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Volkswagen chiude tre stabilimenti in Germania. Il colpo di grazia all’economia del Paese
Volkswagen ha intenzione di chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti. Dando un ulteriore colpo all’economia tedesca.
Chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti: questo è il programma lacrime e sangue di Volkswagen, che ha anche intenzione di ridurre gli stabilimenti rimanenti. Siamo davanti ad una delle più importanti ristrutturazioni aziendali mai viste.
Sono settimane, infatti, che Volkswagen sta negoziando con i sindacati sui piani per rinnovare la propria attività e tagliare il più possibile i costi. Per la prima volta il colosso automobilistico ha anche allo studio la chiusura di alcuni stabilimenti in patria. E proprio oggi Volkswagen ha ribadito che la ristrutturazione è necessaria e ha anticipato che presenterà delle proposte concrete il prossimo 30 ottobre 2024.
Ma cerchiamo di capire cosa sta accadendo.
Volkswagen chiuderà tre stabilimenti in Germania
L’obiettivo di Volkswagen è quello di ridurre i costi e tagliare il personale. Daniela Cavallo, capo del consiglio di fabbrica del gruppo automobilistico, ha spiegato che il management, su questo punto, è assolutamente serio
Cavallo ha spiegato che il più importante gruppo industriale tedesco ha deciso di avviare la svendita del suo paese d’origine: la Germania. Al momento non è stato specificato quali stabilimenti siano interessati dalle chiusure o quanti dei 300.000 dipendenti dell’azienda in Germania corrono il rischio di essere licenziati.
Volkswagen ha in programma di tagliare gli stipendi degli addetti al brand del 10% e di congelare le retribuzioni nel 2025 e nel 2026. Oggi migliaia di persone si sono radunate a Wolfsburg, dove l’azienda ha sede da quasi nove decenni: a suon di corni e fischietti i lavoratori hanno insistito perché nessuno stabilimento chiudesse.
Il conflitto tra i lavoratori e la dirigenza Volkswagen sta crescendo di settimana in settimana. L’azienda deve affrontare le forti pressioni determinate dagli elevati costi dell’energia e della manodopera, dalla forte concorrenza proveniente dall’Asia. Ma soprattutto paga dazio all’indebolimento della domanda in Europa e in Cina e si ritrova a gestire una transizione elettrica più lenta del previsto.
In questo contesto l’intervento del governo tedesco è importante: serve, infatti, un’azione per rilanciare l’economia, che, per il secondo anno consecutivo, potrebbe essere nuovamente in contrazione. A rendere difficile il lavoro delle istituzioni è la posizione del cancelliere Olaf Scholz, che è indietro nei sondaggi con le elezioni federali previste per il 2024.
In una nota Volkswagen ha anticipato che avrebbe avanzato delle proposte per ridurre i costi del lavoro mercoledì, quando dirigenti e lavoratori si incontreranno.
Gunnar Kilian, membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Volkswagen, ha spiegato che la situazione è seria e la responsabilità dei partner negoziali è enorme. Senza misure globali per recuperare competitività, il gruppo automobilistico non sarà in grado di effettuare investimenti essenziali in futuro.
Thomas Schaefer, a capo della divisione del marchio Volkswagen, ha affermato che gli stabilimenti tedeschi non sono sufficientemente produttivi e operano al 25-50% in più rispetto ai costi previsti, il che significa che alcuni siti sono due volte più costosi rispetto alla concorrenza.
Le aspettative del mercato su Volkswagen
Dopo l’annuncio, le azioni di Volkswagen sono scese dell’1%, mentre nel corso degli ultimi cinque anni hanno perso il 44%.
Daniel Schwarz, analista di Stifel, spiega che i piani vanno ben oltre le aspettative del mercato. Schwarz ritiene che questo rifletta una combinazione unica di fattori sfavorevoli: concorrenza in Cina, indebolimento della domanda in Europa, in particolare per i BEV (veicoli elettrici alimentati a batteria), regolamentazione più severa.
I sindacati hanno un’influenza immensa alla VW, dove i rappresentanti dei lavoratori detengono metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza e sono, in teoria, legalmente autorizzati a indire scioperi a partire dal 1° dicembre come strumento per inasprire ulteriormente il conflitto.
La situazione della Volkswagen riflette una tendenza più ampia nella terza economia mondiale, la cui supremazia è messa in discussione da rivali più agili e più economici in settori chiave, tra cui l’industria automobilistica, la sua spina dorsale industriale.