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Russia diventa principale fornitore di petrolio per la Cina

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La Russia diventa ufficialmente il più grande fornitore di petrolio per la Cina. A confermarlo sono i dati doganali cinesi rilasciati nel corso della mattinata, che analizzano l’intero passaggio di combustibili fossili nel corso del 2023. Storicamente era stata l’Arabia Saudita a fornire la maggiore quantità di petrolio al mercato cinese, con la Cina che rimane saldamente il più grande importatore di greggio al mondo. Le sanzioni internazionali che i membri del G7 hanno imposto sul petrolio russo sembrano star giovando molto all’economia cinese, che si ritrova a poter importare barili a un prezzo nettamente più basso rispetto alla quotazione internazionale.

Anche se l’economia cinese sembra non stare riuscendo a capitalizzare su questa opportunità, continuando a faticare ancora nel corso in questo avvio di 2024, indubbiamente le importazioni a di petrolio in sconto sono un fattore che sta aiutando la situazione a non peggiorare. La Cina continua a rimanere molto trasparente riguardo ai suoi affari con la Russia, essendo ormai chiaro che gli Stati Uniti non sono pronti a sanzionare Pechino per il fatto di star continuando a finanziare lo sforzo bellico russo.

Le importazioni di petrolio russo in Cina sono aumentate del 47% nel 2023

Affari d’oro tra Russia e Cina

Non soltanto la Russia si è collocata in cima alla lista delle nazioni esportatrici di petrolio verso la Cina, ma i numeri mostrano che Mosca ha superato nettamente qualunque altra nazione. Le esportazioni russe hanno toccato un record storico di 107.02 milioni, cioè circa 2.14 milioni di barili al giorno. Per confronto, l’Arabia Saudita si è collocata al secondo posto con 85 milioni di barili. Non appena queste sanzioni sono state introdotte nel 2022, il petrolio russo veniva esportato verso la Cina con un forte sconto rispetto alle quotazioni di mercato internazionali: ora le cose stanno cambiando.

La domanda di petrolio da Cina e India è talmente alta che, malgrado effettivamente Mosca abbia difficoltà a mantenere i prezzi in linea con quelli internazionali, lo scarto rispetto al resto del mercato si è ridotto drasticamente. I dati mostrano che le esportazioni di barili russi avvengono, in questo momento, ben al di sopra del limite di 60$ al barile fissato dalle nazioni del G7. Esattamente come le nazioni europee sono riuscite a costruire un nuovo network di fornitori per i combustibili fossili, Mosca è ormai riuscita a costruire una nuova rete per le sue esportazioni. Con le rotte attraverso il mar Rosso che sono bloccate dagli attacchi terroristici degli Houthis, sembra probabile che questa relazione commerciale si rafforzerà ulteriormente nelle prossime settimane.

Cina e India sono attualmente i principali mercato di sbocco per il petrolio russo

La rotta attraverso la Malesia

Secondo i dati delle dogane cinesi, il traffico di petrolio attraverso la Malesia è aumentato del 53% tra il 2022 e il 2023. Questo sarebbe il risultato di come Cina e Russia hanno strutturato le loro rotte navali per impedire di far scattare le sanzioni Occidentali. Anziché spostare i barili direttamente dalla Russia alla Cina, vengono utilizzati degli intermediari in altre nazioni che gestiscono lo scambio di barili. Anche la rete di assicurazioni che gestiscono i carichi e di banche che si occupano delle transazioni commerciali è appositamente pensata per evitare le sanzioni americane. Sempre attraverso la Malesia, Pechino si occupa di importate anche petrolio proveniente da Venezuela e Iran. La Cina ha capito esattamente come evitare problemi con Europa e USA, continuando a fare i propri interessi con i paesi sanzionati.

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