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Malgrado tutto, a settembre export di petrolio russo cresce
Secondo le stime pubblicate dalla International Energy Agency (IEA) nella mattina di giovedì, a settembre l’export di petrolio russo è aumentato ancora. Non basta l’accordo con l’OPEC che prevede tagli volontari alla produzione e non bastano soprattutto le sanzioni internazionali, che Mosca aggira sempre più facilmente. Per limitare le esportazioni di prodotti raffinati, il Cremlino di recente ha dovuto proibire le esportazioni di gasolio e benzina. Secondo la IEA, a settembre la Russia ha messo sul mercato 7,6 milioni di barili di petrolio al giorno: un aumento di oltre 460.000 barili giornalieri rispetto ai numeri di agosto.
Teoricamente la produzione russa, in questo momento, dovrebbe essere limitata da due fattori. Il primo è il fatto che le sanzioni del G7 dovrebbero impedire le esportazioni verso gran parte delle economie sviluppate; il secondo è che la Russia ha deciso volontariamente di tagliare la propria produzione di 300.000 barili al giorno rispetto alle quote assegnate dall’OPEC fino alla fine dell’anno. Mossa replicata poi dall’Arabia Saudita, che ha tagliato la produzione di 1 milione di barili al giorno, facendo schizzare i prezzi sui loro alti livelli attuali. Sembra che, in questo momento, l’export russo sia più limitato dagli accordi con l’OPEC che dall’efficacia concreta delle misure OPEC.
Confusione sui numeri effettivi
Le stime della IEA sono spesso in disaccordo con quelle dell’OPEC+, soprattutto quando si tratta dei livelli di produzione e di esportazione di paesi sanzionati come Russia e Iran. In questo momento c’è confusione soprattutto per quanto riguarda i prodotti raffinati, per via di un commento del Primo Ministro russo Alexander Novak. Proprio questa mattina, Novak ha spiegato che il taglio volontario di produzione di 300.000 barili al giorno include anche i prodotti raffinati del petrolio; nell’annuncio originale non se ne parlava, e si faceva menzione esclusivamente di greggio. Questo potrebbe aver reso meno precise le stime della IEA.
Malgrado alcune forme di combustibili non vengano esportate per via dei limiti all’export imposti dal governo russo, altri prodotti derivati della raffinazione come il cherosene possono essere ancora liberamente venduti all’estero. Secondo i dati di Reuters, la quantità di petrolio greggio che ha lasciato i porti russi nel mese di settembre è in aumento rispetto a ottobre: sembra dunque possibile che il taglio volontario alla produzione abbia riguardato soprattutto i prodotti raffinati, lasciando spazio addirittura a un lieve aumento delle esportazioni di petrolio. In ogni caso, Vladimir Putin ha assicurato che la Russia continuerà a stringersi ai paesi OPEC per assicurare la prevedibilità del mercato del petrolio.
Gli USA cominciano a sanzionare imprese straniere
Dopo moniti ripetuti, oggi gli Stati Uniti hanno fatto la loro prima mossa per sanzionare società non russe che hanno collaborato con la Russia per esportare il petrolio locale. Sono state introdotte nuove sanzioni per due società di trasporto marittimo, una con sede in Turchia e l’altra con sede in Arabia Saudita. Le sanzioni non permetteranno ad alcuna società Occidentale di lavorare con queste due imprese, soprattutto per fornire i servizi essenziali di assicurazione delle spedizioni. Senza un’appropriata assicurazione sul proprio carico trasportato, una nave non può entrare nei porti internazionali.
L’amministrazione Biden ha fatto sapere che nel corso delle prossime settimane verranno introdotte anche nuove misure per limitare ulteriormente la capacità delle società russe di sfuggire al price cap introdotto dai paesi del G7. L’obiettivo rimane quello di cercare di limitare i flussi di cassa del governo di Mosca, tentando di indebolire la macchina finanziaria che supporta la guerra in Ucraina. Rimane molto difficile tracciare le navi che trasportano petrolio russo venduto a prezzi superiori a una certa soglia, ma la speranza è che le due sanzioni introdotte oggi scoraggino altre imprese dal tentare la sorte con questo tipo di carico.