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Portogallo, al via le maxi-aste per l’eolico offshore
Il governo portoghese ha inaugurato la sua fase iniziale del maxi-piano per aggiungere altri 2 GW di potenza eolica offshore al mix energetico nazionale. Le coste dell’Atlantico forniscono lo scenario perfetto, grazie a venti forti e regolari, ma nonostante ciò rimane una notevole incertezza per l’esito dell’asta. Il settore dell’eolico offshore, tra tassi in rialzo e inflazione cavalcante, sta infatti attraversando una crisi di redditività che ha già visto i colossi del settore stralciare miliardi di asset dai propri bilanci nel corso degli ultimi mesi. Con Siemens Energy che ha appena chiesto al governo tedesco un bailout per via delle perdite registrate con l’unità di business dedicata all’energia eolica, il Portogallo si trova in una situazione complicata con il suo nuovo programma di aste.
Per il momento, in ogni caso, il governo ha deciso di raccogliere con la prima fase del progetto soltanto offerte non vincolanti. Queste offerte dovranno includere uno storico dell’esperienza e dei progetti completati da ciascuna società, sia onshore che offshore, e un’indicazione del progetto che intendono realizzare. Ogni azienda è libera di indicare a quale ramo di mare intende destinare il proprio campo eolico, ma l’obiettivo del governo è quello di installare le pale in aree che si trovano lontano dalle coste e in acque profonde. Seguirà poi una seconda fase, in cui il governo andrà a raccogliere offerte concrete dalle società che avranno inviato le proposte più interessanti in questa prima fase.
Si punta sull’eolico galleggiante
La grande novità di questo progetto è che il Portogallo ha deciso di unirsi al coro delle nazioni interessate a produrre energia attraverso le pale eoliche galleggianti, che possono essere installate in spazi normalmente non accessibili a quelle tradizionali. Rispetto alle pale ancorate al fondale marino oppure installate sulla terraferma, quelle galleggianti hanno la possibilità di accedere all’energia eolica di tratti di mare dove il vento è più forte e più costante. In questo caso la grande sfida è la trasmissione dell’energia alla terraferma, dal momento che bisogna installare grandi cavi sottomarini lunghi talvolta centinaia di chilometri. Sembra comunque che il governo portoghese sia disposto a smuovere i finanziamenti necessari per l’infrastruttura di trasporto.
Per il momento la capacità di produzione dall’eolico galleggiante in Portogallo è molto contenuta. Esiste soltanto un piccolo progetto pilota da 25 MW, operato da una joint venture tra la società nazionale di utilities EDP e dalla francese Engie. La possibilità di espandere queste operazioni ha comunque già catturato l’interesse di molti gruppi europei importanti, come Copenhagen Infrastructure Partners -joint venture tra Galp e Total- e la tedesca BayWa. Bisognerà ora scoprire se, con il mutamento del quadro macroeconomico, le società saranno ancora disposte a investire: molto dipenderà dal piano di garanzie economiche che il Portogallo metterà a disposizione delle imprese interessate.
Al via il piano di transizione energetica nazionale
Per il momento, il Portogallo rimane una delle nazioni europee più indietro sul piano di produzione di energia rinnovabile. Nel corso del 2023 sono però arrivate diverse notizie legate a una brusca accelerazione sulla transizione energetica: il governo ha ora fissato l’obiettivo di raggiungere i 10 GW di produzione da energia rinnovabile entro il 2030. Questo anche per mantenere la nazione allineata con gli obiettivi dell’UE, che prevedono di raggiungere almeno il 30% di fonti rinnovabili nel mix energetico di tutti i Paesi Membri entro la fine di questo decennio. Di conseguenza, il nuovo progetto da 2 GW di eolico galleggiante offshore rappresenterà il 20% dell’energia rinnovabile totale che il Portogallo intende produrre entro il 2030.
Per sveltire la transizione energetica è già stato annunciato un piano d’investimenti importante, che prevede di aggiudicare 3.5 GW di appalti già entro la fine del 2023. Seguiranno nuove aste almeno due volte all’anno, in modo da arrivare al 2030 non soltanto con aste aggiudicate ma con i progetti effettivamente operativi. La gran parte dell’energia rinnovabile dovrebbe proprio essere prodotta da energia eolica offshore, che garantisce attualmente i costi di produzione più bassi.