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Cina, i listini crollano con Shangai che arriva a perdere il 4%. L’effetto stimoli è già finito
L’effetto stimoli, in Cina, sembra essere già terminato. I listini crollano e sembrano essersi già dimenticati delle riforme introdotte da pochi giorni.
Mattinata contrassegnata dal crollo delle azioni cinesi e dalle materie prime, che hanno registrato una certa difficoltà a trovare un punto d’appoggio. A finire sotto i riflettori sono le aspettative di una potenziale ripresa della Cina, che, secondo gli investitori, non è così semplice come potesse apparire in un primo momento. A condizionare l’apertura dei mercati azionari sono state le previsioni pessimistiche della banca centrale della Nuova Zelanda, che hanno portato il kiwi al minimo da sette settimane a questa parte.
Soffermandosi sui mercati asiatici, l’indice composto di Shanghai ha registrato una perdita pari al 4% nel corso degli scambi pomeridiani. A placare un po’ la tensione e a ridurre i cali ha contribuito il Ministero delle Finanze della Cina, il quale ha indetto una conferenza stampa sulla politica fiscale e aumentato le aspettative di stimolo.
L’indice Hang Seng di Hong Kong è rimbalzato verso una posizione stabile e il dollaro australiano ha perso le perdite.
Cina, come si muove il mercato azionario
In Cina i mercati azionari sono diventati immediatamente fragili, mentre le materie prime – dal petrolio ai vari metalli – sono crollate a seguito di un conferenza stampa della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, nella quale non sono stati forniti dei nuovi dettagli sugli stimoli.
Nick Ferres, responsabile degli investimenti presso Vantage Point Asset Management, ha affermato che, per essere onesti, solo il Ministero delle Finanze o il Consiglio di Stato hanno la possibilità di modificare il bilancio. L’attenzione, ora come ora, si sposta sull’annuncio previsto per il 12 ottobre e sulla potenziale reazione che il mercato potrebbe avere nella giornata di lunedì.
I mercati si aspettano un pacchetto di spesa compreso tra 2 e 10 trilioni di yuan (tra 280 miliardi e 1,4 trilioni di dollari) e Ferres ha affermato che, a suo avviso, il sostegno deve aggiungersi agli impegni precedenti e incrementare il PIL di circa 2 punti percentuali per essere utile.
Il minerale di ferro di Dalian e il rame di Shanghai hanno ridotto le perdite nel pomeriggio, ma sono rimasti in territorio negativo. I future sul greggio Brent, scesi del 4,6% durante la notte, si sono stabilizzati a 77,88 dollari al barile.
Nikkei del Giappone è aumentato dell’1%, con le azioni Seven & I Holdings che sono finite nel mirino degli investitori dopo che Bloomberg News ha riferito che il rivenditore canadese Alimentation Couche-Tard avrebbe aumentato la sua offerta di acquisizione.
Cina, le azioni continuano a calare
Finora gli operatori hanno ritenuto che il calo delle azioni cinesi fosse determinato da un ritardo nella ripresa dopo il consistente aumento del 25% registrato nelle sei sessioni precedenti. Tuttavia, i cali lasciano le azioni della Cina continentale sulla buona strada per registrare le maggiori perdite dal mese di aprile 2022, quando nelle principali città erano in vigore i lockdown dovuti alla pandemia.
Quasi tutti i settori sono in calo in Cina, anche se quello immobiliare e il turismo sono stati duramente colpiti, a dimostrazione dei dubbi che alcuni nutrivano sul fatto che il sostegno statale sarebbe stato abbastanza ampio e rapido da invertire la fiducia dei consumatori.
Eugene Hsiao, responsabile della strategia azionaria cinese presso Macquarie Capital, ritiene che i mercati possano ancora rivalutarsi da qui in poi, ma i decisori politici dovranno iniziare a mostrare le loro carte, altrimenti gli investitori perderanno la pazienza su come l’economia nazionale in senso lato, in particolare i consumi, potrà riprendersi. Eugene Hsiao ha aggiunto che l’altra variabile resta quella macroeconomica, poiché la politica monetaria della Banca Popolare Cinese potrebbe essere più rigida se i tagli dei tassi della Fed non si concretizzassero così rapidamente come previsto.
Le aspettative del mercato sui tagli dei tassi da parte della Federal Reserve sono state ridimensionate in seguito ai solidi dati sul mercato del lavoro della scorsa settimana, che hanno fatto aumentare i rendimenti e il dollaro, facendo da sfondo a un calo dello 0,9% del dollaro neozelandese nella sessione asiatica.
Il kiwi è sceso sotto la sua media mobile a 200 giorni, attestandosi al minimo delle sette settimane, dopo che la banca centrale ha tagliato i tassi di interesse di 50 punti base, lasciando aperta la porta a ulteriori tagli.