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I bond suggeriscono timori per recessione USA nel 2024

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Il mercato delle obbligazioni suggerisce un aumento della paura degli investitori riguardo alla possibilità di una recessione negli Stati Uniti nel corso del 2024. Guardando al mercato dei Treasuries, si può notare come in questo momento il term premium sia quasi del tutto azzerato. Il “rischio per la scadenza” misura la differenza tra il rendimento delle obbligazioni a lunga scadenza e il rendimento di quelle a breve scadenza; in condizioni normali di mercato, le obbligazioni a lungo termine hanno un rendimento maggiore. Questo accade perché, nel momento in cui si investe su un orizzonte temporale maggiore, ci si espone per un arco di tempo più lungo alla possibilità che i tassi d’interesse aumentino ed erodano il valore di mercato dell’obbligazione.

Nel momento in cui questo scarto si assottiglia o svanisce del tutto, come è successo sul mercato dei Treasuries negli ultimi giorni, significa che gli investitori si attendono un significativo calo dei tassi della banca centrale. Aspettandosi che le emissioni future rendano meno di quelle attuali, gli investitori comprano bond a lunga scadenza per assicurarsi di bloccare i tassi alti disponibili sul momento. Invece diminuisce la domanda di bond a breve termine, dal momento che gli investitori si attendono di ricevere tassi più bassi nel momento in cui l’obbligazione scadrà e dovrà essere rinnovata con bond emessi dopo il taglio dei tassi della banca centrale.

Il term premium ritorna sotto lo zero

Il premio per la scadenza dei bond americani a 10 anni era sceso sotto zero già a settembre, per poi recuperare e toccare un picco di 48 punti base a ottobre. Ora, però, il delta è nuovamente negativo per 1.7 punti base. Questo significa che gli investitori si stanno preparando a un 2024 in cui la Federal Reserve taglierà i tassi: secondo la previsione di JP Morgan, la Fed potrebbe addirittura abbassarli del 1,00% nel corso del prossimo anno. Si tratta di una decisione che, però, potrebbe arrivare soltanto nel caso in cui Powell e i suoi ritengano che l’inflazione sia tornata sotto controllo e che l’economia americana abbia bisogno di un’iniezione di liquidità per ripartire.

Nel corso del 2023, l’economia americana ha dimostrato di stare andando molto bene: una notizia positiva per la crescita, ma non per l’andamento del tasso di inflazione. Se i mercati stanno scommettendo su un calo dell’inflazione nel corso del prossimo anno, indirettamente stanno anche scommettendo su un rallentamento dell’economia. Alberto Gallo di Andromeda Capital Management ha fatto notare questo punto, esplicitamente dichiarando che a suo avviso il rischio di una ri-accelerazione del tasso di inflazione è sottovalutato dal mercato.

Timori di recessione o pura speculazione?

Nikolaos Panigirtzoglou, stratega di JP Morgan, ha fatto notare un punto interessante: la grande domanda di bond a lungo termine potrebbe non essere dovuta a persone che stanno effettivamente comprando le obbligazioni per mantenerle in portafoglio. Tra settembre e l’inizio di ottobre, molti grandi investitori istituzionali –tra cui Bill Ackman e T-Rowe Price- hanno venduto allo scoperto i Treasuries a lunga scadenza. Ora è possibile che questi grandi investitori stiano semplicemente coprendo la posizione, cosa che richiede di comprare i bond. L’effetto sarebbe comunque un aumento della domanda, ma totalmente svincolato dal timore di una recessione.

L’ipotesi della speculazione non è da escludere, ma indubbiamente gli investitori hanno parlato accesamente della possibilità che la Fed cominci ad abbassare i tassi d’interesse nel corso delle ultime settimane. Anche se è impossibile decretare una risposta certa, è molto probabile che il calo del term premium sia un effetto combinato di speculazione e attese per un deterioramento dello stato di salute dell’economia americana.

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