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Crolla la produzione di petrolio saudita, stabile l’OPEC
La produzione di petrolio greggio all’interno dell’alleanza dell’OPEC è effettivamente aumentata di 40.000 barili al giorno durante il mese di agosto. Questi dati emergono da una recente indagine pubblicata da Bloomberg venerdì scorso.
L’indagine suggerisce che la produzione saudita potrebbe aver subito una riduzione di 170.000 barili al giorno nel corso di agosto. Tuttavia, l’incremento nella produzione di Nigeria e Iran ha in larga parte compensato la diminuzione dei volumi sauditi. Complessivamente, il gruppo ha estratto 27,82 milioni di barili al giorno nel mese di agosto, secondo quanto riportato dall’indagine.
Nonostante i prezzi del petrolio greggio abbiano toccato i massimi del 2023 venerdì scorso, con il WTI che ha raggiunto i $85 al barile, la maggior parte degli analisti prevede che l’Arabia Saudita prolungherà il proprio taglio di produzione di 1 milione di barili al giorno fino a ottobre.
Secondo i dati dell’indagine di Bloomberg, l’Arabia Saudita ha estratto 8,98 milioni di barili al giorno ad agosto, mentre l‘Iran ha incrementato la produzione a oltre 3 milioni di barili al giorno, e la Nigeria ha raggiunto la quota di 1,34 milioni di barili al giorno, registrando un aumento di 80.000 barili al giorno rispetto ai dati precedenti. Questi dati si basano su informazioni di monitoraggio delle navi, dati da funzionari e stime da parte di aziende come Kpler e Rystad.
Crolla l’esportazione di petrolio dell’Arabia Saudita
Le esportazioni di petrolio grezzo dall’Arabia Saudita hanno subito un drastico calo il mese scorso, raggiungendo il livello più basso degli ultimi due anni.
Le spedizioni provenienti dal principale esportatore mondiale di petrolio grezzo sono scese a circa 5,6 milioni di barili al giorno, il livello più basso riscontrato dal marzo del 2021. Le esportazioni petrolifere di agosto hanno registrato una diminuzione rispetto ai 6,3 milioni di barili al giorno di luglio.
In particolare, le consegne di petrolio in Cina hanno toccato minimi storici, scendendo a 1,3 milioni di barili al giorno, il livello più basso dal giugno del 2020. Anche le esportazioni verso molte altre destinazioni, compresi gli Stati Uniti, hanno raggiunto livelli vicini ai minimi storici. I flussi di petrolio verso il Giappone e la Corea del Sud sono scesi ai minimi registrati dal 2017, anno in cui Bloomberg ha iniziato a monitorare questi dati.
In Iran la produzione aumenta
L’importante calo della produzione dell’Arabia Saudita, è stato più che compensato dall’aumento di quella iraniana. Nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Ujniti, l’output e le esportazioni di petrolio dall’Iran hanno segnato un notevole aumento nel mese di agosto.
Gli analisti ritengono che questo incremento nelle esportazioni sia il risultato del successo dell’Iran nel trovare modi per eludere le sanzioni statunitensi, nonché della scelta di Washington di non applicarle in maniera rigorosa. Questo scenario sembra essere il frutto degli sforzi congiunti dei due paesi nel cercare di migliorare le loro relazioni.
Gli Stati Uniti hanno cercato di limitare le esportazioni di petrolio dall’Iran dopo che l’ex presidente Donald Trump si è ritirato dall’accordo nucleare del 2015 nel 2018 e ha reintrodotto sanzioni mirate a ridurre le entrate del governo iraniano. Tuttavia, durante il mandato del presidente Joe Biden, le esportazioni di petrolio sono aumentate, con la Cina che continua a essere uno dei principali acquirenti, secondo esperti del settore.
Stando alle stime di SVB International, una società di consulenza, la produzione di petrolio dell’Iran è salita ad agosto a 3,15 milioni di barili al giorno (bpd), raggiungendo così il livello più alto dal 2018.