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Energia eolica, la mancanza di navi peggiora la crisi

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Il mondo dell’energia eolica continua a sprofondare nella crisi che ha avvolto il settore nel corso degli ultimi mesi. I tassi d’interesse elevati e l’inflazione, che riducono i margini e aumentano il costo dei progetti, hanno già fatto una serie di vittime di primissimo livello. Nelle ultime settimane, tutti i grandi operatori del mondo eolico statunitense -soprattutto quelli che concentrano le operazioni sulle turbine offshore– hanno presentato dei dati trimestrali con miliardi di dollari in stralci al valore dei loro asset. Orsted, colosso danese del settore dell’energia rinnovabile, è la società più esposta al segmento offshore. Nei suoi ultimi dati trimestrali, presentati il 1 novembre, la società ha riportato stralci per oltre 5 miliardi di dollari e adesso si trova a fare i conti con serie difficoltà economiche.

Ora, però, sembra che una nuova variabile si aggiunga a tutti i problemi connessi alla politica monetaria. Si tratta della mancanza di navi specializzate, del tipo che viene utilizzato per trasportare le turbine eoliche al largo delle coste dove devono essere installate. Il problema di questi ultimi giorni è che le navi sono tutte impegnate per grandi progetti già commissionati da tempo, quasi sempre lontano dalle coste statunitensi, motivo per cui Orsted non riuscirà a realizzare alcuni dei progetti più importanti che la società si era aggiudicata sul mercato nord americano. L’impatto sui bilanci sarà miliardario, ma lo shock verrà assorbito gradualmente nel corso dei prossimi anni.

Fermato il progetto Ocean Wind

All’interno dei progetti che sono stati stralciati da Orsted c’è lo sviluppo dei grandi campi eolici Ocean Wind, commissionati dal governo del New Jersey. Si tratta di uno dei più grandi progetti eolici offshore mai realizzati negli Stati Uniti, che avrebbe dovuto provvedere 2.200 MW di energia pulita a uno dei principali Stati del nord del paese. Complessivamente, oltre mezzo milione di case sarebbero state alimentate dall’energia prodotta dalle turbine installate da Orsted. Orsted era intenzionata a investire nel progetto più di $1 miliardo, portando centinaia di posti di lavoro al New Jersey. Non solo era un progetto molto importante per l’azienda, ma anche per l’amministrazione locale che ha fatto delle politiche ambientali uno dei principali punti del proprio programma.

La mancanza di navi specializzati ha ora portato Orsted a cancellare completamente il progetto, con miliardi di dollari da rimuovere dal proprio bilancio. La società ha fatto sapere che, per via della mancanza di navi, il progetto avrebbe dovuto essere rimandato di diversi anni; questo avrebbe costretto la società a rinegoziare tutti i costi e i ricavi del progetto Ocean Wind, chiedendo al New Jersey di pagare decisamente di più per la realizzazione del campo eolico rispetto a quanto inizialmente stabilito. La società si è dunque trovata costretta ad annullare l’intero progetto, cancellando gli ordini dal backlog e gli asset già costruiti dal proprio bilancio.

Si va avanti a New York

Orsted ha quantomeno confermato che la società continuerà a costruire il progetto nell’adiacente Stato di New York, un altro maxi-campo eolico offshore da oltre 1.6 GW. Questo ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori, dal momento che almeno questi asset non hanno dovuto essere stralciati, ma al tempo stesso ha anche causato un certo risentimento da parte delle autorità del New Jersey. La società ha dato diverse giustificazioni per questa decisione, la principale delle quali è proprio il fatto che Orsted si sia già assicurata un contratto con un fornitore di servizi navali per la realizzazione di questo progetto.

New York si sta anche impegnando a muovere le fila della burocrazia per ottenere un’approvazione rapida degli ultimi permessi di cui Orsted ha bisogno per procedere nel cantiere, che dovrebbero arrivare già a inizio dicembre anziché tra sei mesi come inizialmente previsto. La società spera di qualificarsi per un incentivo fiscale del 10%, che aiuterebbe a far quadrare i conti in mezzo a tassi d’interesse elevati e un costo delle materie prime che diventa sempre più significativo.

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