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L’Italia mette €27 miliardi sul piatto per rinnovabili e CCS

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L’Italia sblocca il maxi-piano di investimenti sulla transizione climatica che il governo ha discusso per mesi. L’approvazione del progetto finale è stata rimandata per molto tempo a causa di visioni diverse all’interno della coalizione di maggioranza, ma alla fine si è trovato un accordo. Il piano prevede investimenti fino al 2032, ed è stato annunciato dal Ministero per la Transizione Ecologica nella mattinata di lunedì. L’approvazione del piano precede di poco il COP 28 di quest’anno, che vedrà la partecipazione di oltre 500 leader mondiali del settore governativo e privato, e si aprirà tra appena tre giorni.

Il governo ha deciso di investire sull’Italia, distanziandosi dalla visione tedesca che invece sta vedendo sempre più investimenti diretti verso l’Africa per garantire grandi appalti di costruzione alle imprese locali. Il piano è molto dettagliato e include sia investimenti sull’energia rinnovabile, sia su altri strumenti volti ad abbassare le emissioni di gas serra prodotte dalla nostra economia. Il prossimo anno dovrebbe già vedere l’apertura dei primi cantieri, ma l’intervento del governo si propone come un piano a lungo termine volto a potenziare la sostenibilità e la resilienza del settore energetico nel corso del prossimo decennio.

Rinnovabili, CCS e opposizione locale

Il piano del governo verte su tre assi principali. Il primo è quello di aumentare la produzione di energia rinnovabile, sia eolica che fotovoltaica. I fondi dovrebbero arrivare direttamente dall’iniziativa RePowerEU, il piano d’intervento europeo che vede complessivamente 122.6 miliardi di euro dedicati ai prestiti e 71.8 miliardi di euro in coperture per i progetti legati alla sostenibilità in Europa. L’Italia è stata tra le nazioni più attive nel richiedere fondi e progettare la loro destinazione, nel tentativo di ricostruire un settore energetico ancora molto colpito dalle restrizioni verso il petrolio e il gas naturale russi.

Il governo intende creare al Sud Italia due aree marittime destinate alla produzione di energia eolica offshore. Questa è la direzione in cui stanno puntando di più i partner del Nord Europa, ma in Italia si approfitta ancora poco di questa possibilità. Saranno messi a disposizione anche €350 milioni all’anno per sorpassare l’opposizione locale ai progetti dedicati alla sostenibilità: Roma non vuole che comuni e regioni possano ostacolare l’attuazione del piano.

Un’altra area su cui il governo intende investire è la cattura diretta di CO2 (CCS), di cui l’Italia si sta facendo velocemente un leader tecnologico a livello europeo. Negli ultimi mesi è stato portato avanti un grande progetto in questa direzione da parte di Eni e Snam, che ha già ricevuto molte richieste da aziende francesi e tedesche che vorrebbero accedere alla stessa soluzione. Anche se spesso contestato come un processo che può rallentare l’adozione delle rinnovabili, nel breve termine la CCS è una tecnologia molto utile per abbassare le emissioni delle filiere industriali più inquinanti.

Non soltanto transizione energetica

Per quanto il piano del governo sia prevalentemente dedicato a ridurre le emissioni inquinanti del comparto energetico italiano, ci sarà anche una grossa accelerazione ai terminal di LNG voluti da Iren ed Enel. I terminal per l’importazione del gas naturale liquefatto dovrebbero sorgere a Porto Empedocle e Gioia Tauro: riceveranno il gas importato dall’Africa e l’Italia avrà non soltanto la possibilità di assicurarsene scorte importanti, ma anche di vendere una parte di queste forniture ad altri paesi.

Il governo ha anche deciso di fermare gli aiuti che permettevano alle famiglie di comprare energia dai fornitori a prezzi regolamentati. La coalizione ritiene che si tratti di una misura sfavorevole al libero mercato e una fonte di potenziali conflitti con l’Unione Europea. Le misure di sostegno rimarranno soltanto per il settore dell’energia geotermica: in questo caso, le Regioni avranno la possibilità di negoziare con le imprese dei piani pluriennali per prolungare le concessioni in cambio di prezzi morigerati per la vendita dell’energia prodotta.

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