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Altro boom delle scorte USA, prezzi del petrolio in discesa
Per la seconda settimana di fila, le scorte di benzina e altri prodotti raffinati del petrolio sono vicine al loro record storico di incremento negli Stati Uniti. Il report della EIA, atteso come sempre il mercoledì pomeriggio, fa notare che in una singola settimana lo stock statunitense è aumentato di 8 milioni di barili di benzina e altri 6.5 milioni di barili di altri distillati. Non soltanto sono numeri completamente al di fuori delle medie storiche, ma sono anche estremamente più alti rispetto alle attese -già fuori misura- degli analisti: Wall Street si aspettava un aumento di 2.4 milioni di barili di benzina e 2.8 milioni di barili di altri distillati. La notizia ha subito inviato onde d’urto sul mercato energetico, con il prezzo del petrolio rapidamente sceso in picchiata dopo la pubblicazione dei dati.
Fino alle 16.30 italiane, il prezzo del greggio stava attraversando una giornata decisamente positiva con un rialzo di 1,50$ per barile (quotazione WTI). Dopo la pubblicazione dei dati sulle scorte, da 73.50$ si è passati a 71.30$ nell’arco di poco più di mezz’ora. Si conferma un trend ribassista che va avanti da inizio anno, non soltanto causato dalle scorte in aumento negli Stati Uniti ma anche dalla domanda di mercato ben inferiore alle previsioni. Considerando anche che i dati macroeconomici stanno mostrando un graduale rallentamento dell’economia europea e di quella americana, cosa che potrebbe ulteriormente danneggiare la domanda, ora il prezzo del petrolio potrebbe presto testare il supporto a quota 70$.
Riaperte rotte commerciali quasi dimenticate
Le scorte di prodotti distillati negli Stati Uniti sono così alte che, come mostrano i dati provenienti dal tracciamento delle navi petroliere, sono state riaperte alcune rotte commerciali che non venivano praticate ormai da anni. I barili di benzina e diesel immagazzinati nei grandi hub statunitensi della Costa del Golfo stanno nuovamente venendo esportati verso paesi come Australia e Mozambico, due rotte che da quasi 10 anni non venivano più praticate perché economicamente non convenienti. L’eccesso di barili negli States, però, fa sì che pur di esportare gli stock accumulati le società siano disposte ad accettare dei margini molto bassi. L’alternativa potrebbe essere una crisi di eccesso di offerta, simile a quella che si era manifestata nel 2020 quando notoriamente il prezzo di alcuni futures era addirittura scaduto in territorio negativo.
La domanda di benzina misurata a fine dicembre, sempre secondo i dati americani, è stata la più bassa da oltre un anno a questa parte. Le scorte nella Costa del Golfo sono più alte del 9,50% rispetto alla loro media storica. Addirittura sul trading floor della Borsa di Singapore ci sono trader che stanno piazzando ordini per il petrolio americano. La differenza di prezzo è talmente grande rispetto ai fornitori abituali del sud-est asiatico, come la Corea del Sud, che in questo momento il prezzo delle spedizioni marittime intercontinentale è abbondantemente coperto dalla convenienza dei distillati americani. Nel frattempo l’attività delle raffinerie USA non accenna a diminuire, cosa che potrebbe contribuire a intensificare la situazione nei prossimi mesi.
EIA: prezzi stabili nel 2024 e 2025
La Energy Information Administration, oltre a pubblicare il suo report settimanale sulle scorte, ha anche aggiornato la sua previsione sull’andamento del prezzo del petrolio nei prossimi due anni. In base alla situazione attuale del mercato, la EIA ritiene che nel 2024 e nel 2025 i prezzi tenderanno a rimanere stabili in questa fascia di 70-85$ dove si trovano già da diverso tempo. Matthew French, che ha firmato il report per conto della EIA, ritiene che tanto la domanda quanto l’offerta dovrebbero tendenzialmente rimanere intorno al loro livello attuale nel breve-medio periodo.