Finanza Personale
Assegno unico, le date di pagamento previste nel mese di novembre 2024
L’Inps ha reso noto le date nelle quali l’assegno unico verrà messo in pagamento nel corso del mese di novembre 2024.
Attraverso il messaggio n. 2302 del 20 giugno 2024, l’Inps ha comunicato ufficialmente le date nelle quali verrà messo in pagamento l’assegno unico nel corso del secondo semestre dell’anno. Nel corso di questo mese e del prossimo, il contributo verrà erogato nelle seguenti date:
- 18, 19 e 20 novembre 2024;
- 17, 18 e 19 dicembre 2024.
Quanti percepiscono l’assegno unico per la prima volta riceveranno la prestazione nel corso dell’ultima settimana del mese successivo a quello in cui è stata inoltrata la domanda per ricevere il contributo. Nel caso in cui l’importo dovesse essere soggetto a conguaglio – sia a credito che a debito – alla stessa data verranno accreditate le eventuali differenze.
Nel suo rapporto annuale l’Inps mette in evidenza che i beneficiari dell’assegno unico sono aumentati: facendo riferimento agli anni compresi tra il 2023 e il 2024, in termini di figli unici (tra AUU a domanda e AUU/RdC) i soggetti che percepiscono la prestazione sono passati da circa 9,7 milioni a 10,1 milioni.
Assegno unico, come verificare quando arriverà
Come abbiamo accennato in precedenza l’assegno unico è destinato ad arrivare tra il 18 ed il 20 novembre. Ma come è possibile sapere se arriverà davvero o se, per qualche motivo, non dovesse essere erogato? Per rispondere a questa domanda è necessario accedere all’area personale MyInps.
Usando le proprie credenziali digitali, infatti, i diretti interessati hanno la possibilità di prendere visione del fascicolo previdenziale, nel quale sono presenti le informazioni aggiornate. Valida alternativa a questa soluzione è l’app Io, che permette di avere una notifica puntuale e precisa sugli eventuali accrediti. L’app Mobileconsente – gestita dall’Inps – permette di monitorare a quale punto sia la domanda.
Quanti, invece, non fossero avvezzi con la tecnologia hanno la possibilità di contrattare direttamente il numero verde dell’Inps o si possono recare ad un patronato per ottenere la necessaria assistenza. Chi volesse accedere all’assistenza diretta può appoggiarsi al numero verde dell’istituto di previdenza, che offre il servizio Inps Risponde attraverso un numero verde dedicato:
- 803164 da rete fissa;
- 06.164164 da rete mobile.
Nel caso in cui fosse necessario richiedere ulteriori dettagli o assistenza relativi all’assegno unico, i diretti interessati hanno la possibilità di rivolgersi ad un patronato, grazie al quale è possibile ottenere l’assistenza necessaria a titolo gratuito.
Assegno unico, come fare se l’accredito non arriva
Purtroppo può capitare che l’assegno unico non venga accreditato nelle tempistiche previste. A questo punto è necessario effettuare una serie di verifiche per appurare cosa sia accaduto. Il primo controllo è strettamente legato allo stato della domanda sul portale dell’Inps: è opportuno controllare che le coordinate bancarie fornite siano corrette, ma soprattutto aggiornate.
Il secondo passo è verificare eventuali comunicazioni che sono state ricevute direttamente dall’Inps: al loro interno ci potrebbe essere la richiesta di nuovi documenti per integrare quelli già consegnati o la necessità di rispondere a particolari requisiti specifici.
Per finire c’è anche un’ulteriore importante novità per chi percepisce l’assegno unico. Con l’avvicinarsi del 2025 l’importo verrà adeguato all’aggiornamento dell’inflazione, che è stimata intorno all’1%. Pragmaticamente cosa significa tutto questo: molto semplicemente che l’ammontare massimo del contributo percepito ad oggi – che risulta essere pari a 199,40 euro – arriverà a superare la soglia di 200 euro, anche se solo di pochi euro. Non stiamo parlando di un aumento che permetterà ai beneficiari di arricchirsi, ma che è senza dubbio apprezzabile e che, se non altro, tiene conto, almeno in piccola parte, dell’aumento del costo della vita. L’unica domanda che rimane aperta ad oggi è se l’Inps erogherà l’aumento già da gennaio o se aspetterà il mese di febbraio – come è già successo in passato – riconoscendo, agli aventi diritto, gli arretrati.
