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Dopo la decisione di Putin, i futures del grano volano
La Russia ha deciso di non rinnovare il Black Sea Grain Deal, un accordo che è stato al centro dell’attenzione dei traders di materie prime agricole nel corso delle ultime settimane. Si tratta di un accordo commerciale negoziato tra Russia e Occidente per permettere alle navi cargo di continuare a esportare i cereali prodotti in Ucraina, principalmente grano e orzo. L’Ucraina è tra i primi cinque esportatori al mondo per entrambe queste materie prime e una parte importante di queste esportazioni è diretta verso economie in via di sviluppo. Soprattutto in Africa, dove ora si teme una crisi umanitaria legata all’aumento dei prezzi dei cereali.
Questa novità ha anche un effetto importante sul prezzo del mais e del fertilizzante. L’Ucraina è l’ottavo produttore al mondo di mais, ma soprattutto è una delle nazioni che dedicano più parte della produzione all’export; il secondo è un altro dei beni che vengono esportati in grande quantità dall’Ucraina, ma anche dalla Russia. Il Black Sea Grain Deal prevedeva che le Nazioni Unite aiutassero la Russia con le proprie esportazioni di fertilizzante, mentre ora si prevede che le nazioni Occidentali cercheranno di ostacolare l’export russo. I futures del mais sulla Borsa delle commodities di Chicago sono cresciuti di oltre il 5% in una singola giornata e quelli del grano di oltre il 3%. Inoltre i produttori europei e americani di fertilizzante che non dipendono dall’export russo hanno visto le proprie azioni performare molto meglio del mercato.
La Russia si ritira dall’accordo
La Russia ha deciso di non garantire più alle navi che salpano dal porto di Odessa la protezione dalle conseguenze della guerra. Questo è un durissimo colpo all’economia ucraina, che in tempi normali dipende molto dall’export di grano, mais, orzo e fertilizzante per potersi assicurare entrate di valuta estera. La decisione di Putin ha sorpreso i mercati, considerando che proprio un giorno prima il Presidente turco Erdogan aveva pubblicamente dichiarato che la Russia avrebbe rinnovato l’accordo. Considerando che inizialmente l’accordo fu negoziato con la Turchia e l’ONU come mediatori, sembrava che questa dichiarazione fosse attendibile.
La situazione è particolarmente delicata per quanto riguarda il mercato del mais. Ricordando che si tratta di un prodotto usato anche per alimentare il bestiame e per la produzione di biocarburante, ogni flessione nell’export ucraino diventa una flessione nell’offerta mondiale. Questa notizia arriva in concomitanza con previsioni di un’estate di caldo record negli Stati Uniti. I mercati si attendono che questo porti a un raccolto inferiore a quello atteso dal Dipartimento dell’Agricoltura americano. Con gli USA che guidano saldamente la produzione di granoturco nel mondo, i livelli di produzione americani sono ancora più importanti dopo che la Russia si è ritirata dall’accordo sulle esportazioni dal Mar Nero.
Cosa cambia dopo la rottura dell’accordo
Il Presidente russo Vladimir Putin ha più volte attaccato l’Occidente per non aver rispettato i termini del Black Sea Grain Deal. Stando alle sue dichiarazioni, le nazioni occidentali avrebbero boicottato il sistema finanziario russo al punto da non permettere nella pratica l’export di cereali e fertilizzante -anche se si tratta di beni non direttamente soggetti a sanzioni-. Il Ministro degli Esteri ha dichiarato su Telegram che con la fine dell’accordo non esisterà più un corridoio umanitario nel nord-ovest del Mar Nero. Nessuna norma a garanzia delle navi cargo di quelle che erano state negoziate sarà più rispettata.
Volodymyr Zelenskyy si appella ai partner Occidentali, chiedendo che un corridoio umanitario venga fatto rispettare anche senza la cooperazione della Federazione Russa. Il Presidente delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, condanna la Russia per la sua decisione: invita a riflettere sui milioni di persone che potrebbero patire la fame per via di un elevato aumento nei prezzi del grano intorno al mondo. La Russia risponde che le nazioni in difficoltà potranno rifornirsi di grano direttamente dalla Russia, di fatto cercando di favorire l’export locale nello stesso tempo in cui si cerca di danneggiare quello ucraino.
In totale, 33 milioni di tonnellate metriche di grano e olii di semi sono stati esportati dall’Ucraina grazie all’accordo con la Russia. Ora si teme che le 400 milioni di persone sfamate ogni anno grazie all’export ucraino possano subire più di ogni altro le conseguenze di questa notizia.