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Riscaldamento globale sopra 1.5 °C per la prima volta

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I dati pubblicati dall’osservatorio dell’Unione Europea parlano da soli. Nel 2023, il riscaldamento globale ha dato i suoi segnali più forti: le temperature medie del mondo sono state di 1,5 °C superiori rispetto all’epoca pre-industriale. Questo non è affatto un numero qualsiasi. Nel celebre accordo di Parigi, considerato ancora oggi il più importante accordo mondiale sul clima, le nazioni avevano accordato di limitare il riscaldamento globale a 2 °C nella peggiore delle ipotesi e di voler fare i loro migliori sforzi per limitare il livello a 1.5 °C entro la fine del secolo. Con 77 anni rimanenti, il fatto di aver tagliato questa soglia nel 2023 è decisamente poco incoraggiante.

Bisogna comunque notare che l’inverno 2023/24 è stato segnato dagli effetti di El Niño, un fenomeno di riscaldamento delle acque del Pacifico che si manifesta naturalmente ogni 7-10 anni. Questo ha indubbiamente contribuito a rendere così caldo il 2023, ma significa anche che lo scorso anno può darci una prospettiva su come sarà un anno perfettamente normale in futuro. Un anno in cui le temperature estive in molti paesi europei hanno superato i 40 °C, in cui i resort invernali chiudono in anticipo le stagioni sciistiche e in cui alcune regioni possono non ricevere piogge per mesi. Considerando che proprio in questi giorni a Barcellona si impongono dure misure per limitare l’uso dell’acqua, con bacini idrici ai minimi storici, è legittimo sentirsi preoccupati.

Gli sforzi climatici per il momento non bastano a salvare la situazione

Verso un 2024 ancora rovente

Gli scienziati delle Nazioni Unite hanno già pubblicato diversi studi in cui mostrano come sia ormai quasi impossibile mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1.5 °C. L’avanzata del fenomeno è nettamente più veloce delle attese e le ripercussioni sono già evidenti oggi: da giugno in poi, ogni mese fino a questo momento è stato il mese più caldo nei 174 anni di storia di temperature documentate. Il 2023 è stato l’anno più caldo da quando si tiene conto di questa misurazione e il 2024 potrebbe essere anche peggiore. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti rivela che esiste il 99% di probabilità che il 2024 sia uno dei 5 anni più caldi dal 1850 a oggi, con 1 probabilità su 3 che sia ancora più caldo rispetto allo scorso anno.

Tutto questo sta accelerando fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai, gli incendi di grandi dimensioni e le inondazioni. Cose che a loro volta hanno un grande impatto climatico, creando un loop negativo che rischia di accelerare l’avanzata del cambiamento climatico. Oltre a essere un problema per l’ambiente, questo aumento dei fenomeni climatici estremi si trasforma purtroppo anche nella perdita di vite umane: proprio a inizio febbraio, un incendio di grandi proporzioni nella capitale cilena di Santiago ha ucciso 131 persone. Negli stessi giorni i termometri della città toccavano i 37 °C, la temperatura più alta mai registrata in questa località.

Mentre il Cile fa i conti con i roghi, la California è sommersa dall’acqua

Effetti molto duri anche in Italia

Il nostro paese non si sta affatto salvando dagli effetti di questo aumento delle temperature. In molte regioni italiane dove pesa l’economia invernale, trainata dal turismo dello sci, si stanno registrando perdite record. In Lazio, Abruzzo, Piemonte e Veneto alcuni centri hanno già dovuto dire addio alla stagione sciistica; mentre Trentino e Lombardia per ora sembrano salvarsi, in Valle d’Aosta alcuni borghi hanno iniziato a offrire prezzi stracciati per gli skipass per evitare di essere completamente tagliati fuori dal mercato. Effetti durissimi anche sull’agricoltura, con Coldiretti che invia l’allarme su fioriture anticipate e un ciclo stagionale completamente irregolare. Ora che alcune piante hanno iniziato a germogliare, si teme che un singolo abbassamento delle temperature per pochi giorni possa compromettere l’intero ciclo del raccolto.

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