Finanza Personale
Black Friday alla porta, si preannuncia un giro d’affari da 4 miliardi di euro
Il giro d’affari connesso il Black Friday nel 2024 crescerà rispetto a quello dello scorso anno. Ma i consumatori devono stare attenti.
Black Friday in arrivo e con esso la voglia di sfruttare le promozioni e gli sconti riservati agli acquirenti. Siamo ad un passo dall’apertura di una delle settimane più calde per chi ha intenzione di fare acquisti e che sfocerà in una data che in molti si sono già segnati sul calendario: venerdì 29 novembre 2024.
Stando ad alcune stime diffuse in questi giorni dal Codacons, il giro d’affari legati al Black Friday, tra acquisti online e nei negozi fisici, dovrebbe essere pari a circa di 4 miliardi di euro. inutile nasconderlo, a fare la parte del leone sarà ancora una volta il web, dove – sempre stando alle stime dell’associazione dei consumatori – verranno effettuati sei acquisti su dieci (pari al 65%) e il cui controvalore è stimato in 2,6 miliardi di euro.
Black friday o meno, i consumatori devono stare attenti alle frodi, che ogni anno sono sempre in agguato soprattutto quando gli acquisti vengono effettuati nei negozi fisici. Per difendersi, hanno già iniziato a circolare, in questi giorni, alcuni importanti vademecum, che forniscono delle utili informazioni per quanti sono alle prese con gli acquisti.
Black Friday, si riaccendono gli acquisti
Con il Black Friday si riaccende la voglia di acquistare delle famiglie italiane, alla ricerca dello sconto di turno per risparmiare. Durante il periodo degli sconti almeno il 47% degli italiani ha intenzione di comprare almeno un prodotto, in crescita del 5% rispetto al 2023. Prendendo in considerazione anche la fetta degli indecisi e di quanti hanno intenzione di aspettare fino all’ultimo minuto per decidere se aderire o meno a delle offerte, la percentuale degli interessati sale all’85%.
Il Codacons prevede che il Black Friday possa confermarsi come l’occasione per anticipare i regali di Natali: almeno un acquisto su due effettuato in questi giorni è un regalo che verrà destinato ad amici o parenti per le festività di fine anno, andando a consolidare uno dei trend che si sono avviati nel corso degli ultimi anni.
In vetta alla classifica degli acquisti effettuati con il Black Friday ci sono l’elettronica e l’hi-tech, anche se perderanno dei punti rispetto al passato: il 60% dei consumatori ha intenzione di fare un acquisto in questo comparto. L’interesse cresce anche per:
- le calzature: 42%;
- l’abbigliamento: 39%;
- gli accessori: 38%;
- la cosmetica e i prodotti di bellezza: 32%;
- i giocattoli: 30%.
Quanto spenderanno gli italiani con il black friday
Ma quanto hanno intenzione di spendere gli italiani in occasione del Black Friday? A rispondere a questa domanda ci ha pensato l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano e Netcomm, il consorzio del commercio digitale, secondo il quale la spesa dei consumatori italiani dovrebbe essere intorno ai 2 miliardi di euro nei giorni compresi tra il black friday ed il cyber monday. In crescita del 9% rispetto allo scorso anno.
I settori più gettonati dovrebbero essere:
- abbigliamento;
- beauty;
- enogastronomia;
- giocattoli;
- informatica;
- elettronica;
- esperienze legate al mondo dei viaggi e degli eventi.
Nell’arco dei dieci giorni in cui sono attive le promozione del Black Friday il Polimi stima che siano in circolazione almeno 38 milioni di pacchi, il 13% in più rispetto a quelli che sono circolati nel 2023.
Come abbiamo segnalato in apertura, con la frenesia degli sconti, il rischio maggiore a cui possono incorrere i consumatori sono le truffe, soprattutto quelle online. Codacons e Udicon consigliano sempre di controllare se i portali nei quali si stanno effettuando degli acquisti siano sicuri e che, soprattutto, abbiano il lucchetto nella barra di indirizzo. È sempre meglio evitare di cliccare su dei link sconosciuti e che segnalano la spedizione di un pacco che non è mai stato ordinato. Ed è meglio stare alla larga da finte offerte a prezzi stracciati.
