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Sussidi USA a idrogeno verde: le lobby lottano sulle regole

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Il governo americano, il prossimo mese, darà ufficialmente il via a una campagna senza precedenti di sussidi per lo sviluppo dell’idrogeno verde. Si parla di oltre $10 miliardi, che saranno messi a disposizione delle aziende del settore per incentivare la produzione di idrogeno prodotto a partire da fonti rinnovabili. Proprio la questione dell’energia rinnovabile, però, fa discutere: le lobby dell’energia starebbero spingendo affinché si cambino le regole sulla produzione, cercando di bilanciare il potenziale di profitto con la volontà di ricevere i finanziamenti. Le prossime settimane saranno quelle decisive per decidere sulle regole finali, in attesa che l’intero investimento già approvato dalla Casa Bianca si traduca in realtà.

L’obiettivo della Casa Bianca con questi nuovi incentivi alla produzione è quello di arrivare ad abbassare i costi di produzione dell’idrogeno verde, che rimangono la grande barriera all’adozione di massa di questo combustibile. Il grande traguardo messo nel mirino dall’amministrazione Biden sarebbe addirittura quello di arrivare a una riduzione dell’80% nei costi di produzione per chilo di idrogeno verde.

Il governo ritiene, in base alle consultazioni con le imprese del settore e con gli specialisti, che un forte aumento della produzione porterebbe a economie di scala in grado di efficientare fortemente la produzione di idrogeno verde. Inoltre i sussidi potrebbero portare a testare su scala tecnologie promettenti per abbassare i costi, come quella scoperta dalla Rice University che ha attirato l’interesse della comunità scientifica internazionale.

Per la produzione di idrogeno verde è essenziale avere una fonte di energia rinnovabile, ma le lobby americane dell’energia preferirebbero rivedere il sistema di certificazione

Si discute sulla definizione di “idrogeno verde”

Il tema centrale che la lobby dell’energia sta discutendo con il governo riguarda la definizione di “idrogeno verde”. Tradizionalmente si considera idrogeno verde quello prodotto da fonti rinnovabili a impatto zero. Queste fonti includono ad esempio l’energia idroelettrica, quella fotovoltaica e eolica. In questo modo lo si differenzia dall’idrogeno blu e da quello grigio, che sono invece prodotte a partire da gas naturale. Le imprese del settore, però, ritengono che sia economicamente impraticabile produrre idrogeno solo a partire da fonti rinnovabili.

Attualmente il Dipartimento dell’Energia certifica come idrogeno verde quello prodotto certificando ogni ora di energia utilizzata come proveniente da fonti rinnovabili. Secondo le imprese che si occupano di questa tecnologia, però, ci sarebbe un problema: l’energia rinnovabile non è disponibile in continuazione e può essere difficile da prevedere. Le interruzioni alla produzione sarebbero un grande peso sulla sostenibilità economica del sistema, quantomeno finché i sistemi di battery storage per l’energia rinnovabile non saranno più efficienti e disponibili su larga scala.

La proposta della lobby dell’energia è quella di introdurre un sistema di crediti, che permetta alle imprese di compensare l’energia rinnovabile e non rinnovabile utilizzata durante la produzione. Ad esempio, le aziende potrebbero guadagnare dei crediti per produrre più energia rinnovabile in una certa ora del giorno -per esempio quando il sole rende produttivi i pannelli fotovoltaici- e spenderli poi quando queste fonti non sono disponibili sulla rete.

Energia solare e fotovoltaica sono le principali fonti da cui oggi si attinge per produrre idrogeno verde

L’investimento miliardario degli USA nell’idrogeno verde

La transizione energetica è una delle priorità dell’amministrazione Biden, che ne ha fatto un punto molto importante durante la sua campagna elettorale. Dopo il “decennio del solare”, ora si guarda soprattutto all’idrogeno verde come svolta rinnovabile nel mix energetico della nazione. Sono stati varati diversi programmi di incentivazione, inclusi alcuni per il trasporto e lo stoccaggio di questo materiale: non bisogna infatti dimenticare che la filiera del trasporto dell’idrogeno verde richiede macchinari e strutture specifiche, non soltanto centri di produzione.

Tra i vari programmi governativi, quello potenzialmente più interessante è quello che permette di ricevere fino a 3$ per kg di idrogeno verde prodotto. Questo ricavo aggiuntivo per le imprese permetterebbe loro di vendere l’idrogeno a un prezzo molto più basso, rendendolo già oggi competitivo con l’idrogeno non-verde e con il gas naturale per una lunga serie di applicazioni. Per ottenere questo sussidio, le aziende dovranno però certificare che la produzione avvenga a partire da energia effettivamente rinnovabile. Come gestire questa certificazione rimane il nodo da sciogliere nelle prossime settimane; una volta avviato il programma, bisognerà poi attendere i prossimi anni per stabilirne davvero i risultati.

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