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In Germania i lavoratori scioperano, ma le industrie sono preoccupate per il loro futuro

I lavoratori incrociano le braccia in Germania, ma la più grande preoccupazioni delle imprese è per il loro futuro, quanto mai incerto.

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In Germania i lavoratori sono entrati in sciopero per chiedere dei salari più alti. La decisa presa di posizione, però, rischia di mettere ulteriormente in difficoltà le aziende, le quali sono preoccupate di riuscire a rimanere competitive a livello globale. Ma che si ritrovano a dover gestire dei costi elevati, delle esportazioni deboli e una concorrenza straniera che intacca i punti di forza.

Complessivamente sono quattro milioni i lavoratori sindacalizzati che fanno parte dell’industria elettrotecnica e metalmeccanica. Tra le aziende in Germania che sono state travolte dallo sciopero ci sono Porsche AG, BMW e Mercedes.

Germania, i lavoratori sindacalizzarti incrociano le braccia

In Germania l’allarme sui posti di lavoro è stato lanciato dalla Volkswagen, che, proprio in questi giorni, ha comunicato l’intenzione di chiudere tre stabilimenti in patria. Nei suoi 87 anni di storia non aveva mai preso una decisione del genere. Ma non solo: il gruppo tedesco ha anche annunciato l’intenzione di licenziare in massa e di tagliare i salari del 10% per i lavoratori che mantengono il posto di lavoro.

La Germania è la più grande economia europea: il peggioramento delle prospettive economiche ha aumentato la pressione e il traballante governo di coalizione del cancelliere Olaf Scholz, che deve affrontare una situazione a dir poco complicata proprio a ridosso delle elezioni federali del 2025.

In giornata Scholz dovrebbe ospitare un incontro con i vari leader aziendali, tra i quali ci dovrebbe essere anche Oliver Blume, capo di Volkswagen. Giusto per comprendere la poca coordinazione del governo, basti pensare che il ministro delle finanze ha annunciato un summit separato sempre oggi.

I cosiddetti scioperi di avvertimento hanno una lunga storia in Germania: nella maggior parte delle occasioni i lavoratori incrociano le braccia durante le trattative sindacali. Questa volta, però, arrivano in un momento di crescenti preoccupazioni dei datori di lavoro sul futuro. Un importante gruppo imprenditoriale tedesco ha riferito che un sondaggio tra le aziende ha messo in evidenza come la Germania stia vivendo un altro anno di contrazione economica e nessuna prospettiva di crescita per il 2025.

Martin Wansleben – direttore generale della Camera di commercio e industria tedesca (DIHK) che ha condotto l’indagine – spiega che in Germania non si sta affrontando solo una crisi ciclica, ma una crisi strutturale persistente. I tedeschi sono molto preoccupati per il fatto che il Paese stia diventando un peso economico per l’Europa e non riesca più a svolgere il suo ruolo di cavallo di battaglia economico.

Un’altra indagine condotta dall’associazione dell’industria automobilistica VDA ha ipotizzato che la trasformazione dell’industria automobilistica tedesca potrebbe portare alla perdita di 186.000 posti di lavoro entro il 2035, di cui circa un quarto si è già verificato.

In Germania i lavoratori vogliono la loro quota

Il Fondo Monetario Internazionale si è unito a quanti chiedevano riforme in Germania, suggerendo al governo di abbandonare il limite all’indebitamento sancito dalla Costituzione, noto come freno al debito, in modo da poter incrementare gli investimenti.

Sebbene il freno al debito sia sostenuto dal ministro delle Finanze Christian Lindner, egli è in contrasto con il ministro dell’Economia Robert Habeck, che ha chiesto un fondo multimiliardario per stimolare la crescita.

Gli incontri con Lindner e Scholz hanno spinto aziende e associazioni industriali a esprimere le proprie lamentele. La lobby chimica VCI ha lamentato scarse condizioni quadro e alti costi energetici affrontati dai suoi membri e ha invitato Scholz a prendere decisioni rivoluzionarie per liberare la competitività.

Reinhold von Eben-Worlee, dell’associazione delle aziende a conduzione familiare, ha paragonato la difficile situazione delle aziende tedesche del segmento Mittelstand a quella di un maratoneta appesantito da uno zaino pesante fatto di tasse elevate, contributi previdenziali e lungaggini burocratiche.

Gli scioperi sono stati orchestrati dal potente sindacato IG Metall, che ha anche organizzato uno sciopero durante il turno di notte nello stabilimento Volkswagen nella città di Osnabrück, dove i lavoratori temono una possibile chiusura del sito.

IG Metall chiede aumenti salariali del 7% rispetto all’aumento del 3,6% in un periodo di 27 mesi offerto dalle associazioni dei datori di lavoro. Le aziende affermano che le richieste sono irrealistiche.

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