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Donald Trump: lenzuolata di dazi, ma non partiranno prima di aprile. BCE preoccupata
Donald Trump: ecco le firme sui dazi. Ma ci vorrà fino ad aprile per vederli all’opera.
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Arriva il primo giro – perché di tale si tratta – di dazi imposti dal governo di Donald Trump, principalmente per i paesi che applicano a loro volta tariffe più alte e verso i quali la bilancia commerciale è in peggiori condizioni. In aggiunta, faranno parte del conteggio tutte le pratiche che gli USA riterranno ingiuste come tassazione, compresa l’IVA. Obiettivo sarebbe non quello di punire paesi – magari anche partner – ma piuttosto di avere un campo da gioco eguale per le merci che escono dagli USA e che cercano di entrarvi.
Un piano che sembrerebbe più moderato di quanto tuonato in principio e che comunque non vedrà la luce prima di aprile. Qualcosa che i mercati hanno comunque recepito con una certa tranquillità, con i principali indici della borsa USA che si avviano a chiudere nettamente in gain. +1,22% per NASDAQ 100, quasi +1,00% per S&P 500, in una giornata che ha riportato il buonumore nonostante i pessimi dati che sono arrivati dal PPI, con prezzi nettamente in crescita anche rispetto alle aspettative.
C’è tempo per i dazi
La notizia vera è che ci sarà del tempo prima di applicarli. Howard Lutnick, plenipotenziario al commercio, avrà infatti fino al 1° Aprile per offrire un piano a Donald Trump. Almeno per quanto riguarda i nuovi dazi, che tra le altre cose colpiscono maggiormente economie emergenti come quella indiana e quella brasiliana. Per gli altri dazi, quelli annunciati contro Messico, Canada e Cina si dovrebbe procedere su binari paralleli.
Intanto in Europa monta la preoccupazione per i dazi: nell’ultimo bollettino economico emesso da BCE viene lanciato l’allarme sugli ostacoli agli scambi che dazi e relative ritorsioni potrebbero opporre.
Una situazione che preoccupa in Europa data anche la condizione economica non brillante per le principali economie continentali. Soltanto ieri i numeri sul calo della produzione industriale italiana hanno preoccupato mercati e politica, e le crescenti difficoltà della Germania non indorano una pillola per ora molto dura da mandare giù.