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JP Morgan ritira la previsione di recessione in USA nel 2023
Il chief economist di JP Morgan aggiorna le previsioni sulla crescita negli Stati Uniti, cancellando la previsione precedente secondo cui l’economia sarebbe entrata in recessione alla fine del 2023. Questa notizia cambia le prospettive per gli investitori, non soltanto perché a parlare è una delle banche commerciali più famose degli Stati Uniti. La notizia arriva anche come una sorta di riconferma per quanto sta già accadendo da alcuni mesi a questa parte, considerando che i mercati finanziari sono stati ininterrottamente a rialzo anche quando si pensava ancora che a fine anno sarebbe arrivata una recessione. Si tratta anche di una possibile iniezione di fiducia per consumatori e imprese, in un momento in cui ancora ci sono dubbi sulla tenuta dell’economia americana.
Il team di ricerca di JP Morgan dedicato allo studio dei mercati nord-americani si aspetta ora che nel terzo trimestre dell’anno l’economia americana cresca del 2.5% su base annua. La previsione è nettamente più ottimista di quella precedente, che invece prevedeva una crescita di appena lo 0.5% rispetto al Q3 del 2022. Attraverso le parole di Michael Feroli, uno degli analisti che hanno lavorato a questa revisione delle stime di crescita, ritiene che la situazione macroeconomica attuale degli Stati Uniti non giustifichi l’attesa di una recessione nel corso dei prossimi sei mesi. La nota, intitolata “USA: la fine non è vicina”, contiene diverse indicazioni sul perché JP Morgan non ritiene plausibile una recessione nel brevissimo termine.
JP Morgan parla di “crescita non inflazionaria”
Il principale motivo per cui gli analisti si aspettavano una recessione negli Stati Uniti, nel corso di quest’anno, era la situazione legata al tasso di inflazione. La Federal Reserve ha iniziato nella prima parte del 2022 a rialzare i tassi di interesse, continuando ininterrottamente fino alla pausa di giugno. Nella riunione di politica monetaria di luglio, poi, la banca centrale statunitense è tornata ad alzare i tassi dello 0.25%. Il tutto con l’obiettivo di contrastare l’inflazione, una cosa che normalmente accade alle spese del tasso di crescita.
La grande novità di quest’anno è il fatto che, per quanto il tasso di inflazione negli Stati Uniti sia effettivamente calato rapidamente, l’economia non ha dato segni di rallentamento. Il mercato del lavoro continua a essere molto forte, la crescita rimane al di sopra delle attese di inizio anno e persino il comparto manifatturiero -che sta soffrendo molto in Cina e in Europa- rimane forte. Per questo motivo, i mercati hanno già iniziato a correre a rialzo da diverso tempo anche senza attendere le previsioni delle banche d’affari.
Da notare che la decisione di JP Morgan arriva in netto contrasto con quella di Fitch, che qualche giorno fa ha deciso di abbassare il rating degli Stati Uniti per quanto riguarda le emissioni di debito. Le Borse hanno reagito con forza alla decisione dell’agenzia di rating, e ora sarà interessante scoprire se reagiranno in modo opposto alle novità in arrivo da JP Morgan.
Dati sul lavoro ancora molto forti
Mentre JP Morgan adatta le proprie stime sulla crescita, dal Dipartimento del Lavoro sono arrivati puntuali -come tutti i venerdì- i dati sull’andamento dell’occupazione negli USA. I nonfarm payrolls hanno visto questa settimana la creazione di 187.000 posti di lavoro nell’economia, con il tasso di disoccupazione che scende ancora una volta dal 3.6% al 3.5%. Questo sembra dare assolutamente ragione a JP Morgan, dal momento che la tenuta del mercato del lavoro è stata una delle fonti principali di ottimismo per quanto riguarda la crescita americana. Nel frattempo aumentano i salari, con la paga media oraria che è aumentata del 4,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Per quanto i dati siano stati molto buoni, sono stati comunque al di sotto delle attese degli analisti. Ci si aspettava che i posti di lavoro creati nell’economia sarebbero stati 200.000 in quest’ultima rilevazione, ma comunque i dati precedenti erano stati meno buoni: nella rilevazione precedente, erano stati 185.000 i posti di lavoro creati.
La domanda che si fanno molti analisti è quanto potrebbero impattare questi dati sul tasso di inflazione andando avanti nel corso dei mesi. Sia Citi che altri importanti analisti si attendono che la crescita non possa continuare a esistere senza un aumento importante dei prezzi, ed è un punto di domanda che rimarrà importante ancora nel corso di tutto il resto del 2023.