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Scioperi dell’automotive negli USA vicini all’estensione

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Sono passati ormai 7 giorni da quando UAW, il sindacato che rappresenta i lavoratori del settore automotive, ha annunciato a sorpresa i suoi maxi-scioperi presso i tre principali costruttori di automobili statunitensi. Esattamente una settimana fa venivano annunciati scioperi fino a data da destinarsi in una fabbrica per ciascuno dei tre grandi produttori di Detroit: Ford, Stellantis e General Motors. Si tratta di una decisione senza precedenti, che ha colto di sorpresa per prime le case automobilistiche in questione. Sul tavolo c’è il rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori del settore, in una trattativa estremamente complicata che arriva in un momento delicato.

Malgrado gli sforzi di GM, Ford e Stellantis, ancora una volta i negoziati delle ultime ore non hanno portato a un accordo. Le case automobilistiche sono disposte a concedere aumenti del 20+% ai salari dei loro lavoratori, ma per il momento non basta. Diversi fattori macroeconomici stanno entrando in gioco, dall’elevato tasso di inflazione degli ultimi anni alla mancanza generale di lavoratori nell’economia americana. Attualmente circa 12.700 lavoratori continuano a scioperare, poco meno del 10% dei 146.000 lavoratori complessivi rappresentati da United Auto Workers. Le tre fabbriche che rimangono chiuse sono quelle di Wentzville in Missouri (GM), Toledo in Ohio (Stellantis) e Wayne in Michigan (Ford).

Si attende un prolungamento degli scioperi

Inizialmente gli scioperi avrebbero dovuto durare una settimana, accompagnati da due sessioni di dialoghi giornalieri per trovare un accordo e rimettere in modo la produzione. L’ultima novità di oggi è che Shawn Fain, Presidente della UAW, si dichiara pronto ad allargare gli scioperi. Indica come unica condizione possibile per evitare questa misura il fatto di ottenere un forte progresso nelle trattative con le case automobilistiche, ma a poche ore di distanza dalla decisione di Fain non sembra che ci sia ancora alcun tipo di passo in avanti significativo. Nel frattempo si teme che la situazione possa ripetersi in Canada: il contratto dei lavoratori canadesi dell’automotive scadrà lunedì prossimo, e al momento non c’è ancora un accordo per il rinnovo.

Nel frattempo tutti e tre i produttori rimasti colpiti dagli scioperi hanno sospeso i turni di altri lavoratori negli USA, per mancanza di componenti e problemi con la supply chain. Sembra anche probabile che l’UAW decida di allargare gli scioperi ad altri stabilimenti produttivi, forte del fatto che meno del 10% dei suoi rappresentati sono attualmente in sciopero. La leva del sindacato è molto forte: in tutti i settori dell’economia americana continua a essere difficile trovare lavoratori, per cui gli operai hanno un forte potere negoziale; inoltre l’inflazione è elevata, legittimando le domande di aumenti salariali. Da ultimo, è importante notare che negli ultimi anni i produttori di automobili hanno avuto margini record. I lavoratori vogliono partecipare al momento di grazia del settore, cosa di cui per il momento stanno beneficiando soprattutto gli azionisti.

Per quanto sempre più automatizzata, la produzione di auto continua ad aver bisogno dell’intervento umano

I punti sul tavolo: paga, benefit e pensionamento

Essenzialmente sono tre i punti su cui continua a mancare un accordo in grado di soddisfare entrambe le parti. Per cominciare, i lavoratori chiedono un aumento della paga oraria. I sindacati vorrebbero un aumento del 40% nel corso di 4 anni e mezzo, dettato principalmente dall’aumento del costo della vita e dalle previsioni sul tasso di inflazioni nei prossimi anni. Le case automobilistiche sono già state disposte a salire al 20-25%, mentre i sindacati rimangono fermi sulla loro posizione di non scendere al di sotto del 30-35%. La distanza si sta rimpicciolendo, ma rimane ancora grande.

L’UAW chiede anche di reintrodurre il COLA (Cost Of Living Adjustment) sospeso nella contrattazione collettiva del 2009. Si tratta di un meccanismo che permetteva adattamenti automatici dei salari all’inflazione, divenuta un tema caldo degli ultimi anni. Per permettere un miglior bilanciamento della vita lavorativa con quella privata, il sindacato vorrebbe anche una settimana lavorativa ridotta a 32 ore con paga per 40 ore. Da ultimo, i lavoratori vorrebbero vedere migliorato il sistema 401k che determina il loro piano pensionistico.

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