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Gli USA annunciano le attesissime regole sull’idrogeno verde

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Quella di oggi potrebbe essere una data storica per il mondo dell’idrogeno verde. A distanza di oltre due anni da quando la Casa Bianca ha approvato l’Inflation Reduction Act, ora è arrivato il testo definitivo che dovrebbe essere approvato entro fine anno per sbloccare miliardi di dollari in incentivi per i produttori di idrogeno sostenibile. I fondi erano già stati messi a disposizione proprio con l’Inflation Reduction Act, il principale atto dell’amministrazione Biden intrapreso per favorire la transizione climatica negli Stati Uniti. Da quel momento, però, è iniziata una lunghissima disputa su come avrebbero dovuto essere distribuiti i fondi e quali progetti avrebbero potuto qualificarsi per poterli ricevere.

Questa è la prima volta in cui una nazione decide di dare degli enormi sussidi a questa tecnologia, con l’obiettivo di testarla su larga scala e comprendere se all’aumento della produzione possa corrispondere un drastico calo dei costi di produzione: questo è esattamente ciò che servirebbe affinché l’idrogeno verde possa iniziare a sostituire il gas naturale nelle industrie che hanno un alto fabbisogno di energia, come quella del cemento e dell’acciaio. L’obiettivo di lungo termine sarebbe addirittura sostituire il gas naturale negli impianti di riscaldamento.

Presentata la bozza della nuova regolamentazione

Il nuovo testo di 130 pagine è stato presentato, ancora una volta, sotto la guida di John Podesta. Il consigliere della Casa Bianca ha sempre più deleghe e spazio di manovra per quanto riguarda le politiche green, al punto da essere ormai una delle voci più importanti dell’amministrazione Biden. Esattamente come già ci si aspettava, la principale fonte di incentivo è un sussidio per chilo di idrogeno verde prodotto: andrà da 0.60$ a 3.00$, in base a diverse variabili tra cui la tecnologia e la fonte di energia impiegata nel processo. Alla fine sembra che abbia prevalso la “linea dura” voluta dalle società specializzate in idrogeno verde, che chiedevano di non lasciare nessuna concessione a chi utilizzasse anche in modo parziale delle fonti non rinnovabili di energia.

Affinché una società possa qualificarsi per ottenere gli incentivi dell’amministrazione, il suo idrogeno dovrà essere prodotto attraverso delle fonti rinnovabili di energia costruite entro 3 anni dall’entrata in funzione del nuovo impianto. Questo significa che la Casa Bianca chiede ai produttori di avere delle fonti indipendenti di produzione delle rinnovabili, anziché prendere l’energia dalla rete principale. Una misura voluta per evitare che le reti di trasporto si sovraccaricassero e che i costi delle bollette lievitassero per le comunità locali. Ora sarà solo da confermare se il testo verrà approvato in questa sua versione attuale, o con modifiche di qualche tipo.

Difficile sciogliere il nodo sul nucleare

Per il momento, la Casa Bianca ha deciso di non esporsi sulla possibilità di produrre idrogeno attraverso le centrali nucleari. Questa è una possibilità che gli Stati Uniti stanno vagliando da tempo, al punto da aver già messo a punto 7 progetti pilota che stanno testando la produzione su piccola scala. Il testo presentato oggi dice che l’amministrazione si prenderà almeno altri due mesi di tempo per valutare la situazione, in modo da considerare tutti gli impatti che l’uso dell’energia nucleare potrebbe avere sulla sostenibilità del processo e sulla velocità con cui l’idrogeno verde potrebbe penetrare all’interno dell’economia americana.

Da più parti si chiede che il nucleare venga accettato, in quanto forma di produzione dell’energia che non prevede emissioni di CO2 nell’atmosfera. Chi è favorevole ritiene che il nucleare potrebbe accelerare la velocità con cui si arriverà alla produzione di idrogeno verde su scala industriale, potenzialmente arrivando in anticipo sui tempi previsti a rimpiazzare il gas naturale. Chi è contrario, invece, insiste sul fatto che lo smaltimento delle scorie sia un problema ecologico importante e che il fatto di dover importare uranio da nazioni esterne ponga un problema all’autonomia energetica statunitense. Su questo punto il dibattito rimane ancora estremamente aperto.

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