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Tra inflazione e povertà, gli argentini votano alle primarie
I cittadini argentini sono chiamati alle urne questo fine settimana, per votare alle elezioni primarie che faranno da antipasto per quelle politiche. Nei sondaggi di Reuters e delle principali agenzie di statistica, sembra che il peronismo sia destinato a cedere il passo a correnti politiche più vicine al centro-destra: dopo anni di iperinflazione, che in questo momento si attesta intorno al 116% annuo, l’economia si trova in uno stato completamente disastrato. I turisti vanno in giro con borse piene di contanti per poter pagare piccole spese, mentre per le strade i venditori illegali di dollari americani cercano di fare affari con chi vuole cambiare il peso al vero tasso di mercato -non quello artificiale mantenuto dalla banca centrale-.
Attualmente 4 argentini su 10 vivono in una condizione di povertà. Come risultato, l’attività criminale e il narcotraffico continuano a crescere e sono sempre di più un problema sociale. Tutti i candidati hanno centrato la propria campagna elettorale sul calo dell’inflazione e sulle misure di intervento nell’economia. Le primarie sono obbligatorie in Argentina, per cui tutti i partiti politici vedranno i loro sostenitori andare a votare per i candidati che desiderano vedere nelle elezioni di ottobre. Non soltanto si scopriranno così i nomi dei candidati alla presidenza, ma i dati saranno molto utili per capire chi abbia la maggiore probabilità di vincere nella prossima tornata elettorale.
Prevista la sconfitta del peronismo
Peronismo è una parola ben conosciuta in Argentina. Si tratta di una corrente politica principalmente rappresentata oggi dal partito di maggioranza, Unión por la Patria. Questa corrente politica nata alla fine degli anni ’40 incarna ideali tradizionalmente associati alla sinistra storica: forte assistenza sociale, assegni alle famiglie in difficoltà economica e tassazione elevata su redditi e patrimoni elevati. I principali candidati di Unión por la Patria sono Sergio Massa, attuale Ministro dell’Econoia, e Juan Grabois, leader di una parte del partito che punta su una filosofia più a sinistra e ancora più improntata all’aiuto alle fasce deboli. Questi aiuti sono però ritenuti dagli economisti una parte importante delle cause che trainano l’eccesso di inflazione in Argentina.
I sondaggi danno in vantaggio Juntos por el Cambio, il principale partito di opposizione che invece è più vicino alla politica classica di centro-destra. In questo caso i candidati principali sono Horacio Rodriguez Larreta, che attualmente guida il governo della città autonoma di Buenos Aires, e l’ex-ministra della sicurezza Patricia Bullrich. Esiste anche la possibilità di un colpo di scena che potrebbe portare alla vittoria di Javieri Milei, considerato di estrema destra: tra le sue proposte quella di chiudere la banca centrale, dollarizzare completamente l’economia e usare la mano dura per contrastare la delinquenza.
Nella prossima tornata elettorale non verrà soltanto eletto il nuovo Presidente, ma verrà anche rinnovata una parte importante dei parlamentari, dei governi provinciali e del governo della città autonoma di Buenos Aires.
Risultati difficili da prevedere
Attualmente non c’è ancora un consenso chiaro tra gli analisti, che complessivamente danno solo leggermente in vantaggio la coalizione conservatrice Juntos por el Cambio. Teoricamente il candidato che sta ricevendo la maggior parte delle preferenze nei sondaggi è Sergio Massa, esponente del peronismo, che viene dato leggermente in vantaggio rispetto a tutti gli altri. Tuttavia, Massa rappresenta l’unica speranza della sinistra di vincere questa elezione: Bullrich e Larreta sono rispettivamente la seconda e il terzo candidato che ricevono la maggior parte delle preferenze, ed entrambi sono esponenti del centro-destra. Per questo è probabile che, una volta terminate le primarie, la coalizione conservatrice abbia un vantaggio nelle elezioni di fine anno.
La vera sorpresa, però, potrebbe arrivare da Milei. Il candidato liberale di destra risulta attualmente quarto in ordine di preferenze, ma con numeri in crescita. Soprattutto, si tratta di una forza politica che potrebbe erodere le vere quote di votanti per gli altri partiti e particolarmente potrebbe togliere voti alle altre forze di destra. Si parla soprattutto della possibilità che ottenga una forte performance presso la fascia di elettori non votanti nelle elezioni passate: per via della sfiducia verso le istituzioni, l’assenteismo alle urne è stato estremamente alto nelle ultime elezioni in Argentina. Una parte notevole della popolazione potrebbe desiderare una svolta radicale e optare per questo franco tiratore, considerato il più lontano dalla storia politica dell’Argentina.