È sempre opportuno verificare e confrontare i prezzi, sia quando si effettuano degli acquisti online, che quando si passa da un negozio fisico. Diffidare dagli sconti troppo alti e verificare sempre che ci siano il prezzo iniziale e quello finale comprensivo di spese di spedizione o tasse. Verificare sempre la data di spedizione e controllare sempre da dove arriva il prodotto che viene spedito.
Finanza Personale
Cedolino Inps, a dicembre 2024 la pensione sarà più ricca. Ecco cosa cercare
Il cedolino Inps del mese di dicembre sarà particolarmente interessante, perché la pensione risulterà essere più alta. Ecco perché.
Cedolino Inps più ricco a dicembre. Con l’erogazione della pensione arriverà, infatti, la tredicesima. In alcuni casi è prevista anche l’erogazione della quattordicesima e un bonus aggiuntivo da 154,94 euro. L’ultimo mese dell’anno, per chi percepisce un assegno previdenziale, potrebbe essere molto interessate.
Ma è opportuno procedere con ordine. Il cedolino Inps del prossimo mese, indubbiamente, sarà molto importante per chi lo riceverà: il pagamento della pensione è previsto a partire dal 2 dicembre 2024 e proseguiranno fino a giovedì 5 dicembre (stiamo pensando principalmente a quanti andranno ad incassare le spettanze in contanti agli uffici postali).
Cedolino Inps, a cosa stare attenti
A cosa devono prestare attenzione i diretti interessati mentre guardano al cedolino Inps? Partiamo dalla tredicesima, che spetta trasversalmente a tutte le persone che ricevono una pensione. Il suo importo, in estrema sintesi, è pari a quello di una qualsiasi altra mensilità.
Il discorso, invece, cambia per la quattordicesima. La troveranno nel cedolino Inps i soggetti che hanno raggiunto i requisiti necessari dopo il 1° luglio 2024. Altro importo che arriverà insieme alla pensione, soprattutto per quanti la ricevono relativamente bassa, è il cosiddetto bonus tredicesima pari a 154,94 euro. Ma chi ha diritto a ricevere questo importo aggiuntivo?
A riceverlo, nel 2024, sono circa 400 mila pensionati. Per poterlo vedere nel cedolino Inps è necessario ricevere una pensione che non superi il trattamento minimo Inps: per il 2024 significa avere un reddito complessivo pari a 7.781,93 euro all’anno. Nel caso in cui il reddito dovesse essere più alto della prima soglia (quella che abbiamo appena indicato), ma più bassa della seconda (7.936,87 euro), il pensionato ha diritto a ricevere la cifra necessaria ad arrivare alla soglia più alta.
Ai fini della percezione del cosiddetto bonus tredicesima non è importante esclusivamente la pensione che si percepisce, ma anche il reddito individuale complessivo, per il quale è necessario prendere in considerazione tutte le entrate. Complessivamente deve essere più basso di una volta e mezzo rispetto il trattamento minimo Inps. Nel corso dell’anno il diretto interessato deve aver percepito meno di 11.772,90. Per quanto riguarda il reddito familiare, invece, deve essere inferiore ai 23.345,79 euro. Nel caso in cui vengano rispettati questi requisiti di reddito si vedrà nel cedolino Inps il bonus da 154,94 euro.
Quattordicesima, a chi spetta
La quattordicesima, nella maggior parte delle occasioni, viene erogato con il cedolino Inps dell’estate. Quanti, però, maturano i requisiti per riceverla dopo il 1° luglio 2024 la ricevono con il pagamento di dicembre. Stando ad alcune stime dell’istituto di previdenza dovrebbero essere almeno 200mila le persone che la riceveranno il prossimo mese.
Ricordiamo che la quattordicesima è stata introdotta nel 2007. È destinata ai pensionati che abbiano compiuto almeno 64 anni con un reddito basso. A fornire le indicazioni precise per la sua erogazione ci ha pensato direttamente l’Inps attraverso una circolare diffusa a giugno. A condizionare il suo importo sono l’anzianità contributiva e il reddito. Entrando nel dettaglio gli importi erogati sono i seguenti:
- chi ha meno di 15 anni di contributi (meno di 18 per gli autonomi): 336 euro. il reddito complessivo annuale deve essere compreso tra 11.773,90 euro e 15.563,86 euro;
- chi ha versato oltre 25 anni di contributi (28 per gli autonomi): 655 euro (pari all’importo massimo erogabile). Il reddito deve rimanere al di sotto degli 11.672,90 euro all’anno.
