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Allarme siccità in Africa: 4,8 milioni di persone a rischio fame. ONU pronta a raccogliere $400 milioni
Le Nazioni Unite lanciano l’allarme siccità nella parte sud del continente africano. L’ONU è già alla ricerca di $400 milioni per finanziare l’acquisto di derrate alimentari da inviare alle 4,8 milioni di persone che da un momento all’altro si ritrovano a rischio di morire di fame. La situazione è già molto dura, con gli agricoltori locali che fanno sapere di aver perso il raccolto in Zimbabwe, Zambia e Malawi. Queste sono aree tipicamente non soggette a aridità e siccità: non si parla di una zona desertica, ma di quella parte dell’Africa dove nel secolo scorso anche centinaia di migliaia di europei si sono spostati per lanciare imprese agricole e d’allevamento.
Il tema è molto attuale, non soltanto per quello che sta succedendo ora ma per quello che potrebbe succedere in futuro. Infatti il cambiamento climatico sta esasperando i fenomeni naturali, con piogge che spesso si trasformano in alluvioni e periodi di siccità che frequentemente vanno avanti per anni. Tanto gli scienziati quanto gli enti sovranazionali come le Nazioni Unite ritengono che le migrazioni di massa dovute al clima saranno un fenomeno ricorrente nei prossimi decenni. La siccità che si sta manifestando in questo momento nel sud dell’Africa è una dimostrazione di come le economie più fragili, di fronte ai fenomeni portati dal cambiamento climatico, possano causare grandi esodi.
La siccità in Africa peggiora
Per mesi ci si è chiesto se sarebbero arrivate le tanto attese piogge che avrebbero potuto salvare i raccolti agricoli di questa stagione, ma ormai la situazione risulta compromessa. Il programma alimentare delle Nazioni Unite ritiene che $400 milioni serviranno soltanto a tamponare la situazione nel breve termine, ma per riparare ai danni alla filiera serviranno più fondi. La siccità sembra essere stata causata da El Niño, un fenomeno naturale che ormai va avanti dall’inverno scorso e che sembra fortunatamente essere giunto alle sue settimane conclusive. El Niño si è manifestato in una forma molto più intensa del solito quest’anno, colpendo decine di filiere e aree geografiche, a dimostrazione di come il cambiamento climatico stia esasperando i fenomeni naturali.
Secondo i calcoli del programma alimentare delle Nazioni Unite, questa è la manifestazione più forte di El Niño nella storia della parte sud del continente africano. Inoltre si stima che il 70% della popolazione di questa zona riesca ad alimentarsi solo grazie all’agricoltura locale, che non potendo contare su grandi specchi d’acqua deve fare affidamento alle piogge per proseguire. Ora sarà necessario importare alimenti da altre aree, soprattutto per quanto riguarda i cereali. Con la produzione ucraina quasi azzerata e le sanzioni internazionali sulle navi cargo russe, però, sarà ancora più difficile trovare le scorte che servono per sfamare la popolazione.
Agricoltori in crisi
La siccità ha iniziato a manifestarsi a febbraio, quando non è caduta nemmeno una goccia d’acqua in una regione che tipicamente durante questa fase dell’anno vede precipitazioni abbondanti e regolari. Serviva disperatamente un cambio della situazione meteorologica tra marzo e aprile, che però non è arrivato. Le previsioni per le prossime settimane non sono molto diverse: dovrebbero arrivare delle piogge leggere sulla regione, ma non sufficienti a salvare i raccolti. Secondo i climatologi si tratta della siccità peggiore degli ultimi 60 anni in questa parte del mondo, che non è l’unica a star facendo i conti con la mancanzadi piogge. Anche in Europa la situazione è stata molto dura, soprattutto in Grecia e in Catalogna, mentre ora è il Sud Italia a star iniziando a dare i primi segni di una possibile siccità.