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Inaugurato in Cina il più grande campo fotovoltaico del mondo: 13.000 ettari di pannelli
Il dominio cinese nei pannelli fotovoltaici non accenna a rallentare. Il governo ha dato notizia di avere acceso con successo il nuovo centro per la produzione di energia fotovoltaica dello Xinjiang, che conquista il nuovo titolo di centrale solare più grande al mondo. Non che la Cina avesse bisogno di conquistare questo titolo: la seconda e la terza centrale fotovoltaica più grandi al mondo sono altrettanto in Cina, rispettivamente nel deserto del Tenggeli e nella provincia del Qinghai. È il caso di dire che la Cina abbia superato se stessa, continuando nel suo percorso ormai molto veloce di decarbonizzazione dell’economia.
Il settore dei pannelli fotovoltaici è considerato altamente strategico in Cina per diversi motivi. In primo luogo perché Pechino vorrebbe liberarsi dalla dipendenza dal petrolio e dal gas naturale, entrambe materie prime che devono essere importate da partner internazionali da cui Pechino vorrebbe non dipendere; il secondo motivo è che il governo cinese sta puntando molto sulle esportazioni di pannelli fotovoltaici per ritrovare il tasso di crescita del pre-pandemia e per aumentare il tasso di utilizzo degli impianti industriali che continua a essere sotto la media delle grandi economie industriali del mondo.
Un capolavoro di ingegneria
Il nuovo impianto dello Xinjang copre oltre 33.000 ettari di terreno e ha la capacità di produrre 3,5 GW di energia, sufficienti per alimentare al 100% molte nazioni caraibiche e oceaniche. In confronto al fabbisogno cinese, però, rimane una cifra poco significativa: malgrado tutte le enormi infrastrutture costruite in questi anni per aumentare la quota di rinnovabili nel paese, oltre il 60% dell’energia continua a essere prodotta a partire dal carbone. Il capolavoro ingegneristico non riguarda soltanto il nuovo campo fotovoltaico ma anche la linea di trasporto, pensata per minimizzare la perdita di energia malgrado il trasporto su lunghissime distanze.
Questa è proprio una peculiarità importante dei mega-progetti cinesi legati all’energia rinnovabile: spesso le migliori zone per la produzione, come nel caso di questo nuovo impianto da record, si trovano in delle aree desertiche del paese. Invece le aree dove c’è più bisogno di questa energia si trovano lungo la costa, per cui è necessario costruire delle infrastrutture di trasmissione estremamente avanzate per non vanificare gli sforzi fatti. A costruirlo è stata Power Construction Corp of China, un’impresa controllata direttamente dal governo.
Un progetto non solo energetico
La regione dove è stato costruito il progetto è la stessa da cui proviene la minoranza Uiguri che viene perseguitata da anni dal regime cinese, con casi ben noti a tutto il mondo di deportazioni e centri di lavoro forzati. Fino a pochi anni fa questa era considerata una regione indipendente, ma Pechino ha cambiato totalmente strategia: sempre di più si cercano di portare in questa zona le imprese governative cinesi, insieme ai loro lavoratori, con l’obiettivo di diluire la percentuale etnica indigena. Questa è una triste realtà che va avanti ormai da anni nella regione, già collegata alla parte oceanica della Cina da una ferrovia ad alta velocità costata decine di miliardi di dollari e quasi totalmente inutilizzata.