La tredicesima non è una misura legata alle soglie di reddito. Viene erogata trasversalmente a tutti i pensionati, con poche eccezioni, come chi sta usufruendo dell’Ape Sociale e non ha raggiunto i 67 anni di età. Il suo ammontare è condizionato dal valore della pensione mensile erogata.
Finanza Personale
Negozi, nell’arco di dieci anni ne sono spariti 140mila. Continua la desertificazione delle città
Nel corso degli ultimi dieci anni sono spariti qualcosa come 140mila negozi nei centri storici delle città. Continua la desertificazione delle città.
Nell’arco di una decina di anni – esattamente tra il 2014 ed il 2024 – sono spariti qualcosa come 140 mila negozi. Nello specifico stiamo parlando di imprese del commercio al dettaglio in sede fissa. Di queste 46.500 sono delle attività di vicinato, tra le quali rientrano negozi alimentari, edicole, bar e distributori di carburanti.
A mettere in risalto il problema è Confesercenti, che sostanzialmente conferma i numeri resi noti ad inizio anno da Confcommercio e dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, i quali hanno sottolineato come tra il 2013 ed il 2023 siano spariti qualcosa come 111 mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. La desertificazione delle grandi e, soprattutto, piccole città continua rendendo sempre più difficile andare a fare la spesa alle persone più anziane o a quelle sprovviste di un automobile.
Scomparsi 140 mila negozi in dieci anni
Dalle piazze e dalle vie cittadine, tra il 2014 ed il 2024, sono scomparsi qualcosa come 140 mila imprese del commercio al dettaglio con sede fissa. Oltre 46mila erano delle attività di vicinato. La desertificazioni in molti piccoli comuni – ma anche in alcuni quartieri delle città più grandi – riduce la qualità della vita della popolazione e – secondo Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti – tende a rafforzare la tendenza al declino demografico in molte aree del nostro Paese.
Numeri che grosso modo sono confermati dall’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, effettuata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, che mette in evidenza come nel periodo compreso tra il 2012 ed il 2023 nel nostro paese siano spariti qualcosa come 11 mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante. Crescono unicamente le attività di alloggio e ristorazione.
Nel corso dello stesso periodo si riducono le imprese italiane negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%), mentre aumentano quelle straniere (+30,1%). Nell’intera occupazione, la metà della nuova occupazione straniera – che complessivamente è cresciuta di 242 mila occupati – è proprio in questi settori (120mila).
Ma dove spariscono di più i negozi? La desertificazione colpisce di più i centri storici rispetto alle periferie: questo accade soprattutto nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno. Il tessuto commerciale, nei centri storici, cambia radicalmente. Calano le attività tradizionali:
- carburanti: -40,7%;
- libri e giocattoli: -35,8%;
- mobili e ferramenta: -33,9%;
- abbigliamento: -25,5%.
Aumentano, invece, i servizi e la tecnologia:
- farmacie: +12,4%;
- computer e telefonia: +11,8%;
- attività di alloggio: +42%;
- ristorazione: +2,3%.
Cosa serve per riavviare il centro cittadino
Rilanciare i negozi e le imprese del territorio dovrebbe essere uno dei fronti sui quali il Governo si deve impegnare. Secondo Patrizia De Luise, infatti, si è venuto a creare un vero e proprio circolo vizioso tra declino demografico e desertificazione commerciale. In molte aree – principalmente i piccoli centri, le zone interne e rurali, solo per citarne alcune – stanno subendo un vero e proprio impoverimento del territorio.
Questa perdita di punti di accesso ai servizi essenziali riduce la qualità della vita della popolazione e contribuisce a rafforzare la tendenza al declino demografico di vaste aree territoriali – spiega De Luise. Sono dunque necessari investimenti per arginare la desertificazione commerciale dell’Italia. Dobbiamo avviare iniziative per la resilienza della rete di imprese di vicinato. Per chi apre nelle aree desertificate, un regime agevolato accompagnato da semplificazioni burocratiche è da ritenersi prioritario.
A pesare sui negozi e sul commercio al dettaglio, indubbiamente, sono le promozioni e la distorsione nella concorrenza introdotte dai giganti del web. Una di queste è il famoso Black Friday, che è diventato anche in Italia sinonimo di sconti e vendite promozionali. Una tradizione nordamericana, importata dai giganti del commercio online per assaltare la diligenza del mercato natalizio.
