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Euro, la BCE sta stampando meno moneta del previsto

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Continuano i segnali incoraggianti per il calo dell’inflazione. Secondo i dati pubblicati il 27 febbraio dalla Banca Centrale Europea, la base monetaria misurata a fine gennaio è inferiore alle attese. Nello specifico, la quantità totale di valuta in circolazione è maggiore del 3,5% rispetto a quella di fine gennaio 2022; a dicembre era il 4,1% e le attese degli analisti per il dato appena pubblicato erano del 3,9%.

La base monetaria non misura direttamente il tasso di inflazione, ma mostra una forte correlazione. Maggiore è la quantità di denaro all’interno di un’economia, maggiore è la pressione sui prezzi che ne provoca l’aumento. È normale che la base monetaria cresca nel corso del tempo, ed è soprattutto la quantità di questo aumento che aiuta a prevedere l’inflazione.

L’inflazione nell’area Euro rimane alta, ma la base monetaria sta calando più rapidamente del previsto

L’andamento della base monetaria per l’euro

Il grafico della base monetaria nell’area euro mostra un netto rallentamento della quantità di moneta in circolazione. L’aumento della base monetaria non è mai stato così basso rispetto all’anno precedente negli ultimi 5 anni. Si tratta di un dato incoraggiante in questo momento per gli investitori, dal momento che l’elevato tasso di inflazione è uno dei problemi che la BCE sta cercando di risolvere da oltre un anno.

Si nota da questa ennesima rilevazione sulla base monetaria che l’effetto dei tassi in rialzo da parte della banca centrale europea continua a manifestarsi. L’aumento dei tassi, pensato proprio per arginare l’inflazione, normalmente porta in breve tempo a un rallentamento della crescita della quantità di valuta in circolazione. Per questo non è una sorpresa che il dato sia stato più basso rispetto a quello del mese precedente, ma la divergenza rispetto alle attese degli analisti è comunque significativa.

Il grafico mostra l’andamento della base monetaria (M3 Money Supply) negli ultimi 5 anni

Nello stesso momento è stato pubblicato il report sui prestiti nel settore privato, anch’esso inferiore alle attese. La quantità di prestiti emessi dalle banche private è stata del 3,6% più alta rispetto al 2022, mentre gli analisti si attendevano un aumento del 3,9%. Anche questo è un effetto tipico dei tassi in rialzo: dal momento che prendere denaro in prestito diventa più caro, meno consumatori e meno imprese scelgono di finanziarsi tramite nuovo debito.

Segnali incoraggianti ma i tassi saliranno ancora

Per la banca centrale europea è ancora troppo presto per dichiarare vinta la guerra contro l’inflazione. Esattamente come ci si aspetta dalla Bank of England e dalla Federal Reserve, anche la BCE è diretta verso un nuovo aumento dei tassi a marzo. Per quanto non sia ancora stata rivelata l’entità dello scatto, Christine Lagarde e i suoi non hanno voluto lasciare dubbi nelle interviste.

La BCE ha deciso di adottare una politica trasparente riguardo ai rialzi dei tassi. Anziché lasciare nel dubbio i mercati, ha voluto sempre nel corso di questi mesi rendere chiaro il suo intento di proseguire con gli aumenti. In parte questo tipo di decisioni può anche essere strumentale: se i mercati si aspettano un’ulteriore crescita dei tassi, inizieranno a scontare in anticipo questo effetto. Anche i consumatori tenderanno ad aggiustare di conseguenza le proprie attese sul tasso di inflazione.

L’ultima volta in cui la BCE ha messo mano ai tassi li ha aumentati di 50 punti base, portandoli al 2,50% annuo. Continuando a essere fedele alla sua linea di trasparenza, la Presidente ha voluto far intendere che a marzo arriverà un altro aumento della stessa entità.

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