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Fotovoltaico, 400 imprese UE contro le misure sull’import

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Continua la battaglia sul fotovoltaico a livello europee. Bruxelles sta valutando di imporre dei controlli stringenti sulle importazioni di pannelli solari da paesi extra-UE, specialmente dalla Cina. A chiederlo sono soprattutto le società tedesche che si occupano della manifattura di questi prodotti, sempre più in difficoltà per via del prezzo nettamente inferiore dei prodotti importati dalla Cina. Attualmente questi prodotti non sono soggetti ad alcun dazio sulle importazioni in Europa, cosa che li rende estremamente competitivi rispetto ai pannelli prodotti direttamente nei paesi europei. I produttori tedeschi e il Parlamento Europeo accusano la Cina di concorrenza sleale, dovuta a una lunga serie di incentivi e agevolazioni offerti alle imprese dal Partito Comunista Cinese.

Oggi è arrivata la contromossa di oltre 400 società europee che, invece, chiedono al Parlamento Europeo di sospendere l’investigazione sui pannelli cinesi. Si tratta soprattutto di aziende coinvolte nei servizi di installazione e gestione dei pannelli, che possono beneficiare di un mercato molto più grande attualmente rispetto a quello che avrebbero vendendo i pannelli europei a un costo decisamente più alto. Per l’Unione la coperta è corta: scegliere di premiare i produttori significa penalizzare gli installatori e viceversa, ed entrambe le parti stanno esercitando un forte potere di lobby per convincere Bruxelles ad agire nella propria direzione.

Scontro tra produttori e installatori

A coordinare l’iniziativa per inviare la lettera all’Unione Europea è stata SolarPower Europe, una delle maggiori associazioni di installatori e gestori di impianti fotovoltaici in Europa. L’associazione ha ottenuto anche l’appoggio di 28 altre associazioni e istituti di ricerca, alcuni dei quali hanno allegato numeri precisi per giustificare l’idea che sarebbe meglio non limitare l’export. Il punto nodale non riguarda la concorrenza sleale: gli installatori hanno cercato di dimostrare che l’effetto dei dazi causerebbe un rallentamento nel raggiungimento degli obiettivi europei sulla transizione climatica. L’invito a ripensare alla decisione è arrivato in un momento molto sensibile, considerando che venerdì si terrà un’importante riunione a Bruxelles per discutere proprio l’avvio dell’indagine sulla possibile introduzione dei dazi.

Non soltanto i produttori chiedono che l’investigazione si svolga, ma vorrebbero anche che fosse introdotta una regola per assicurare appalti alle imprese europee. Questa proposta prevede che, in ogni progetto legato a investimenti e finanziamenti pubblici, almeno il 40% delle componenti presenti in ogni pannello fotovoltaico debbano essere prodotte in Europa. Una regola simile è già stata introdotta con la normativa EU Net Zero Industry Act, ma i produttori chiedano che i parametri siano più stringenti. I produttori sono anche convinti del fatto che, una volta raggiunto un volume di produzione maggiore grazie all’introduzione delle nuove misure, il prezzo dei loro pannelli comincerà a scendere e a diventare più competitivo con le imprese cinesi.

Una decisione da decine di miliardi di euro

Considerando il prezzo attuale dei pannelli fotovoltaici importati dalla Cina, installare 1MW di potenza di energia fotovoltaica costa circa 750.000€. L’Unione Europea ha l’obiettivo di installare 600 GW di potenza entro il 2030, contro una capacità di circa 200 GW alla fine del 2022. Questo vuol dire che mancano all’appello 400 GW, meno la potenza installata nel 2023. Gli installatori chiedono che le iniziative per promuovere l’installazione dei pannelli prodotti in Europa siano limitate a 30 GW di capacità entro il 2025, meno del 10% del mercato totale ma comunque per un controvalore complessivo vicino a 30 miliardi di euro.

Il discorso rimane strettamente legato agli altri 300 miliardi di euro, il valore stimato del resto dell’iniziativa europea per arrivare a 600 GW di capacità installata entro la fine del 2030. Un obiettivo che varrebbe moltissimo per il settore manifatturiero europeo, ma che rischia di non essere raggiunto nel caso in cui il costo dei pannelli prodotti nell’Unione fosse troppo alto. Il prossimo aggiornamento arriverà venerdì, dopo la riunione a Bruxelles.

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