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Canada, lo sciopero dei ferrovieri avrà un pesante impatto sulla circolazione delle merci

Lo sciopero dei ferrovieri in Canada mette in ginocchio parte dell’economia nord-americana, considerando che la maggior parte delle merci viaggia su rotaia.

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I ferrovieri canadesi incrociano le braccia e bloccano i trasporti tra il Canada e gli Stati Uniti. La presa di posizione arriva dalla Canadian National Railway e dalla Canadian Pacific Kansas City, che hanno sostanzialmente bloccato le reti ferroviarie. Dopo una serie di trattative infruttuose circa 10.000 lavoratori hanno deciso di scioperare

Confermata ufficialmente dal sindacato dei camionisti, la decisione apre la porta ad un blocco ferroviario senza precedenti, che potrebbe arrecare non pochi danni all’economia canadese ed avere un impatto significativo sul commercio transfrontaliero con gli Stati Uniti.

Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa ci si deve aspettare da questo sciopero in Canada.

Canada, lo sciopero dei ferrovieri

Il Canada – è bene ricordarlo è il secondo paese al mondo per superficie – si appoggia molto al trasporto ferroviario. Lo stop deciso dai ferrovieri, purtroppo, è destinato a paralizzare le spedizioni di grano, potassio e carbone. Ma non solo: anche i trasporti di prodotti petroliferi e chimici saranno rallentati. Oltre che quello delle automobili.

Le esortazioni nei confronti di Justin Trudeau, primo ministro del Canada, non sono mancate. I gruppi industriali hanno chiesto di impedire lo sciopero, sottolineando come le ferrovie canadesi ogni anno arrivano a trasportare delle merci per un valore complessivo pari a 380 miliardi di dollari canadesi (corrispondenti, grosso modo, a 277 miliardi di dollari Usa).

Nel corso della giornata di martedì l’Union Pacific, una ferrovia statunitense, ha affermato che un‘eventuale sciopero sarebbe arrivato a bloccare qualcosa come 2.500 vagoni ferroviari in transito ogni giorno attraverso il confine.

L’economia del Canada è altamente integrata con quella degli Stati Uniti. Il commercio bilaterale è rappresentato per il 14% dal trasporto ferroviario: complessivamente su binari sono transitati 382,4 miliardi di dollari tra i due paesi nella prima metà parte dell’anno (secondo i dati diffusi dal Dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti).

Lo stop arriva dopo mesi di trattative. Il sindacato e le aziende hanno lottato per raggiungere un accordo sui termini chiave, con entrambe le parti che si accusavano a vicenda di malafede. Il sindacato chiede migliori disposizioni per i turni di riposo e gli orari di lavoro, sottolineando la necessità di garantire la sicurezza dei lavoratori.

La CN ha affermato di aver offerto salari migliori e meno giorni lavorativi, ma il sindacato non avrebbe risposto. La CPKC ha risposto che la sua offerta includeva aumenti salariali competitivi e maggiori differenziali di turno.

Il sindacato, ad ogni modo, ha ribadito che non è possibile raggiungere un accordo con il sindacato Teamsters Canada Rail Conference (TCRC) e le aziende hanno esortato il sindacato a impegnarsi in trattative.

Teamsters ha affermato che nessuna delle sue offerte è stata seriamente presa in considerazione dalle aziende, aggiungendo che rimarrà al tavolo delle trattative con entrambe le aziende nonostante il blocco.

L’impatto dello sciopero dei ferrovieri in Canada

Steven MacKinnon, Ministro del Lavoro del Canada, e Justin Trudeau hanno deciso di non intervenire ufficialmente.

I negoziati dovrebbero coinvolgere i rappresentanti di 3.500 lavoratori di Cpkc, tra i quali figurano degli ingegneri, dei macchinisti e altre figure e 6.500 dipendenti di Cn. Ad essere maggiormente interessate dagli spostamenti delle persone sono le aree che ruotano intorno a Montreal, Toronto e Vancouver

Discorso diverso per il traffico merci che oltre alle rotte interne si dirige verso gli Usa e il Messico. A pagare il maggiore dazio allo sciopero è il Nord America. Stando a quanto riferisce The Globe and mail, un giornale canadese, soffermandosi limitatamente all’export cerealicolo dell’ultima campagna agricola, si tratta di una movimentazione pari a 50 milioni di dollari di grano, canola e cereali. L’impatto sarebbe anche sulle carni, con stabilimenti da cui partono prodotti per un valore di 3 milioni di dollari a settimana.

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