Finanza Personale
Codice della strada, inasprite le sanzioni per chi guida dopo aver bevuto
Inasprite le sanzioni per quanti dovessero guidare in stato di ebbrezza. Il codice della strada introduce un vero e proprio cambio di passo.
Mancano effettivamente pochi passi perché il Ddl che riforma il Codice della Strada diventi legge. Una volta approvato definitivamente verranno introdotte delle norme che inaspriscono le multe, mentre la sospensione della patente per quanti guidano con il telefono in mano o sotto gli effetti dell’alcol o degli stupefacenti è realmente dietro l’angolo.
Ma quali sono le principali misure che verranno introdotte attraverso il nuovo Codice della Strada? Ma soprattutto come andranno ad impattare sulla vita di tutti i giorni? Cerchiamo di capirlo insieme.
Codice della Strada, le nuove misure
Sono diverse le misure che sono contenute direttamente all’interno del nuovo Codice della Strada, che avranno un impatto diretto sugli automobilisti. Le più importanti sono le seguenti:
- il ritiro della patente per quanti stiano guidando con il telefonino in mano, siano ubriachi o drogati. O per le persone che abbandonano degli animali;
- è prevista una vera e propria stretta sui monopattini, i cui conducenti saranno tenuti ad indossare il casco e a sottoscrivere un’assicurazione;
- sale, inoltre, la cilindrata delle auto che possono guidare i neopatentati. Il limite, però, durerà unicamente tre anni.
Vediamo le varie novità introdotte dal Codice della Strada una per una. Guidare con uno smartphone in mano comporterà una sanzione da un minimo di 250 euro ad un massimo di 1.000 euro. La patente viene sospesa automaticamente per una settimana, nel caso in cui si dovesse essere sorpresi con un telefonino in mano mentre si guida. Verranno sottratti dieci punti alla patente. Nel caso in cui i punti dovessero essere più bassi, la sospensione è per quindici giorni. I recidivi devono mettere in conto una multa fino a 1.400 euro e la sospensione della patente può arrivare a tre mesi, a cui si aggiunge una decurtazione che oscilla tra 8 e 10 punti. La sospensione viene raddoppiata nel caso in cui l’uso del telefonino mentre si guida dovesse determinare un incidente.
Si inaspriscono le pene per chi guida in stato di ebbrezza. Nel caso in cui il tasso alcolemico dovesse essere compreso tra 0,5 e 0,8 grammi per litro la sanzione prevista è compresa tra 573 e 2.170 euro. La patente viene sospesa tra tre e sei mesi. Se, invece, il tasso alcolemico dovesse essere compreso tra 0,8 e 1,5 grammi per litro la sanzione viene raddoppiata, diventando detentiva e pecuniaria (c’è l’arresto fino a sei mesi e un’ammenda compresa tra 800 e 3.200 euro). Con la sospensione della patente tra sei mesi ed un anno. Qualora il tasso alcolemico dovesse essere superiore a 1,5 grammi per litro, la contravvenzione sarebbe punita con una sanzione detentiva e pecuniaria: arresto da sei mesi ad un anno e un’ammenda da 1.500 a 6.000 euro. La sospensione della patente sarebbe compresa tra uno e due anni.
Cosa e quanto si può bere
Cosa permette di bere il nuovo Codice della Strada? La risposta non è univoca per tutti gli automobilisti, ma dipende dal peso, dall’altezza e dal fatto se si è a stomaco pieno o no. Nella maggior parte dei casi si può affermare di essere al sicuro con un bicchiere di vino, una lattina di birra o un bicchierino di superalcolico.
Le regole cambiano per i neopatentati, per i quali è previsto un tasso alcolemico zero per i primi tre anni. Ricordiamo che tutte le ipotesi di guida in stato di ebbrezza prevedono una decurtazione di almeno dieci punti della patente. Tra le sanzioni previste c’è anche quella di installare l’alcolock, un dispositivo che impedisce l’avvio del motore nel caso in cui il tasso alcolemico del guidatore risulti essere superiore a zero.
È prevista anche tolleranza zero per chi fa uso di stupefacenti. In questo caso non è necessario essere in stato di alterazione psico-fisica, ma è sufficiente essere positivi perché scatti la revoca e la sospensione per tre anni della patente.
