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EUR/USD: dollaro forte su dati legati all’occupazione
Il dollaro americano oggi ha mostrato una solida performance, rafforzandosi rispetto all’euro, grazie a dati economici freschi e positivi. Il cambio ha ormai nettamente tagliato la soglia 1.10, scendendo a 1.09 e continuando a mostrare un trend ribassista per la Moneta Unica. Il tutto in base alle rilevazioni del calendario economico: oggi sono arrivate due notizie importanti, sia per quanto riguarda l’occupazione che la produzione industriale. Il mercato del lavoro USA ha superato le attese, mentre l’indice della produzione manifatturiera della Philadelphia Fed ha sorpreso gli analisti con un salto notevole.
In particolare i jobless claims, un indicatore che misura il numero di persone che richiedono assistenza per la disoccupazione, è sceso a 239.000. La rilevazione ha battuto di poco le previsioni che si attestavano a 240.000, mentre nella settimana precedente il numero era stato di 250.000. Questi indicatori sono molto seguiti nel mondo del Forex, poiché forniscono un’istantanea immediata delle condizioni del mercato del lavoro. Una diminuzione delle richieste indica un mercato del lavoro più robusto, suggerendo che meno persone stanno perdendo il lavoro e, in generale, che l’economia si sta mantenendo in buono stato di forma. Allo stesso tempo alza le stime di inflazione legata al mercato del lavoro, dunque la probabilità di un aumento dei tassi di interesse.
Possibili segnali di inflazione per il dollaro
Uno dei dilemmi che sta attanagliando gli investitori interessati al Forex è la possibilità che l’inflazione negli Stati Uniti ritorni a crescere nel corso dei prossimi mesi. Fino a questo momento sembra che tutto sia andato nel migliore dei modi: la Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse per oltre un anno, ma senza impattare la crescita e l’occupazione.
Non soltanto i posti di lavoro generati nell’economia rimangono sui livelli record, ma al tempo stesso lo spettro di una recessione sembra cancellato: anche nelle previsioni degli analisti istituzionali, non si prevede più che l’economia americana passi a un periodo di crescita negativa nella seconda parte del 2023. Anche in questo secondo trimestre di report sull’andamento delle imprese si notano dati generalmente positivi, con la maggior parte delle società che ha rispettato o battuto le sue stime per il Q2 dell’anno in corso.
Allo stesso tempo, il tasso di inflazione americano è ormai molto vicino ai livelli desiderati dalla Fed: secondo le ultime rilevazioni l’inflazione a luglio è stata del 3,2% su base annua, contro un obiettivo di lungo termine del 2%. Il calo dell’inflazione è stato molto più rapido rispetto all’Europa, malgrado l’impatto sull’economia dei tassi di interesse sembri essere stato molto meno forte. Uno scenario ideale, che ha fin qui spinto a rialzo tutti i principali indici di Borsa americani. Ora bisognerà però scoprire se questa crescita può davvero essere non-inflazionistica, o se il forte programma di investimenti federali voluto da Biden e il mercato del lavoro ancora molto robusto porteranno a un nuovo aumento della pressione sui prezzi.
Pubblicati i dati sulla bilancia commerciale europea
Nel frattempo, sul lato europeo, l’unico dato economico di rilievo pubblicato oggi riguardava la bilancia commerciale, che ha superato le attese, registrando un surplus di 23,0 miliardi di euro contro i previsti 18,3 miliardi. La bilancia commerciale rappresenta la differenza tra le esportazioni e le importazioni di merci e servizi. Un valore positivo indica che le esportazioni superano le importazioni, segnale di una forte domanda per i beni e servizi europei da parte dei partner commerciali. Nonostante la forza del dollaro contro l’euro, la moneta unica europea ha mantenuto una posizione solida contro le altre principali valute.
L’Unione Europa sembra star facendo un buon lavoro nel bilanciare la sua tradizionale forza nell’export di prodotti finiti con la necessità di importare gas naturale da nazioni diverse dalla Russia. Considerando che attualmente i livelli di stoccaggio sono superiori al 90% secondo le stime di Eurostat, le nazioni europee stanno raggiungendo l’obiettivo di riempire le scorte con mesi di anticipo rispetto agli obiettivi inizialmente fissati dall’Unione. Questo potrebbe permettere all’euro di mantenere la propria forza rispetto alle principali valute estere, diversamente da quanto avvenuto lo scorso anno nel pieno della crisi del gas naturale. Il tutto contribuisce anche a dare slancio alle imprese, considerando che la produzione industriale rimane depressa rispetto allo scorso anno: con un prezzo del gas meno caro, l’inverno delle aziende europee potrà essere più produttivo e più competitivo.