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Trovato un chip TSMC in un prodotto Huawei. Violate le restrizioni USA?
All’interno di un prodotto Huawei trovato un chip TSMC. Si teme che siano state violate le restrizioni commerciali statunitensi.
Un chip di TSMC è stato trovato all’interno di un prodotto Huawei. A scoprirlo è stata una società di ricerca tecnologica, Techinsights, che ha smontato il prodotto. Si potrebbe configurare, quindi, un potenziale violazione delle restrizioni imposte dagli Stati Uniti verso l’azienda cinese.
A finire sul tavolo dei ricercatori è stato l’Ascend 910B di Huawei: il 910B viene considerato come il chip AI più avanzato disponibile da un’azienda cinese. Il chip TSMC, stando a quanto riferiscono alcune fonti informate sui fatti citate da Reuters, sarebbe stato all’interno di un sistema multi-chip.
TechInsight ha provveduto ad informare immediatamente TSMC prima della pubblicazione delle sue scoperte all’interno di un rapporto. Ma soprattutto ha spinto l’azienda di Taiwan ad informare il Dipartimento del Commercio statunitense alcune settimane fa.
Un chip TSMC all’interno di Huawei
Il chip TSMC all’interno di un prodotto Huawei rende evidente quanto sia difficile riuscire a far rispettare i controlli sulle esportazioni, sia per le aziende che realizzano i prodotti, ma anche per le autorità preposte a questo scopo. Ma non solo: mette in evidenza quanto siano importanti per Huawei i chip più sofisticati e complessi.
Da parte sua TSMC ha già provveduto a contattare in modo attivo il Dipartimento del Commercio Usa, confermando di non aver fornito chip a Huawei a partire dal mese di settembre 2020. L’azienda ha poi specificato che al momento non è a conoscenza di alcuna indagine in corso nei confronti di TSMC.
Ricordiamo che Huawei nel 2019 è stata inserita nella lista nera delle aziende soggette a restrizioni commerciali da parte degli Stati Uniti per motivi di sicurezza nazionale.
Da parte sua Huawei, in una nota, ha dichiarato di non aver prodotto alcun chip tramite TSMC dopo l’introduzione delle norme statunitensi nel 2020. Non è chiaro come il chip sia arrivato a Huawei. Nel 2019, l’azienda ha rilasciato la sua serie di chip Ascend 910. All’epoca, prima dei controlli sulle esportazioni, i chip erano prodotti da TSMC.
Stando a quanto hanno riportato The Information e dal Financial Times, gli Stati Uniti starebbero indagando su TSMC e Huawei. Attraverso una nota il Dipartimento del Commercio statunitense ha comunicato di essere a conoscenza di segnalazioni di presunte potenziali violazioni dei controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, ma non può confermare se siano in corso delle indagini.
Nella sua dichiarazione TSMC ha affermato di mantenere un sistema di esportazione solido e completo per monitorare e garantire la conformità.
Il governo di Taiwan, che ha adottato rigide regole per impedire l’a produzione’esportazione di chip avanzati in Cina, ha più volte affermato che garantirà che le aziende tecnologiche taiwanesi rispettino le regole statunitensi.
Cambio al vertice in Huawei
Mentre a Taiwan sta scoppiando un vero e proprio bubbone arriva un cambio al vertice nell’azienda cinese. Meng Wanzhou ha sostituito Eric Xu nel ruolo di presidente a rotazione per i prossimi sei mesi.
Meng, che è anche figlia del fondatore di Huawei Ren Zhengfei, continuerà contemporaneamente a ricoprire la carica di direttore finanziario dell’azienda.
La 52enne prende le redini in un momento in cui il colosso cinese è in competizione con la rivale Apple sulle vendite di smartphone. Entrambe le aziende hanno lanciato i loro ultimi dispositivi lo stesso giorno di settembre, con Huawei che ha lanciato un telefono premium tri-fold che costa 2.800 dollari.
Meng, definita dai media cinesi la Principessa di Huawei, diversi anni fa è rimasta coinvolta in un caso di estradizione. È stata arrestata a Vancouver nel dicembre 2018 dopo che un tribunale di New York ha emesso un mandato di arresto, affermando che Meng aveva cercato di nascondere i tentativi delle aziende legate a Huawei di vendere apparecchiature all’Iran, violando le sanzioni statunitensi. A Meng è stato consentito di tornare in Cina nel settembre 2021 dopo aver raggiunto un accordo con i procuratori statunitensi per chiudere un caso di frode bancaria nei suoi confronti.