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Vendite natalizie negli Usa, aumenteranno meno del previsto
Negli Usa le vendite natalizie sono destinate a crescere meno del previsto, condizionate dal calo dei risparmi dei consumatori.
Le vendite natalizie, negli Usa, cresceranno ad un ritmo più lento rispetto a quello registrato nel corso degli ultimi sei anni. L’inflazione continua ad essere presente e a pesare massicciamente sulle famiglie. Ma non solo: i consumatori hanno esaurito i risparmi. Per questo gli acquisti potrebbero crescere meno. Abbiamo elencato alcuni dei dati messi in evidenza da un rapporto pubblicato da Deloitte, attraverso il quale è stata scattata una fotografia delle possibili vendite natalizie.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire come potrebbe muoversi l’economia Usa alla luce dei dati appena messi in evidenza.
Vendite natalizie negli Usa
Il rapporto targato Deloitte mette in evidenza che negli Usa le vendite al dettaglio durante le festività natalizie potrebbero aumentare tra il 2,3% ed il 3,3% nel periodo compreso tra novembre 2024 e gennaio 2025. Complessivamente le vendite dovrebbero arrivare a qualcosa come 1,59 trilioni di dollari. Lo scorso anno la crescita è stata pari a 1,54 trilioni di dollari, pari al 4,3%. Nel 2018 le vendite sono cresciute del 3,1%.
Ma perché è importante controllare questi numeri? Generalmente le vendite effettuate nel periodo natalizio costituiscono più della metà del fatturato annuo dei rivenditori al dettaglio negli Usa. La stagione 2024, purtroppo, è più breve – tra il Ringraziamento e Natale ci passano solo 27 giorni – e questo ha spinto molti negozianti a lanciare degli sconti promozionali più consistenti all’inizio della stagione.
Il rapporto Deloitte mette in evidenza che i risparmi dei consumatori di tutte le fasce di reddito sono diminuiti a circa il 3,4% negli ultimi mesi, rispetto ad una media del 3,8% del mese di luglio 2024.
Le aspettative sono che i clienti inizino a cercare delle occasioni fin da subito, attratti da ulteriori sconti in diverse categorie, tra le quali rientrino dei generi alimentari e degli articoli per la casa.
Come si muovono le vendite online
Deloitte ritiene che le vendite dell’e-commerce siano destinate ad aumentare del 7%-9% durante le festività natalizie del 2024, raggiungendo un totale di 294 miliardi di dollari, rispetto all’aumento del 10,1% a 270 miliardi di dollari dell’anno scorso.
Si prevede che le vendite nei negozi aumenteranno tra l’1,3% e il 2,1%, fino a raggiungere 1,3 trilioni di dollari durante le prossime festività, rispetto all’aumento del 3,1%, fino a 1,27 trilioni di dollari, registrato un anno fa.
Michael Jeschke, responsabile della divisione Retail & Consumer Products di Deloitte Consulting, spiega che l’aumento del debito sulle carte di credito e la possibilità che molti consumatori abbiano esaurito i risparmi accumulati durante la pandemia, probabilmente, peseranno di più sulla crescita delle vendite in questa stagione rispetto a quella precedente. Jeschke aggiunge che le previsioni di Deloitte indicano che le vendite tramite e-commerce rimarranno solide, poiché i consumatori continueranno ad approfittare delle offerte online per massimizzare le loro spese.
Come gli affitti impattano sui consumi
A pesare sul portafoglio delle famiglie ci sono anche i costi delle case, che sono aumentati sia per i proprietari che per gli inquilini. Stando a quanto messo in evidenza dall’Ufficio del Censimento, la quota di reddito che gli affittuari utilizzano per l’alloggio è rimasta invariata, ma pesa sui costi generali in maniera differente in base al ceto e al reddito complessivo. Solo e soltanto nel corso del 2023, le famiglie in affitto hanno speso più del 30% del loro reddito per le spese abitative.
Secondo i dati del Census Bureau, nonostante l’aumento dei costi di affitto, la quota di reddito degli affittuari spesa per affitto e utenze è rimasta al 31,0% in media l’anno scorso, invariata rispetto al 2022, il che indica che i redditi delle famiglie in affitto hanno tenuto il passo con gli aumenti degli affitti. Situazione che si potrebbe essere verificata perché anche le famiglie con redditi più alti sono diventate affittuari.