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USA, i super-incentivi per l’idrogeno verde slittano al 2024
Da tempo ormai si parla di una misura annunciata dall’amministrazione Biden, che dovrebbe fornire miliardi di dollari in incentivi per la produzione di idrogeno verde. La più importante di queste misure è quella che prevede un credito fiscale basato sulla quantità di idrogeno prodotto: ci si aspetta che, una volta entrata in vigore, questa nuova forma di incentivo porti realmente l’idrogeno verde a essere competitivo con il gas naturale per gran parte delle applicazioni possibili. Poche settimane fa, per incentivare ulteriormente la realizzazione di nuovi impianti, l’amministrazione ha anche stanziato $7 miliardi per l’apertura di nuovi hub regionali sparsi in tutti gli Stati Uniti.
Il punto su cui però continua a non trovarsi un accordo è la definizione di idrogeno verde, con le grandi multinazionali dei combustibili fossili che vorrebbero dare un significato ampio al termine. Le società più strettamente legate all’idrogeno verde e all’energia rinnovabile, invece, vorrebbero che fosse definito “verde” soltanto il prodotto ottenuto con la fornitura di energia eolica, geotermica o solare. Questo dibattito va avanti da tempo e rischia di far slittare di un anno l’effettiva entrata in vigore delle nuove misure. Secondo fonti vicine alla materia che hanno parlato con Reuters, le discussioni sarebbero ancora in alto mare e gli incentivi rischiano di essere introdotti soltanto nel 2024.
Tanti gli interessi in gioco
L’amministrazione Biden ha fatto dell’ambiente una delle sue principali priorità, proponendo un sistema di incentivi fiscali per l’idrogeno verde che non hanno eguali intorno al mondo. Secondo lo schema proposto, gli impianti costruiti dal 2023 in poi avrebbero la possibilità di ricevere un incentivo fiscale di 3$ per chilo di idrogeno prodotto. Il problema è inquadrare la definizione di “idrogeno verde”: secondo il significato classico, si tratta di idrogeno prodotto separando la molecola di acqua in idrogeno e ossigeno. Questo processo richiede molta energia, che deve essere fornita da fonti rinnovabili affinché il risultato finale sia considerato “verde”.
Una parte degli attori coinvolti nel settore energetico, però, ritiene che siano necessari degli aggiustamenti. Soprattutto si discute sulla possibilità che vengano usate altre forme di energia, come quella nucleare, per il processo di elettrolisi. Inoltre si discute sulla possibilità di utilizzare persino il gas naturale per lo meno nei periodi del giorno in cui la produzione di energia rinnovabile è insufficiente. Questo sarebbe estremamente inefficiente dal punto di vista energetico e ambientale, ma a livello economico sarebbe molto profittevole per le società che riceverebbero comunque gli incentivi di 3$ al chilo. Non solo le società potranno detrarre questi crediti dalle loro imposte, ma potranno venderli e trasformarli in liquidità a tutti gli effetti.
Dialoghi ancora in alto mare
Malgrado siano mesi che si va alla ricerca di un punto d’incontro, le fonti che hanno parlato con la stampa indicano pochissimi progressi nel corso delle ultime settimane. Quasi certamente i dialoghi andranno avanti anche nel 2024. Bisogna notare che la posta in gioco è altissima: con un incentivo di 3$ per chilo, il costo di produzione dell’idrogeno verde può realmente diventare competitivo con il gas naturale. Questo aprirebbe la porta alla decarbonizzazione di tantissimi settori altamente carbon intensive, come la produzione di cemento, vetro e alluminio.
John Podesta, consigliere senior della Casa Bianca in materia di sostenibilità climatica, ritiene che ci siano ancora le basi per poter annunciare delle novità significative entro la fine dell’anno. Si valuta anche l’ipotesi di una linea più dura, che addirittura imponga alle aziende di investire in nuovi impianti eolici e fotovoltaici per poter usufruire dell’incentivo: il razionale sarebbe quello di non sovraccaricare la rete di trasporto già esistente, che si trova già a fare i conti con uno stato di manutenzione non eccellente e con una domanda crescente di energia per il rifornimento dei veicoli elettrici. Questa nuova ipotesi è probabilmente la più sostenibile, ma anche quella che sta incontrando la maggiore opposizione tra le società produttrici di idrogeno verde. Quasi certamente, lo slittamento al 2024 sarà inevitabile.