Caffè, perché nel 2025 costa sempre di più acquistarlo al supermercato o berlo in un bar

Il prezzo del caffè nei bar continua ad aumentare. Non parliamo, poi, di quello che si compra nei supermercati o nei negozi sotto casa, il cui costo aumenta sempre di più, rendendo ogni giorno più costoso il piacere quotidiano. 

Ma perché prendersi un buon caffè costa sempre di più? Purtroppo il problema non è limitato a questo primo scorcio del 2025, ma era già stato registrato alla fine dello scorso anno, quando Bloomberg aveva messo in evidenza che i contratti dei future sul mese di dicembre avevano raggiunto i massimi dal 1977, registrando un aumento del 70% rispetto all’inizio del 2024.

Gli aumenti del prezzo del caffè sono determinati da una serie di fattori. Tra i più importanti ci sono le condizioni climatiche dei Paesi nei quali viene prodotto. Oltre a non pochi problemi legati alla logistica del settore. Problemi che sono stati registrati nel 2024 e che hanno continuato anche in questi primi mesi del 2025.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire perché il caffè è sempre più caro.

Caffè, quali sono le cause dell’aumento

Ma quali sono le cause che stanno determinando questo pesante aumento del caffè? A condizionare le quotazioni è prima di tutto una grave siccità che ha colpito il Brasile nel corso degli ultimi mesi del 2024, situazione che ha sollevato non poche preoccupazioni sul livello di produzione che il Paese è in grado di sostenere. Accanto ai problemi brasiliani si aggiungono quelli del Vietnam, una delle maggiori aree di produzione, che è stata colpita dalla siccità nel momento in cui il raccolto era nel periodo di crescita e dopo da forti piogge.

Le condizioni climatiche del Brasile e del Vietnam hanno impattato pesantemente sulle quotazioni del caffè. I due paesi sono i principali coltivatori: il Paese sudamericano esporta principalmente la varietà premium Arabica, mentre quello asiatico è specializzato nella varietà Robusta.

I problemi, ad ogni modo, non si limitano unicamente al Brasile e al Vietnam. Alcune difficoltà sono state registrate anche in Colombia, il secondo produttore a livello globale della varietà Arabica: l’intero settore sembra avere difficoltà a rimettersi in piedi dagli effetti causati dalla siccità provocata da El Niño proprio lo scorso anno. Se da una parte le coltivazioni sono soffocate dalla siccità, in Costa Rica e in Honduras alcuni dubbi sulla qualità e l’integrità dei raccolti sono determinati dalle recenti piogge che hanno colpito i due paesi.

In altre parole ad impattare sulle quotazioni del caffè è la produzione su scala mondiale, che condizionata dagli eventi meteorologici avversi provoca un aumento dei costi a carico dei consumatori. A questo si aggiunge il fatto che chi vende il prodotto ha deciso di aumentare i prezzi e tagliare gli sconti, in modo da proteggere i margini di profitto.

Solo lo scorso novembre, Nestlè – uno dei più importanti produttori di caffè a livello mondiale – ha comunicato che aumenterà i prezzi e ridurrà le quantità all’interno delle confezioni, in modo da poter assorbire l’impatto dell’aumento del prezzo della materia prima.

Le altre cause che stanno dietro all’aumento del caffè

Non sono solo i cambiamenti climatici ad impattare sul costo finale del caffè. Stando a quanto ha spiegato nel corso dei mesi scorsi Carlos Mera, analista di Rabobank, l’aumento sarebbe dovuto anche alle difficoltà logistiche e di trasporto. Ma non solo: alcune preoccupazioni potrebbero arrivare anche dalle restrizioni che l’Unione europea potrebbe imporre sulla deforestazione e l’impatto sul mercato statunitense degli eventuali dazi che potrebbero essere introdotti dalla neoeletta amministrazione guidata da Donald Trump.

Cosa significa tutto questo per i consumatori italiani? Si corre il rischio che prendere un buon caffè in un bar possa arrivare a costare fino a 2 euro. Un’ipotesi ventilata a metà del 2024, ma che oggi come oggi potrebbe diventare realtà.