Penalizzati anche quanti superano i limiti di velocità: chi li supera di oltre dieci chilometri all’ora è soggetto ad una sanzione che può oscillare da 173 a 694 euro.
La patente viene revocata o sospesa da sei mesi ad un anno per quanti abbandonano degli animali in strada.
Finanza Personale
Tari, le famiglie arrivano a pagare fino a 329 euro. La stangata sui rifiuti
Le famiglie italiane devono fare i conti con la stangata sui rifiuti: la Tari inizia ad essere più costosa in tutte le città.
Gestire i rifiuti, per una famiglia media, diventa sempre più costoso. Anche alla luce degli incrementi della Tari che sono stati registrati in molte città. Nel 2024, rispetto solo allo scorso anno, le famiglie arrivano a pagare il 2,6% in più, pari, grosso modo, a 329 euro. Purtroppo il costo medio della Tari, almeno in alcune città del Sud Italia è molto più caro, arrivando a sfiorare i 600 euro. Nei centri del Nord italia, invece, la spesa si ferma al di sotto dei 200 euro.
Fortunatamente, invece, inizia a migliorare la raccolta differenziata: la media nazionale è arrivata a superare il 65%, anche se sono state messe in evidenza delle notevoli differenze tra i diversi capoluoghi. A scattare la fotografia dell’andamento del costo della Tari ci ha pensato il Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva.
Tari, di cosa stiamo parlando
Ricordiamo brevemente che la Tari è stata introdotta per finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. A partire dal 2014 ha sostituito una serie di imposte e tributi che i contribuenti dovevano pagare per questo servizio. Prima che la tari venisse introdotta, infatti, c’erano le seguenti imposte:
- Tares, ossia il Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi;
- Tia, la Tariffa di Igiene Ambientale;
- Tarsu, la Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Questa serie di tributi andavano a coprire, in un modo o nell’altro, i costi per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Attraverso la Tari, ad ogni modo, si è riusciti a semplificare il sistema e ad unificare i vari tributi sotto il cappello di un’unica imposta.
Tari, dove si paga di più
Andando a dare uno sguardo ai costi della Tari nelle diverse città italiane, si pososno scorgere delle differenze tra i vari capoluoghi. L’analisi ha tenuto conto di una famiglia tipo composta da tre persone, che abitano in una casa di 100 metri quadrati di proprietà. Il capoluogo con la tariffa più alta è Catania, dove si arrivano a pagare 594 euro all’anno. In questo caso non sono state registrate delle variazioni rispetto al 2023. Il costo più basso è registrato a Trento, dove si arrivano a spendere 183 euro, leggermente meno rispetto allo scorso anno.
Dando uno sguardo a livello regionale, è possibile affermare che la Puglia è la regione più costosa: mediamente si pagano 427 euro. Seguono la Campania, con 407 euro e la Sicilia con 390 euro. Le regioni dove si trovano le tariffe più basse sono:
- Trentino Alto Adige: 203 euro;
- Lombardia e il Molise, in entrambi i casi si pagano mediamente meno di 254 euro.
Stando ai dati diffusi dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel corso del 2022 nel nostro Paese sono stati prodotti qualcosa come 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in calo dell’1,8% rispetto a quelli del 2021. La produzione pro capite si attesta sui 494 chilogrammi per abitante, in calo dell’1,6% rispetto all’anno precedente.
Una delle zone che produce il numero maggiore di rifiuti è il Centro Italia, dove c’è una media di 532 chilogrammi per abitante. Seguono il Nord (506 chilogrammi per abitante) e dal Sud (454 chilogrammi per abitante). Per quanto riguarda la raccolta differenziata, la media nazionale ha raggiunto il 65,2%: rispetto al 2021 è stato registrato un incremento dell’1,2%. I rifiuti urbani smaltiti in discarica, invece, ammontano al 18%.
A dare i migliori risultati in termini di raccolta differenziata è il Nord Italia, con il 71,8%. Seguono il Centro, con il 61,5%, e il Sud con il 57,5%. Soffermandosi un po’ di più a livello locale, il 57% i capoluoghi di provincia hanno superato o raggiunto il 65% della raccolta differenziata. in 20 capoluoghi la percentuale è inferiore al 50%. Tra i capoluoghi con le peggiori performance ci sono:
- Palermo: 15,6%;
- Crotone: 21,4%;
- Catania: 22%;
- Foggia: 26%.
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