC. Passi avanti per il percorso di riforme lacrime e sangue.

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BUENOS AIRES GG

Da CC a CCC: il rating non è ancora dei più lusinghieri, ma è un segnale del percorso che l’Argentina ha avviato da qualche mese e che sembrerebbe iniziare a sortire qualche effetto, soprattutto in termini di credibilità agli occhi degli investitori internazionali. La cura di cavallo del neo presidente Javier Milei ha portato Fitch a migliorare il rating – ancora in territorio junk – del debito argentino. La nota di accompagnamento alla decisione di Fitch parla di un miglioramento delle possibilità di rimborsare i bond in valuta estera senza haircut e senza aiuti di alcun tipo.

Il governo, tra le altre cose, starebbe negoziando con le banche internazionali, secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, una credit line con diverse banche internazionali, che potrebbe migliorare ulteriormente l’outlook delle finanze pubbliche di Buenos Aires. In tanto in scadenza per gennaio ci sono oltre 4 miliardi di dollari di obbligazioni denominate in dollari USA, che non dovrebbero però costituire problema.

Il presidente che piace a Wall Street?

È questo il commento di Bloomberg, che sottolinea come intorno al percorso lacrime e sangue del nuovo presidente argentino si stia raccogliendo un certo entusiasmo da parte degli investitori istituzionali – e, cosa che conta di più – di quelli americani. A favorire l’entusiasmo anche il percorso di ricostruzione di una riserva di hard currency, nominalmente dollari, che però come ricorda ancora una volta Bloomberg non si è ancora liberata di politiche relativamente rigide di controllo dei cambi.

Il rating è in miglioramento ma comunque da osservato speciale: sono pochi i paesi al mondo che festeggerebbero un CCC da Fitch. Tra questi, immancabilmente, un paese con finanze pubbliche sgangherate e che sono il risultato di politiche di spesa pubblica dissennate che in molti ritenevano essere DNA dello stesso paese. DNA che starebbe provando a cambiare, per quanto – lo ricorda ancora una volta il CCC – il percorso sia ancora lungo e tortuoso.

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